CHE NOSTALGIA DEL JOVANOTTI DJ

In questi giorni, «www.ligachannel.com», la radio griffata Ligabue che viaggia in rete, riserva varie sorprese ai suoi visitatori. Le sorprese più interessanti, però, arrivano non dai nuovi programmi, ma dai vecchi. In particolare, dalle repliche di Radiofreccia, il programma in cui Liga faceva il dj, il selezionatore musicale e, in una parola, l’anima. Davvero un riascolto interessante.
Sentendo quelle repliche, Sulla cresta dell’onda si è dedicata a uno dei giochi che preferiamo: divertirsi a studiare palinsesti alternativi a quelli che ci sono già. Prendendo a prestito la radio che ci piaceva ascoltare o quella che ci piacerebbe avere in cuffia. Per ora, nel nostro palinsesto, c’è la voce calda e genovese di Arnaldo Bagnasco, papà di Mixercultura in un’altra (e migliore) repubblica televisiva, prestata al racconto della più bella radio di sempre. Oppure, c’è un nuovo rotocalco calcistico dal linguaggio fresco e moderno, una sorta di Controcampo, ma in chiave radiofonica. La trasposizione delle radio sportive romane in chiave nazionale.
E così, nell’ambito di questo progetto un po’ sognatore e un po’ folle, la giostra della memoria è corsa al ricordo di una radio che ci manca moltissimo: la radio di Lorenzo, quando cantava «La notte mi ha adottato e mi ha dato un lavoro, che mi piace un sacco, anzi io l’adoro. Mi chiamo Jovanotti e faccio il dj, non vado mai a dormire prima delle sei». Era il Jovanotti prima maniera; era Gente della notte, forse il suo capolavoro assoluto; era il racconto di chi vive e lavora di notte; era la dichiarazione d’amore per il suo lavoro; era l’annuncio di un talento dolcissimo che si sarebbe manifestato in pieno più avanti.
Quel Lorenzo, non dimentichiamolo, era nato e cresciuto in radio. Fra il Vaticano e Cortona, fra la Toscana e Roma, fra Milano e gli States dei Run Dmc, fra la via Aurelia e il West, Jovanotti aveva affinato la sua voce e la sua capacità di scratcchare (l’abilità nel giocare con il giradischi per provocare strani effetti sonori nel vinile), regalando ai ragazzi dell’epoca una gran bella radio. Certo, era un Lorenzo diverso - leggero e a tratti ultraleggero -, era quello di Gimme five o di 1,2,3 casino, quello di Go, Jovanotti, go o di Asso, quello di Ci si skiaccia, quello del Basso che pompa, quello di Spacchiamoci le orecchie, quello che a volte si nascondeva dietro l’alter ego di Gino Latino.


Era un Jovanotti che a volte trasmetteva per tutta la notte (ricordo un memorabile Capodanno su Deejay). Era un Jovanotti che faceva una radio bellissima, fresca, mai volgare. Senza pensieri. Era la nostra giovane gioventù. Se tornasse, sarebbe stupendo.

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