Castelli ordina un’ispezione sul caso Forleo

Il ministro dispone un’indagine per le proteste del Gup contro i poliziotti che avevano arrestato un clandestino

Silvia Marchetti

da Roma

In seguito alla bagarre milanese scoppiata tra il gup Clementina Forleo e alcuni agenti di polizia, il ministro della Giustizia Roberto Castelli ha deciso di avviare un’inchiesta sul comportamento tenuto dal magistrato. Lo «scontro verbale» si era verificato durante il fermo di un extra-comunitario che aveva tentato la fuga dopo esser stato sorpreso senza il biglietto dell’autobus. Clementina Forleo, nonostante venerdì scorso fosse «fuori servizio», era intervenuta prendendo le difese dell’egiziano e contestando, oltre all’accusa di resistenza a pubblico ufficiale, anche i metodi «brutali» usati dagli agenti. La polizia aveva parlato di «interferenza» e la Lega era insorta accusando la Forleo di «un protagonismo fine a se stesso». Il secondo round tra il Gup e i lumbard era ormai partito: dopo avere scarcerato due islamici perché considerati «guerriglieri» e non terroristi, la Forleo si sarebbe questa volta macchiata di una sorta di «eccesso di cittadinanza».
Nell’interrogazione presentata dal deputato leghista Dario Galli, si chiede al Guardasigilli di «sondare» se sussistano gli elementi per un’azione disciplinare nei confronti del magistrato. Alla luce dei fatti, «è mia intenzione - ha riferito Castelli durante il question time alla Camera - affidare all’ispettorato generale l’effettuazione di un’inchiesta volta alla puntuale ricostruzione di quanto avvenuto, e in particolare accertare se e in quale misura siano stati osservati, da parte della dottoressa Forleo, i canoni deontologici cui si deve conformare il comportamento del magistrato in ogni circostanza, anche al di fuori dell’esercizio delle proprie funzioni». Ossia, anche quando è in «abiti civili». Solo al termine dell’indagine, Castelli deciderà se adottare o no provvedimenti disciplinari, sottolineando, tuttavia, che «ogni decisione è poi rimandata al Csm». Una precisazione per evitare di inquinare ulteriormente i rapporti con le toghe.
Il ministro si è presentato in aula con in mano già alcuni «elementi informativi» poco favorevoli al Gup. Nella nota trasmessa dal presidente della Corte di appello di Milano a Via Arenula vengono riportate le «lamentele» del questore riguardo «all’irrituale intervento del magistrato» che ha offerto «un’immagine distorta dei rapporti tra autorità giudiziaria e forze dell’ordine». E la relazione degli agenti in servizio, dove si parla di certe frasi poco «amichevoli» della Forleo e della sua «resistenza» nel mostrare il documento di identità.
Bacchettando i poliziotti mentre svolgevano il loro dovere, secondo i leghisti la Forleo, «qualificandosi come magistrato, è intervenuta senza titolo, esercitando un abuso nell’esercizio delle proprie funzioni e una pressione psicologica nei confronti delle forze dell’ordine». «Intralciando» così il lavoro della polizia.

La Forleo si è difesa spiegando «di avere agito da privato cittadino» e augurandosi «che quel che ho fatto io lo facciano tutti i cittadini che si trovino nelle mie stesse condizioni». Ma ormai il «dossier» è ufficialmente aperto.

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