Ma che tristezza gli alunni vacanzieri di serie A e di serie B

In un articolo apparso molti anni fa sul Mattino, Domenico Rea faceva una descrizione della scuola fascista. Ricordava che siccome la società d'allora era divisa in corporazioni basse e alte, la scuola ne era, per così dire, il riflesso. Nell'aula, ai primi banchi, da subito, prendevano posto i figli dei «signori» (il figlio dell'avvocato, dell'ingegnere, del medico ecc.), negli ultimi andavano a sedersi, direttamente e spontaneamente, i ragazzi che abitavano nei «bassi» e nei vicoli, i figli degli operai, degli ambulanti, dei disoccupati. «Oggi per fortuna tutto è cambiato - concludeva lo scrittore - non si vedono più queste cose mostruose. La differenza è solo di chi ha più o meno soldi».
Questo è vero fino a un certo punto. Alcuni anni fa, in Inghilterra un gruppo di esperti ha valutato la possibilità di dividere gli studenti non più per età ma per intelligenza: i meno dotati in una classe e i più dotati in un'altra. Sempre in Gran Bretagna, s'era pensato di creare classi speciali per soli studenti neri (la proposta fu lanciata da Trevor Phillips, presidente della Commissione per l'Eguaglianza razziale: che bell'esempio di eguaglianza!), il cui rendimento era divenuto «cronicamente inferiore a quello degli allievi appartenenti ad altre etnie». Nel 2007 una scuola elementare del Missouri ha iniziato a sperimentare (insieme ad altri 300 istituti) classi single sex: aule separate per maschi e femmine. I due sessi avrebbero infatti modi diversi e diversa velocità di apprendimento, oltre che diverso comportamento (molto più irrequieti gli uomini delle donne).
Come si vede, dagli anni Venti i tentativi di creare delle «caste» sono stati molti. Ora c’è il pericolo di dividere gli alunni in «vacanzieri di serie A» e «vacanzieri di serie B», il che equivale ancora una volta a dividerli in ricchi e poveri. Una scuola professionale di Pordenone ha organizzato due gite: una per ricchi sfondati (a Londra, 600 euro) un'altra per soli sfondati (a Monaco di Baviera, 280 euro). Questo per venire incontro ai meno abbienti. Mentre i primi hanno avuto la fortuna (o la sfortuna?) di incontrare Carlo e Camilla, i secondi hanno percorso il campo di sterminio di Dachau, e come souvenir hanno riportato a casa certi parassiti che pare infestavano il vecchio albergo nel quale avevano preso alloggio.
L'iniziativa della scuola (offrire a tutti la possibilità di fare una gita) sarà stata pure lodevole ma in casi come questo il rischio emarginazione è sempre alto. Quando ero studente, siccome non potevo permettermi il lusso di andare neppure a Nocera Inferiore, rinunciavo alla gita di fine anno. A coloro che erano andati a Roma, Venezia eccetera, toccava puntuale il tema «Descrivi la gita cui hai partecipato» al sottoscritto e gli altri miserabili, il tema «Descrivi la tua famiglia» (la mia famiglia l’ho descritta dall'asilo al liceo). In classe gli escursionisti si sentivano dei privilegiati, noi dei falliti.

A mio modesto parere, meglio sarebbe organizzare una gita nella più vicina città d'arte, e permettere a tutti di parteciparvi. E poi assegnare il tema: «Dite come nella gita scolastica avete visto tutti le stesse cose».

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