«Che risate con De Sica a New York»

Silvia Kramar

da New York

Al ciak avanzano tutti, schierati e sorridenti, come un gruppo di liceali, scambiandosi qualche battuta. Christian De Sica, Claudio Bisio, Massimo Ghini, Sabrina Ferilli, Elisabetta Canalis, Francesco Mandelli, Paolo Ruffini e Alessandro Siani si tengono a braccetto e sfilano davanti alle telecamere. Ma non è la scena finale del film Vacanze di Natale a New York, è solo un modo spontaneo di regalare un immagine di gruppo alla stampa, accorsa su un molo di Los Island City, davanti all’East River e allo splendido panorama di Manhattan, per intervistare questi attori un po’ stanchi in una pausa delle riprese del nuovo film di Natale prodotto da Aurelio De Laurentiis e diretto da Neri Parenti.
«Un vero mago della comicità», spiega Massimo Ghini, abbracciando dolcemente Sabrina Ferilli e proteggendola dal primo vento autunnale di New York. «La comicità è come la matematica, ci vogliono precisione e tempi e Parenti è un genio. E poi devo dire che Sabrina è bravissima a far ridere». La Ferilli è d’accordo: «Io e Massimo abbiamo avuto tanti ruoli drammatici, soprattutto in tv, ma un attore deve saper fare di tutto. In 22 anni di carriera sono sempre stata libera di fare quel che volevo, Sanremo, cinema, televisione. Ma su questo set mi sono davvero divertita». «Abbiamo sempre fatto viaggiare il pubblico» interviene Massimo Ghini. «Da Cortina alla California, dal Nilo all’India a Miami. Per chi vuole vedere solo un film l’anno, siamo un appuntamento di viaggio fedele. Quest’anno regaleremo la splendida New York».
Nella prima parte della storia, che arriverà sugli schermi italiani il 15 dicembre, si racconta di un giovane chirurgo (Fabio De Luigi) che per far carriera è costretto a subire le terribile angherie del suo primario (Claudio Bisio), un vero luminare della scienza medica che approfitta del matrimonio del medico con una giovane americana (Amanda Gabbard) per chiedergli di portare un regalo di Natale al figlio (Francesco Mandelli). Questi frequenta l’università nella Grande Mela con il cugino (Paolo Ruffini). Altro che studenti modello, nel campus della fittizia università Roosevelt hanno organizzato una vendita di tesi pirata su Internet cercando di nascondere la verità al padre, ignari che il genitore sta per venirli a trovare in America.
Nel secondo episodio invece Christian De Sica è un ex cantante di pianobar che ha sposato una delle donne più ricche d’Europa, interpretata da Fiorenza Marchegiani. Il contratto matrimoniale prevede che lui non la tradisca mai, ma un giorno incontra la Ferilli, che ha firmato un identico contratto col marito miliardario Massimo Ghini, il quale, a sua volta, ha una segretissima relazione clandestina con Elisabetta Canalis, guarda caso la figlia di De Sica.
«Girare a New York non è stato facile», rivela Luigi De Laurentiis, il giovane figlio del produttore. E spiega: «Una delle location, oltre agli uffici della Perry Ellis e la leggendaria Grace Building, è stato l’hotel Roosevelt, gestito da pakistan, che ci urlavano continuamente nelle orecchie durante le riprese». «Giravamo fino alle due di notte nelle stradine di Chinatown, ma il traffico non si fermava mai» aggiunge la Ferilli: «Per creare una New York natalizia, De Laurentiis ha fatto arrivare da Los Angeles dei pini natalizi alti più di dieci metri, che sovrastavano il traffico».
«Il cinema italiano è ancora magico», sorride Christian De Sica. «Questo film non ha nulla da invidiare a Scary Movie o altre commedie hollywoodiane. Il momento più bello? Quando siamo stati invitati a City Hall dal sindaco Bloomberg e gli ho regalato un manifesto della Ciociara. Mi spiace solo che in tanti anni l’Italia sia riuscita a esportare il cibo, le Ferrari e la moda ma non il cinema. Come sapete la vecchia legge fascista ci impedisce di doppiare in inglese i nostri film e coi sottotitoli non si vende...».


Le malinconie della Grande Mela del dopo 11 settembre non trovano spazio nel film di Parenti. «Film come Ladri di biciclette non si faranno mai più» commenta De Sica pensando al capolavoro di papà Vittorio. «Ma chissà che questo Vacanze di Natale a New York non faccia breccia nel cuore degli americani...».

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