Il «Clasico» nel segno di Messi. L’atteso Real-Barcellona di Champions è un misto di noia (nei primi 45’ di non gioco soprattutto dei Galattici), tatticismo e nervi tesi (tre espulsi tra cui Mourinho che applaude l’arbitro Stark dopo il «rosso» a Pepe) almeno fino a quando non si sveglia la Pulce. Sono i guizzi dell’argentino degno erede di Maradona a rianimare il match e a far pendere la bilancia dalla parte del Barcellona. Undici gol in altrettante partite di Champions della Pulce (è a quota 52 in stagione): la doppietta di Messi rompe l’equilibrio del Bernabeu e sigla la prima vittoria europea dei blaugrana in casa dei rivali.
Il clima incandescente della vigilia, con scambio di battute al veleno tra i due allenatori - conoscendo il placido Guardiola, è una sorpresa, accolta positivamente in ritiro anche dai calciatori blaugrana -, finisce per condizionare il match. Che già aveva vissuto puntate «calde» nei due atti precedenti di un aprile contraddistinto da sfide a raffica. Il secondo tempo con la pioggia di cartellini fa sì che lo spettacolo fatichi ad arrivare. Poi Guardiola azzecca il cambio, togliendo uno spento Pedro (poco prima aveva sprecato un colpo di testa in avvitamento a pochi metri da Casillas) e inserendo Afellay che punta e salta Marcelo, servendo Messi per il primo sigillo della Pulce. La giocata sui titoli di coda (slalom sui difensori del Real) abbatte i madridisti stanchi e sfiduciati.
Il primo tempo è soporifero e a tratti nervoso. Il Real di Mourinho se ne sta buono buono nella sua metà campo ad attendere gli avversari, cercando di non concedere spazi. Insomma, un vero e proprio catenaccio che alla fine non pagherà. Il Barcellona tiene palla come sa fare, invitando quasi i madridisti ad andarsela a prendere. E quando (raramente) tenta di aprire il gioco sugli esterni, i due d’attacco (Pedro e Villa) rinunciano costantemente all’uno contro uno. L’unica vera invenzione di Messi nei primi 45’ libera Xavi che impegna Casillas. Il finale di tempo è contraddistinto da interventi più rudi (quelli di Arbeloa e Dani Alves meritano il giallo), il Real esce timidamente dal guscio e su un tiro di Ronaldo dalla distanza, l’intervento di Valdes è goffo quanto efficace. Troppo poco per il duello dell’anno che alla fine del primo tempo registra un possesso palla schiacciante del Barça (70 per cento a 30).
Poco edificante anche la rissa scoppiata prima dell’intervallo: coinvolti il team manager del Real Chendo che contesta Busquets, reo di un paio di simulazioni (il calciatore blaugrana è recidivo, la memoria corre a quelle nella sfida dell’anno scorso contro l’Inter) e il secondo portiere del Barcellona Pinto, che verrà espulso dall’arbitro Stark.
Mourinho toglie l’evanescente Özil e dà forza all’attacco con l’ingresso di Adebayor. Il ritmo si fa più intenso, le due squadre si allungano ma fioccano i cartellini (pesante quello ricevuto da Sergio Ramos, che salterà il ritorno al Nou Camp). Messi e Ronaldo tentano la battuta in porta ravvicinata, ma Sergio Ramos e Puyol si immolano sulle conclusioni dei due fenomeni. Ma è l’espulsione di Pepe che fa girare il match: l’intervento deciso su Dani Alves viene punito con il rosso, Mourinho si infuria e dopo aver discusso con Puyol, applaude l’arbitro Stark che lo allontana dal campo. Il Real in 10 è più aggressivo, ma lascia spazi importanti al Barcellona.
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