Caro monsieru Anelka, il copyright del vaffa è nostro

Nicolas Anelka non pensi di fare il furbo. In quanto a vaffa noi italiani non siamo secondi a nessuno. Chi può dimenticare Giorgio Chinaglia il giorno di Italia-Haiti nel mondiale tedesco del Settantaquattro?

Caro monsieru Anelka, il copyright del vaffa è nostro

Nicolas Anelka non pensi di fare il furbo. In quanto a vaffa noi italiani non siamo secondi a nessuno. A parte Andrea Carnevale, avessi detto, che mandò a quel paese Vicini, in una delle tante notti magiche di Italia ’90, chi può dimenticare Giorgio Chinaglia il giorno di Italia-Haiti nel mondiale tedesco del Settantaquattro? Sì, quello del gol di Emmanuel Sanon, scatto a fulminare Spinosi Luciano, tocco a battere Zoff, Sanon, pupillo del signor presidente dittatore Duvalier, diventa l’eroe nazionale, passa da duecento dollari al mese di salario a auto, orologio d’oro, contratto professionistico in belgio, chiavi della città di Miami. Che fa Valcareggi Ferruccio, allenatore dell’Italia?

Rivera rimedia il pari, un haitiano, di cognome Auguste, meno eroe di Sanon, combina un autogol su sventola di Benetti, siamo in vantaggio, Chinaglione è pachidermico, con la testa sghemba sul collo, segnale di fumo grigio. Valcareggi lo richiama, una, due volte, poi fa scaldare Anastasi e ordina la staffetta. Long John, cosi detto Chinaglia per il fisico ma forse anche per l’hobby del whisky, esce correndo, muove il braccio destro nell’aria, come a scacciare le mosche o le zanzare ma, in verità, manda a fare in Valcareggi, il dottor Fini, Vecchiet, tutta la panchina che pensando di fare cosa gradita lo applaude quasi a ringraziarlo. Nello spogliatoio Chinaglia scaglia sei bottiglie di vetro, non essendo ancora presente la plastica, contro finestre e porte, trattasi di acqua minerale e non whisky, la cosa si spiega anche così. Seguono ore, notti, giorni frenetici.

Carraro e Allodi vorrebbero mandare a casa lo screanzato che non chiede scusa anzi sparisce. «Me ne sono andato al bar a farmi due drink, avevo le balle girate» riferiscono le cronache del tempo. «Sono trascurato, come gli altri della Lazio, qui vige la legge del clan, e poi c’è la solita storia Rivera-Mazzola». Artemio Franchi è impegnato con la Fifa ma ha naso, in tutti i sensi, fine e zittisce la coppia Carraro-Allodi. «Se lo mandate a casa lo trasformate in martire».

Viene convocato Tommaso Maestrelli caricato su un aerotaxi vista l’emergenza, il grande pugliese allenatore della Lazio cerca di ricucire, Burgnich fa come Evra, il capitano francese contemporaneo e cerca di difendere il compagno di squadra, Carraro si rimangia la decisione, Allodi è fuori giri, Chinaglia infine dice di avere riflettuto, ha parlato con i compagni e smaschera chi sarebbero i suoi nemici: «Mazzola e Capello».

Si torna a casa dopo la sconfitta con la Polonia. Pomodori e pernacchie, Chinaglia è l’eroe senza futuro. Monsieur Nicolas Abdul Anelka, vada a leggersi gli almanacchi e i giornali dell’epoca e capirà come finiscono certi vaffa.

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