Roma - Omicidio volontario. È il reato per il quale la procura di Roma procede per la morte del pusher e protettore dei trans, Gianguerino Cafasso, deceduto il 12 settembre dello scorso anno in un albergo sulla Salaria. Il fascicolo, che continua a essere contro ignoti, ha cambiato intestazione dopo l’esito delle consulenze tossicologiche, chimiche e biologiche, svolte su incarico del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e del sostituto Rodolfo Sabelli, titolari anche dell’inchiesta sul ricatto all’ex presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo. Cafasso, cocainomane abituale, come è stato accertato da ulteriori indagini eseguite dopo la vicenda Marrazzo, morì per una dose di droga tagliata con eroina. Al suo fianco c’era Jennifer, un trans fidanzato con il pusher che in quella occasione non consumò la sostanza stupefacente.
Marrazzo interrogato per la terza volta Intanto, dopo la terza audizione dell’ex governatore, sentito sabato scorso in procura a Roma, è possibile che sarà sentito nuovamente il trans Paloma che, in una prima testimonianza, ha affermato di aver incontrato Marrazzo anche nei locali della Regione, oltre che in un appartamento del quartiere Vigna Clara, e di essere stato pagato con banconote di grosso taglio (anche di 500
e 200 euro) che l’ex presidente avrebbe custodito in alcuni libri. Paloma ha parlato anche del consumo di cocaina. L’ex governatore avrebbe ammesso gli incontri con il trans, ma smentito di aver mai acquistato droga.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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