Cari giudici, non tocca a voi legittimare questo governo

di Paolo Del Debbio
«A mio avviso, questa maggioranza non ha la legittimazione storica, politica, culturale e anche morale per affrontare questo tema». Il tema è la riforma della giustizia. Chi l’ha detto è Giuseppe Cascini segretario dell’Associazione nazionale magistrati ad un convegno organizzato da Nichi Vendola.
In sostanza, secondo l’illuminato magistrato, questa maggioranza non ha legittimità popolare. È lì ma non dovrebbe esserci e tantomeno per riformare la giustizia perché su quella materia, oltre a non avere la legittimità popolare, non ha quella dell’Anm che evidentemente, sempre secondo Cascini, è munita di infallibilità, similmente al Romano Pontefice.
Chi dà la legittimità storica, politica, culturale e morale ad una maggioranza e ad un governo, qualsiasi esso sia e in qualunque tempo sia esso collocato? Il popolo attraverso le elezioni, provato che si siano svolte regolarmente, cioè nel rispetto della legge. È il popolo che decide, è il popolo che verifica, è il popolo che vota, è il popolo che, eventualmente, in un turno elettorale diverso decide che quella maggioranza non abbia più le caratteristiche per governare. La democrazia, caro Cascini, funziona così. Tutto il resto non c’entra e non deve assolutamente entrarci. Altrimenti è un’altra cosa: si chiama Stato etico che decide della legittimità dei governi, delle culture, delle morali della vita singola e associata. In Italia abbiamo avuto anche quello, si chiamò fascismo. Vada a rileggersi la voce fascismo della Treccani del 1932 firmata da Mussolini e scritta da Giovanni Gentile. Lì lo Stato è tutto e tutto viene assorbito in esso, morale compresa.
Ora, che differenza c’è tra uno Stato etico e una Associazione che ritiene di poter decidere, attraverso le parole del suo segretario, della legittimità storica, culturale, politica e morale di un governo? E non una associazione a caso ma quella che rappresenta i membri di uno dei poteri dello Stato? Anche se ci fossero differenze quello che è uguale è il vizio che sta alla base di ambedue: ritenere che ci sia qualcuno - o un gruppo formato da tanti qualcuno - che, per una sorta di autoelezione a coscienza di tutti (compreso il popolo che vota ma che sbaglia a seconda di chi vota), è il depositario della legittimità di tutti.
Sarebbe stato grave se Cascini avesse parlato di legittimità storica, culturale e morale. Di storia, cultura e morale si può discutere all’infinito ed è anche sano farlo. Ma la cosa più grave, e che ci auguriamo gli sia scappata nella foga del discorso innanzi ai compagni vendoliani, è che ha parlato anche di legittimità politica. Qui la discussione avviene davanti al popolo e il popolo legittima chi governa, non Cascini e la sua Associazione nazionale dei magistrati. Lo Stato liberale, quello che Mussolini nella voce della Treccani, funziona così.
Il ministro Alfano ha detto che non bisogna dimenticare che partecipò ad una riunione «in cui fu stilato il documento che definì gli uffici giudiziari come avanguardia rivoluzionaria».

Bene, ma allora come le chiamerebbe le sue dichiarazioni se non come l’espressione di un’avanguardia illuminata (secondo Cascini) e rivoluzionaria?
Della riforma della giustizia è sano che si discuta. Si lasci stare il bene prezioso della legittimità politica perché si finisce per infangarsi.

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