Camici bianchi, attrezzature specializzate e sui banconi pc, navigatori, modem, cellulari. È un laboratorio elettronico ad alta tecnologia quello inaugurato all'interno della Casa di reclusione di Bollate. Al lavoro una quarantina di detenuti, che entro metà anno potrebbero diventare anche 85.
Nel laboratorio, gestito dalla società WSC che collabora con il carcere di Bollate dal 2004, verranno riparati computer, navigatori satellitari, impianti audio/video e, per la prima volta ammessi in un carcere, anche cellulari e palmari.
Un modo per dare un «senso diverso al tempo dilatato del carcere - ha spiegato la direttrice della struttura, Lucia Castellano - che dà un senso di dignità sul quale veramente si può costruire il reinserimento sociale. In carcere - ha aggiunto Castellano - è fondamentale riappropiarsi del proprio tempo e creare una giornata il più possibile simile a quella di un uomo libero».
«Sta scritto anche nella Costituzione: il carcere è il luogo della punizione, ma anche delle redenzione, dove si sconta la pena, ma si deve sapere che c'è una possibilità in più, che dall'errore commesso ci si può riscattare» ha detto il presidente lombardo Roberto Formigoni.
Assunti a tempo indeterminato, i detenuti al lavoro per la WSC svolgeranno mansioni ad alta specializzazione tecnica - ha sottolineato Natala Caccavo, direttore vendite dell'azienda -e riceveranno uno stipendio che permetterà loro di inviare anche un aiuto mensile alle famiglie, come già avviene per i circa 180 lavoratori che sempre per l'azienda lavorano dal 2004 svolgendo attività di call center, campagne di marketing, attività di fidelizzazione, logistica, digitalizzazione e archiviazione ottica. Altri 100 detenuti, su un totale di 1040, sono in fase di selezione e potranno essere impiegati in futuro.
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