Castelli: «Non è il presidente di tutti»

da Roma

Non recede, non tace, non abbozza, Roberto Castelli. Spara sul presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che con la firma della grazia a Ovidio Bompressi dimostra che «non è presidente di tutti gli italiani, ma della metà», perché sceglie come primo atto di pronunciarsi così «su una questione che ha diviso profondamente l'opinione pubblica». Spara sul suo successore al ministero della Giustizia, l’«inesperto» Clemente Mastella, che prendendo l’iniziativa di inviare al Quirinale il decreto ha fatto «un colpo di teatro» che si traduce in «una gaffe istituzionale». Spara sull’Unione: «La sinistra ha commesso una duplice ingiustizia, con questa grazia concessa a una persona condannata per un vile omicidio e che ha trascorso pochissimi anni in carcere». L'ex-Guardasigilli, ora capogruppo della Lega, è sempre stato contrario alla clemenza verso Bompressi e Sofri e ora non cambia idea. «A me comunque dispiacerà vedere in giro chi è stato condannato per il bieco assassinio di un valoroso commissario. È un insulto a tutte le vittime del terrorismo».
Dalla sinistra, invece, per Napolitano e Mastella vengono solo applausi e ringraziamenti. Dopo la grazia a Bompressi si chiede quella ad Adriano Sofri e l’amnistia-indulto per gli altri detenuti. Commenti positivi anche dalla Cdl, se pure con qualche voce dissonante.
«È una buona notizia - dice il presidente della Camera, Fausto Bertinotti - e va a favore di una possibile rinascita della nuova civiltà giuridica del Paese». Il leader del Prc aggiunge che anche «la grazia a Sofri sia matura».
Per Piero Fassino quella di Napolitano è «una decisione saggia», alla quale il segretario Ds si augura che segua «un analogo provvedimento per Sofri». Mastella è stato costituzionalmente corretto e la decisione di Napolitano mostra «una visione della giustizia penale ispirata ad equità, a senso di umanità», fa eco Massimo Brutti della Quercia. Pierluigi Mantini della Margherita dice che l’Italia ha bisogno di «momenti di pacificazione e di serenità». Concedere la grazia è «una decisione coraggiosa e da apprezzare», per il ministro e leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio. Rifondazione comunista rilancia: con la grazia a Sofri, dice Gennaro Migliore, «si acceleri l'iter per avviare una discussione parlamentare su amnistia e indulto». La Rosa nel pugno indica in Sofri il prossimo caso da risolvere.

E parla di un «atto di giustizia» il leader del Pdci, Oliviero Diliberto.
Forza Italia non contesta la decisione di Napolitano. Anzi, Enrico La Loggia auspica che «quanto prima si possa ottenere la stessa iniziativa nei confronti di Sofri».
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