Che emozione la bacchetta di Butch Morris

In Sardegna ottima prova del quintetto sperimentale di Dave Douglas

da Santannarresi (Cagliari)

Quest'anno i problemi, soprattutto economici, del festival «Ai Confini tra Sardegna e jazz», appuntamento di chiusura dell'estate, sono stati peggiori del solito, al punto che ai primi di agosto non si sapeva se tra la fine del mese e l'inizio di settembre il jazz e le launeddas avrebbero fatto udire di nuovo i loro suoni nell'estremo sud della Sardegna.
All'ultimo istante, invece, si è avuta notizia di un programma eccezionale: un convegno internazionale di fotografi della musica, completato da una mostra della quale abbiamo già riferito. E un cast di autori-esecutori magnifico nei nomi di maggior spessore: il New Quartet del sassofonista David S.Ware; la Nublu Orchestra diretta da Butch Morris; il «Concerto per l'Africa» di Louis Moholo & Friends; la Brass Ecstasy Band di Dave Douglas; il duo di James Newton e Anthony Davis, flauto e pianoforte, praticamente inedito per l'Italia; l'Orchestra di Piazza Vittorio. Era previsto anche il gruppo del compositore e sassofonista Henry Threadgill, se l'alfiere del jazz contemporaneo non avesse annullato il concerto mezz'ora prima dell'inizio con un campionario di bizze degne del peggiore Keith Jarrett, inattese perfino da chi lo conosce bene.
È impossibile andare oltre la citazione di merito, se non per alcuni. Le emozioni più intense sono venute da Newton e Davis, due assi di analoghe esperienze classiche e jazzy che hanno colto nel segno rimettendosi insieme dopo tanto tempo. Newton ha tuttora bellezza di suono e di fraseggio tali da evocare campioni insuperati del flauto come Severino Gazzelloni e Jean-Pierre Rampal. Con lui Davis ha dialogato in interplay e con tratti stilistici analoghi: si può immaginare perciò la perfezione del duo, che in tal modo ha assunto una sorta di personalità propria.
Il trombettista Dave Douglas, alla testa di un quintetto di organico insolito (Luis Bonilla e Clark Gayton tromboni; Marcus Rojas tuba; Marcus Gilmore batteria) ha mostrato di percorrere, come suole, un'ennesima strada nuova, pur non facendo mistero di ispirarsi alla Brass Fantasy di Lester Bowie per un omaggio all'indimenticabile trombettista. Anche Douglas, prodigo di brani originali, ha profuso grandi emozioni.

Forti tensioni ha riservato la direzione orchestrale di Butch Morris. Secondo i suoi concetti estetici, il direttore costringe i musicisti a improvvisare e mutare la struttura dei brani in corso d’opera, e la sua gestualità è il classico spettacolo nello spettacolo.

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