Carta di credito a rate, ultima spiaggia di chi è in rosso

Il sistema «revolving» garantisce una somma di denaro da spendere subito e rimborsabile a rate. Ma i tassi d’interesse sfiorano l’usura: quasi il 26%

Carta di credito a rate, ultima spiaggia di chi è in rosso

È la nuova frontiera del debito e sta già facendo piangere molti italiani. In apparenza non ha nulla di insidioso: è una carta di credito, ma si chiama revolving e porta in dote un «prestito incorporato» ovvero ti permette di comprare a rate. Il tuo conto è in rosso? «Non c’è problema - si legge nel sito prestitionline.it - anzichè ripagare tutto al primo estratto conto decidi tu quanto e quando rimborsare». Questo ti permette «di avere sempre a disposizione una comoda riserva di denaro» e di evitare la trafila diplomatica del classico finanziamento finalizzato.
Raccontato così sembra un affare, che alletta sempre più consumatori, come dimostrano i dati dell’Osservatorio sulle carte di credito: in Italia le revolving sono aumentate dell’11 per cento nell’ultimo anno. Ma l’affare lo fanno soprattutto le banche, perché i costi a carico dell’utente sono salatissimi. Il Taeg - ovvero l’interesse effettivo - è mediamente del 19,30% secondo le stime dell’associazione di consumatori Altroconsumo, con Barclaycard che raggiunge addirittura il 25,19% includendo le spese di invio di estratto conto. Insomma, un salasso.
Naturalmente a cadere per primi in tentazione sono coloro già oberati dai debiti per la casa o per il piccolo consumo o che hanno perso il lavoro. Come la signora B., che attivò la sua prima carta revolving quando aveva un posto fisso; all’inizio la usava raramente, preferendo la carta tradizionale, quella con addebito diretto sul conto corrente. Ma poi l’azienda fallì e lei divenne precaria; il suo nuovo reddito le permetteva di coprire a mala pena le rate per la casa e per l’auto. Come sopravvivere? Con la revolving. Sollievo, per un mese, poi solo angoscia. Ogni mese mille euro di spese si trasformavano in un rimborso di milleduecento. B. non poteva eccedere nell’utilizzo di quella carta e aveva sempre più bisogno di altri fondi. Dove trovarli? La banca le negava prestiti diretti e allora non è rimasta che una soluzione: attivare una seconda revolving presso un altro istituto. Per tappare un buco B. ne ha aperto un altro. Ed è finita in trappola, come capita, da tempo, agli americani e agli inglesi.
Già, sono stati loro a indicare la Via. Con risultati angoscianti: oggi le famiglie britanniche hanno un «rosso» da revolving pari a 71 miliardi di euro, quelle statunitensi pari a 627 miliardi di euro. A Washington il senatore Carl Levin ha denunciato una «spirale del debito», che «rischia di mandare sul lastrico moltissimi lavoratori», considerato che ogni nucleo familiare possiede mediamente cinque carte.
L’Italia è ancora lontana da questi eccessi, ma segue la tendenza. Anche perché le tutele a carico del consumatore appaiono insufficienti. «Sono le singole banche - rileva CartaSì da noi interpellata - ad emettere i prodotti, a distribuirli e ad assumere il rischio di credito». A quanto ci risulta non esiste l’obbligo di un controllo incrociato sulla solvibilità del cliente prima di rilasciare una revolving. C’è chi lo fa e chi no. «Noi consultiamo sistematicamente le centrali di rischio», dichiara al Giornale la Barclaycard, che ha reso permanente l’opzione revolving. «Questo significa che il titolare può ogni mese decidere di rimborsare tutto o parte del saldo, e può cambiare la modalità di pagamento con una semplice telefonata al servizio clienti». Una possibilità che «la maggior parte dei titolari sfrutta almeno una volta all’anno».
Altri istituti sono più disinvolti. «Mio suocero ne ha sottoscritte addirittura cinque - si è sfogato un utente sul sito dell’Abusdef, l’Associazione difesa utenti servizi bancari finanziari - ad oggi ognuna preleva un “contributo mensile” via Rid, cosi che a fine mese della sua pensione non gli rimane niente. Altro che quinto del reddito come massimo esborso».
Spesso la revolving si trasforma in un accessorio ineludibile, come denuncia Assoconsumo. Il signor L.C., ad esempio, al momento di pagare l’abbonamento a una palestra si è visto sottoporre l’offerta di un prestito a tasso zero, condizionato però alla sottoscrizione di una carta con pagamento a rate. Altre volte, il vincolo è celato tra le clausole contrattuali stampate in corpo minuscolo quando si accende un prestito finalizzato. Molti non se ne accorgono e dopo pochi giorni si vedono recapitare a casa la tesserina di plastica, che talvolta ha scadenza biennale o triennale ed è rinnovabile automaticamente.

Anche se non effettui transazioni devi pagare un canone annuo tra i 20 e i 60 euro, a cui si aggiungono bolli, spese varie e di invio dell’estratto conto. E guai ad usarla: la revolving ti sfianca. Quasi come l’usura.
http://blog.ilgiornale.it/foa

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica