da Roma
Il «dossier Bankitalia» è approdato sul tavolo del governo. Di fronte alla bufera politica scatenata dalle intercettazioni telefoniche tra Antonio Fazio e Gianpiero Fiorani, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha deciso di scendere in campo per evitare che la questione si amplifichi a dismisura. Nel governo cè «preoccupazione» per gli sviluppi del caso e i suoi riflessi sulla credibilità internazionale del Paese. Ieri sera, il premier ha così convocato un vertice di maggioranza con i leader della Cdl e il ministro Siniscalco per discutere dello «stato di salute» del sistema bancario e del comportamento di Fazio nel «risiko» giocato tra italiani e olandesi. Un vertice che è risultato low profile: non sono state prese decisioni operative, cè una pausa di riflessione, ma il contesto è considerato «grave» e il governo «non può restare in posizione neutrale» in quanto nella nomina del governatore «il procedimento è bicipite» e Palazzo Chigi è dunque chiamato a prendere posizione. Sul «nodo» del governatore Siniscalco presenterà oggi una relazione in Consiglio dei ministri. Nella maggioranza la Lega ha già detto la sua con Roberto Maroni. Per il ministro del Welfare «non compete né al governo, né al Parlamento decidere sulle sorti del governatore». Quella di Maroni però sembra una posizione sempre più isolata, tanto che dopo il vertice si parla di clima «negativo». Sostenere Fazio, per lo scenario interno della vicenda Antonveneta (in un contesto investigativo di market abuse) e le pressioni internazionali (e il disappunto che circola negli ambienti della Bce) appare quasi impossibile.
Fonti di Bankitalia sostengono che il vertice è servito solo a «calmierare animi impazziti», mentre sulle voci di dimissioni del governatore a Palazzo Koch sono lapidari: «Sono escluse in modo netto». Il totonomine comunque è già partito e la girandola di nomi è la solita: Tommaso Padoa Schioppa, Mario Monti, Pierluigi Ciocca, Mario Draghi. Un elenco che si allungherà. Il gossip su una possibile sostituzione di Fazio col ministro dellEconomia - bollata dallo stesso Siniscalco come un nonsense - dà lidea di un clima surriscaldato.
Durante il consiglio superiore di Bankitalia ieri la vicenda Antonveneta non è stata nemmeno sfiorata. Il governatore, «tranquillissimo», non intende retrocedere di un passo.
Ma la vicenda è diventata un caso internazionale e il premier teme che il Paese subisca un danno dimmagine. Fazio, è vero, non è iscritto nel registro degli indagati ma per molti è già sul banco degli imputati. Le peripezie del governatore e dei suoi «uomini» occupano infatti le prime pagine del Wall Street Journal e del Financial Times, giornali che tengono docchio il «dossier Italia». I sismografi della stampa internazionale parlano già di una seconda ondata con lEconomist pronto a mettere sulla griglia Fazio.
Il governatore viene dipinto come il «guardiano» dellitalianità del mercato finanziario e nemico della concorrenza. Un «caso anomalo» rispetto al resto dellEuropa dove vige il mandato a termine del banchiere centrale. Dal 1993, anno in cui Fazio è salito al vertice di Palazzo Koch - fa notare il Wsj - non cè stato nessun take over straniero. Una sua uscita di scena ne scatenerebbe perciò «unondata». La Banca dItalia è veramente uneccezione non soltanto a livello europeo ma mondiale: tutti i governatori delle banche centrali dei maggiori Paesi (eccetto la Danimarca) hanno un mandato limitato. La stessa Bce - che prevede un termine di otto anni - ha più volte esortato Bankitalia a inserire nel proprio statuto un limite preciso senza dover aspettare una legge del Parlamento.
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