Tutto così perfetto? Per ora, certo. Balotelli se ne va, ma gli tocca un’operazione. Ibra sbaglia il rigore con il Milan. Madrid è stata la notte perfetta per eccellenza. E che dire del “triplete“? Ricordi da mettere i brividi in ogni senso. Moratti dev’essere già in forma europea. Ieri non ha sbagliato una battuta, giusto per far intendere di essersi allenato per questa primizia sua: la prima volta in Champions da presidente-detentore. Si è subito cucito addosso il ricordo del buon umore. «Ho visto il Milan e il rigore sbagliato da Ibra. Sotto un certo aspetto è stata la giornata perfetta per l’interista». Casuale o studiata, comunque una battuta da far invidia a Mourinho. Già, quello che non c’è. Perchè se ci fosse? L’Inter sarebbe ancor più perfetta, direbbero i soliti inconsolabili che vedono in Benitez il sintomo di una imperfezione. «Macchè, si rimpiangono i giocatori», spiega Luis Suarez al colto e all’inclita. Le solite correnti di pensiero nerazzurro. Se non ci fossero, sarebbe un sintomo di “imperfezione“.
L’Inter riparte in questo modo: regina d’Europa, detentrice quasi 50 anni dopo, tra un pizzico di baldanza e qualche incertezza. Sarà ancora così perfetta? Il confine tra notti magiche e notti (calcisticamente) tragiche sta nella storia nerazzurra. Fuori gli amuleti, poi si vedrà sul campo. Dici Enschede e racconti poco. Una squadra novella per la Champions, si chiama Twente che poi è il nome della regione in cui è posizionata la cittadina. Cerchi qualche memoria e ritrovi il nome e cognome del campione del mondo della risoluzione del cubo di Rubik. Sì, d’accordo, metter nei guai l’Inter sarebbe senza dubbio più facile. Poteva riuscirci perfino l’Udinese. Moratti ha cercato di vederci il bicchiere mezzo pieno: «Nel weekend ad altri è andata peggio. Benitez non è soddisfatto, perchè è lontano da quanto ha in mente. É un lavoro lento, però c’è molto spazio per il miglioramento. Certo, questo spazio bisogna coprirlo». Sembra una carezza, ma è un avviso a chi conosce i limiti della sua pazienza.
Inter molto simile a quella che raccontò la sua perfezione a Madrid. Inter già un po’ ammaccata dalla sconfitta europea con l’Atletico Madrid. Squadra enigmatica, non tanto negli uomini o nel modo di giocare, ma nel saper distinguere tra l’essere o non essere. Cosa sarà mai? Tutta la prima parte dell’annata è puntata sulla conquista della coppa Intercontinentale. Ovvio, se non banale. La Champions sarà il tranello della sua stagione. Per ora Benitez dovrà giocare con gli arruolabili, che sono sempre gli stessi. Torna Maicon, al massimo un dubbio per Chivu. Potrebbe esser un segno di forza, invece è un segnale di povertà: servirebbero forze fresche, qualcuno più affamato degli altri. Lo è il tecnico, ma rischia di essere in minoranza: ha idee, non gli uomini. Si consola: «C’è tanta qualità».
Gli olandesi hanno già capito dove sta il pericolo. «Non ci concentreremo solo su Sneijder», dice Michel Preud’homme portiere leggenda del Belgio, ora allenatore. C’è poco altro da temere: la riscossa di Milito? La precisione di Eto’o? Benitez ha diluito i mugugni del cannoniere stagionale con una battuta. «Vuol giocare più vicino alla porta? Ha segnato cinque gol. Se lo dovessi avvicinare di più, farebbe il portiere....». Ed ha distribuito ottimismo: «Dopo un mese e mezzo di lavoro, inizio a vedere progressi. Nella passata stagione la squadra ha avuto qualche difficoltà nel girone, ne siamo consapevoli e perciò vogliamo partire subito bene». E poco conta che la Nerazzurra non ci rimetta le penne contro squadre olandesi dal 1983: trasferta di Groningen in coppa Uefa. Storia medievale.
Benitez potrebbe essere un ottimo giocatore di scacchi, conosce perfettamente la schermaglia giornalistica. Ad ogni domanda, si chiede: «E questo che tranello è?». Se trova subito la risposta, replica spiccio e sciolto. Sennò si mette sulla difensiva e si nasconde nel grigio pensiero. Così sta facendo con l’Inter. Pensa ai tranelli e decide. Lui e l’Inter sono due cose uniche, ma separate. Anche in questo esordio dal sapor di “Divina“ Wanda Osiris. L’Inter che scende lo scalone del suo impero. Benitez che la conduce con realismo: «Se avremo intensità e mentalità dell’anno passato, potremo rivincere la Champions».
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