Di Carlo colpevole solo al 25 per cento Il resto è farina del sacco dei dirigenti

Di Carlo colpevole solo al 25 per cento Il resto è farina del sacco dei dirigenti

(...) Al decimo anno della gestione Garrone ci risiamo con le tabelle salvezza a 10 turni dal traguardo. È dunque d'obbligo cominciare l'analisi da chi sta seriamente rischiando la retrocessione in B: come d'altronde ho personalmente paventato su queste colonne e in tivù fin da quando scoppiò male e fu gestito peggio il devastante caso Cassano. Era meglio perdere 3-0, per evitare il rischio che gli estremi regali di Antonioli e Rizzoli alimentino residue illusioni nella stanza dei bottoni. Ai tifosi blucerchiati conviene che i loro dirigenti si spaventino al punto da far seguire per davvero alle promesse i fatti. Detto senza offesa, fatico a concedere cieca credenza alle lettere d'intenti («Si è chiuso un ciclo ma siamo fermamente decisi ad aprirne un altro tornando ad investire») di coloro che fecero una promessa formale («A gennaio nessun pezzo pregiato sarà ceduto») e da un giorno all'altro svendettero Pazzini.
Non vivo sulla luna. So perfettamente che sarebbero guai esiziali per la Sampdoria se i Garrone - che hanno salvato la Società dal fallimento raccattando la squadra in serie B, l'hanno portata 4 volte in Europa e tengono i conti perfettamente in ordine - girassero la patata bollente al primo avventuriero di passaggio. Ma parimenti so che sarebbero guai seri se i componenti dell'enigmatico Comitato Strategico fossero ancora convinti di poter fare a meno di un direttore generale di provata abilità calcistica, meritevole di carta bianca fino a prova contraria. Abbiamo dovuto assistere allibiti alla retrocessione sportiva della Sampdoria dalla Champions League alle soglie della serie B nel giro di sei mesi, record mondiale in materia, e francamente ci sembrava abbastanza. Invece, mentre da fuori giungevano le urla di migliaia di tifosi inferociti per l'ignominiosa resa al cospetto del Cesena, ci è toccato vedere in sala stampa una Società avvilentemente rappresentata in sala stampa dall'eroico capitan Palombo reduce dall'ospedale e dal minimo diesse Doriano Tosi. Che guaio, quando la montagna partorisce i topolini. Di Carlo e discepoli hanno perso 9 delle ultime 13 partite disputate e la distanza di sicurezza della Sampdoria dal terz'ultimo posto si è allarmantemente ridotta da 11 a 3 punti. Da qui al traguardo ce ne saranno altri 30 in palio e nessuno alle spalle dei blucerchiati fa mostra di mollare. I prossimi 5 incontri con Catania, Parma, Chievo, Lecce e Milan s'annunciano alla morte. In più, ci sono le disgrazie (Semioli e Pozzi lungodegenti, poi Lucchini e Gastaldello in contemporanea, ora Palombo in aggiunta a Poli peraltro sottostimato da Di Carlo), che «quando devono avvenire avvengono» (prima legge di Murphy). Se tutto va bene siamo rovinati?
Capisco la delusione dei Garrone che lealmente dissero per bocca del presidente: «Se la città ci negherà la costruzione alle spalle dell'aeroporto dello stadio privato e dell'annesso centro commerciale a garanzia di un autonomo sereno futuro blucerchiato non copriremo più gli annuali passivi di gestione». Ma ribadisco il messaggio: il calcio è materia particolare, anche con pochi soldi (Udinese, Chievo) chi sa trattarla può ottenere buoni risultati. Signori dirigenti blucerchiati. Assicuratevi subito un esperto direttore generale del tipo Gasparin (che vi siete sciaguratamente giocato), fissategli un accettabile budget annuale e lasciatelo lavorare in autonomia totale. Di Carlo, che partì con Cassano e Pazzini, dopo 8 partite è stato gravemente handicappato dalla perdita del primo e a metà campionato è stato sportivamente evirato dalla cessione del secondo. L'allenatore è insomma colpevole per non più del 25%. Il resto è farina del vostro sacco. Perciò sostituitelo pure, visto che non ha mostrato cuor di leone, ma al prescelto «pro tempore» (Cavasin?) coprite adeguatamente le spalle senza tentennare.
Paradossalmente ma non troppo se la passa nettamente meglio il Genoa che pure ha «battuto cinque» a San Siro con quel mostro di Eto'o, a propria volta perdendo (definitivamente?) la parte sinistra del tabellone. Costretto dalla sciagura dei «cugini» a concentrarlo in poche righe, osservo con piacere che Ballardini e discepoli, oltre a godere della corposa garanzia di 4 punti in più, vantano un organico che Preziosi - mentre Garrone impietosamente disossava la Sampdoria - ha saputo abilmente rimpolpare a gennaio.

Un organico che sta esprimendo una squadra apprezzabilmente equilibrata, finora capace di giocare buon calcio di polpa soltanto per un tempo - come s'è visto contro Milan, Bari, Roma, Catania e Inter - ma cui obiettivamente manca solo qualche dettaglio per allungare decisamente il tiro.

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