Caro Violante, il caso Del Turco insegna

Caro Violante, il caso Del Turco insegna

Non mi meraviglia che la Lega abbia presentato alla Camera un emendamento volto ad ampliare la responsabilità civile dei magistrati; non mi meraviglia che esso sia stato votato da una maggioranza trasversale, facendo andare sotto il governo e infuriare Di Pietro; mi meraviglia invece molto di più ciò che pochi giorni or sono ha dichiarato Luciano Violante, il quale, commentando la nota vicenda di Del Turco, ha affermato che quando un magistrato abbia gravemente sbagliato, allora è giusto che paghi, nel senso proprio del risarcimento del danno a favore del cittadino.

Ricordiamo brevemente che l’onorevole Del Turco, presidente della Regione Abruzzo, anni fa, accusato di gravi reati, fu arrestato e trattenuto per mesi; la giunta regionale azzerata; la maggioranza politica, che era di sinistra, ribaltata in una di centrodestra; lo scenario politico e sociale completamente capovolto in poche battute.

Soltanto che adesso, dopo che tutte queste frittate sono state preparate e maldigerite dai poveri abruzzesi, pare che la Procura non abbia molto in mano contro Del Turco, sicché ci si avvia probabilmente a un nulla di fatto.

Che Violante senta perciò il bisogno di sottolineare l’esigenza di far valere la responsabilità dei magistrati che, dopo aver causato tale sconquasso umano, politico e istituzionale, potrebbero esser chiamati a risponderne, fa certamente piacere.

Si vede che in lui c’è stato un benefico processo di maturazione. Infatti, come si ricorderà, allorché nel 1987 si tenne un referendum, promosso da radicali, liberali e socialisti per abolire le norme che impedivano che i magistrati fossero chiamati a rispondere a titolo di risarcimento del danno per colpa grave, gli italiani si espressero senza riserve: quasi il 90 per cento dei votanti volle quella responsabilità (che poi fu vanificata dalla legge attualmente vigente).

In quella occasione, Violante si batté con molta bravura e tenacia contro il referendum: io stesso partecipai in contraddittorio con lui a un incontro in Campidoglio e potei saggiarne la capacità e la convinzione tesa a far sì che i magistrati non rispondessero mai per colpa grave di fronte ai cittadini.

Oggi, invece, a distanza di anni, si vede che egli ha cambiato idea; e va bene così: solo gli stupidi, infatti, non cambiano idea.

Tuttavia, per rendere credibili le sue parole e dotarle di efficacia politica, sarebbe forse bene che egli cominciasse una vera e propria campagna politica e di informazione sul punto: nessuno più di lui - già magistrato e poi parlamentare per varie legislature - potrebbe far comprendere, per esempio a Di Pietro e in genere a tutti gli italiani, come quella responsabilità non sia una ferita istituzionale, ma il normale portato di una normale

civiltà giuridica.

E come perciò ce ne sia tanto bisogno, perché la legge attuale serve soltanto a far sì che nessun magistrato risarcisca alcun danno: chi la confezionò ne ha le colpe storiche. Oggi si tratta di superarla.

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