CARI SINDACI, VIETATO VIETARE TUTTO

La notte non è ancora scesa e molti di loro sono già sbronzi. Succede, spesso: nelle feste a casa, in discoteca, sulle spiagge, con l’odore del mare mischiato alla birra e alwhisky, nelle sere d’inverno quando fa freddo, radunati in un parcheggio, in piazza o dietro un centro commerciale. Un ragazzino su cinque comincia a bere tra gli 11 e i 15 anni. Tutto vero, tutto documentato. Un ventiquattrenne si addormenta, ubriaco, accanto a un binario. Passa il treno e lo stritola. Il suo ultimo giorno di vita lo ha passato a Treviso, alla «maratona del vino». Questa è la fotografia di un’Italia, giovane, che si rifugia nell’oblio etilico.

Non sono stati i primi. Non saranno gli ultimi. Magari fanno paura i numeri, e l’età.Ora ci si chiede come rispondere a tutto questo. La reazione più immediata è dire: aboliamo la festa, l’Ombralunga, la maratona del vino. Ma si può chiudere l’Oktoberfest? Si può dire agli spagnoli di rinunciare a San Firmino? No. E poi non risolve la questione. Una scusa per ubriacarsi si trova. Sempre. La cultura dello sballo non si combatte solo con i divieti. È veloce. È furba. Emigra. Vieti qua e loro si spostano da un’altra parte. E l’idea di vietare tutto rasenta la follia. Il proibizionismo non può essere l’unica soluzione. Chesi fa? Niente osterie, pub, bar e discoteche? C’è una legge che vieta di vendere alcol ai minorenni. Applichiamola. C’è la famiglia, o dovrebbe esserci.

Non chiedete ai sindaci di fare i genitori. Il rischio è cadere nell’inganno del «Comune etico», versione municipale e federalista dello Stato etico. Il potere che si sostituisce all’individuo. Pensa per lui, vive per lui, sceglie per lui. Lo protegge dalle tentazioni, mette il tutore alle coscienze, indica la strada del bene e del male. La verità è che il Comune (e lo Stato) non può surrogare la responsabilità individuale. Non può, perché oltre a essere pericoloso, è praticamente impossibile. Non può e non deve. Non gli spetta. Il «Comune etico» genera mostri.

Si può vietare la carità ad Assisi, lì dove è nato San Francesco? Magari per difendersi dalle orde di finti accattoni sì, ma un pochino fa riflettere. La tolleranza zero ha un limite: il ridicolo. A Capri e Positano è vietato portare gli zoccoli. A Forte dei Marmi non si fa giardinaggio nei weekend. A Pisa non si può sostare con zaini e valigie vicino ai monumenti storici. A Novara è proibito fermarsi nei parchi in più di due persone. Niente adunate. Il cartello di divieto è una barra trasversale rossa sopra la sagoma nera di tre omini. A Vicenza due fidanzatini sono stati multati perché leggevano un libro su un prato. Ognuna di queste ordinanze avrà una sua ratio. Ma non basta.

Manca il buon senso. Non imitiamo Lavandou, un paesotto francese tra St Tropez e Tolone, dove è vietato morire. Parola del sindaco: «A tutti quanti non  dispongono già di una tomba è impedito il decesso nel territorio del comune».

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