Paola Pellai
Addormentarvi e svegliarvi con il canto del Gallo Rosso. Il benessere a chilometro zero. Un'esperienza che dal 1999 ad oggi ha avuto un incremento di pernottamenti del 200%. Un primato in tempo di crisi e un segnale forte di come stare bene coincida sempre più con lo stretto contatto con la natura, come garantisce una vacanza nel maso (realtà tipicamente altoatesina, costituita da un terreno agricolo con abitazione). Tutto questo grazie al Gallo Rosso, associazione senza scopo di lucro, nata a fine degli anni '90 proprio per mantenere il maso vivo, senza il rischio che i giovani abbandonassero le redini della famiglia o gli stessi proprietari fossero costretti ad avere un secondo lavoro. Oggi i masi restano un punto forte del territorio altoatesino, non solo per quello che conservano e raccontano, ma per essere diventati un consolidato riferimento turistico, simbolo di «genuinità». Sono oltre 2.800 i masi in Alto Adige, ma solo 1.600 rientrano sotto il marchio del Gallo Rosso. Poche regole ma chiare: non più di 5 appartamenti o 8 camere, deve essere una struttura di famiglia e come tale esserci sempre qualcuno presente, deve produrre buona parte di ciò che si consuma quotidianamente, i proprietari si aggiornano con corsi di formazione inerenti le lingue, ma anche la cucina locale e il marketing. Il lato curioso dei masi è che seguono una classificazione come gli hotel, ma le stelle sono sostituite dai fiori, da 1 a 5, e sono suddivisi per categorie, attualmente di 13 tipi. Ci sono, per esempio, i masi d'interesse storico, quelli per appassionati di cavallo, bici o escursioni, quelli per chi soffre di allergie o per i diversamente abili. Bisogna davvero «viverlo» un maso per capirne la bellezza e, in parte, anche il sacrificio. Che è sorriso e mai rimpianto. Lo abbiamo «testato» dal vivo, per esempio, al maso Ansitz Zehentner, nel centro storico di Laion, all'ingresso della Val Gardena.
Questo è uno dei 5 masi storici di tutto l'Alto Adige. La sua origine risale al 1357, quando era il punto di raccolta dei prodotti naturali destinati alla decima («zehent», appunto), tassa dovuta alla Chiesa (in questo caso all'abbazia di Novacella). Nei secoli la struttura ha cambiato diversi proprietari, ma la sua storia è sempre rimasta legata a un'ampia produzione, tanto da impiegare uomini e donne esterni che hanno contribuito a rendere imponente questo complesso. Nel 1993 Meinhard Schenka ne ha acquisito la successione, «oltrepassando» la tradizione ormai violata che vuole il maso attribuito al primogenito maschio. Il tempo e le necessità della vita hanno aperto anche alle donne e pure al secondogenito se, come nel caso di Meinhard, il fratello maggiore non rinuncia al posto in banca. Insieme a Meinhard c'è la moglie Gerlinde che ha abbandonato «senza rimpianti» il suo tranquillo lavoro d'ufficio per mettersi a seguire gli ospiti, preparare marmellate (ribes, albicocche, lamponi, prugne...), pane, strudel, crostate e un sambuco che è il buongiorno del mattino. A disposizione tre stanze e due appartamenti, decorati e arredati con letti a baldacchino, le vecchie e originarie travi di legno e i segni indelebili del passato ricordati da affreschi, dalla meridiana, dallo stemma del casato, porte in ferro battuto, muri spessi e oggetti del passato, come il ferro da stiro e la macchina da cucire. Lo scandire del tempo nel maso è dato dal sole. «Si lavora finché c'è luce» mi spiega Meinhard. In estate significa dalle 5 del mattino fino alle 22 di sera, con le mucche da mungere ad orari determinati, il fieno da tagliare e gli alberi da frutta da seguire. L'ospite può seguire tutto dal vivo e, se vuole, partecipare alle diverse attività.
Per i bambini è come vivere in diretta tutto ciò che fino a quel momento hanno visto solo nei film d'animazione. Per i figli del maso, invece, è il motivo per cui si diventa grandi ed è l'orgoglio dei genitori. Glielo leggi negli occhi quando ti raccontano di Simone, 16 anni, attualmente in una malga svizzera con 80 mucche ad imparare a fare il formaggio: «Un giorno la sua esperienza ci tornerà utile. Potremo realizzare un angolo di prodotti bio, fare anche il burro... L'entusiasmo non ci manca. Le nostre radici sono qui e s'irrobustiscono di anno in anno». Ed è così anche all'Hofer Hof, un maso immerso tra i vigneti a Velturno, «ereditato» da una giovane coppia, Anton e Gabi Pliger, che nel tempo ha rafforzato il proprio amore con 5 figli, già «maso-dipendenti», al punto da non infastidirsi se la sveglia suona prima del canto del gallo o le vacanze terminano dopo 3 giorni perché le coltivazioni richiedono una presenza costante. «Non è un sacrificio sottolinea Gabi-. Questa è la mia casa ed è il luogo dove voglio stare. Non allungo mai una vacanza, soffrirei troppo di nostalgia... Qui c'è tutto il mio bene e ciò a cui voglio bene». Come ti raccontano tutti i proprietari, alla fine il maso diventa una famiglia allargata. Dagli ospiti. «Sta crescendo anche il mercato italiano sottolineano -, ma sono soprattutto tedeschi. Prenotano di volta in volta. Alcuni tornano anche 4 volte nello stesso anno. Nei nostri masi arrivano tre generazioni della stessa famiglia: nonni, figli e nipoti. Amicizia, stima e il buon bianco prodotto dalle nostre uve cementano rapporti indelebili». Il maso è sopratutto amore: per quello che si è, per quello che si ha e per chi ci sta intorno. I coniugi Pliger raccontano quanto sia stato difficile ridurre gradualmente il numero e la varietà del bestiame (mucche, maiali, galline, pecore...) per stare dietro alle viti e alle tante qualità di mele. Perché il concetto originario del maso («produrre un po' di tutto, per avere quanto serve ogni giorno») è stato fondamentale fino a pochi decenni fa quando per esempio ciò che mancava (come il sale e l'olio, per esempio) veniva acquistato con il ricavato della propria produzione in eccesso. Chi sceglie di trascorrere qualche giorno in un maso punta al ben essere, ovvero alla consapevolezza dello stare bene. Anche per questo molti masi hanno ricavato uno spazio trasformandolo in una Spa «contadina». Insieme alla sauna, potrete immergervi in bagni di fieno, proveniente dalle malghe di alta montagna, o in quelli di lana, eccezionali per restituire energia, riattivare il microcircolo e depurarsi attraverso la sudorazione. Il benessere a chilometro zero qui parte dalla filosofia che tutto ciò che è estraneo al territorio, va evitato. Genuinità al 100% con tutti gli ingredienti reperiti nei boschi alpini: foglie di betulla e rosmarino per migliorare la circolazione, santoreggia per rilassare la muscolatura, erba consolida per le smagliature e la rigenerazione cellulare, farfara per lenire le infiammazioni e pulire la pelle, foglie di lampone per un effetto sauna, foglie di luppolo e fiori di lavanda per calmare e rilassare. Alla fine vi innamorerete di questo Gallo Rosso: alloggio ad hoc, ma anche 300 osterie contadine dove non sono ammessi piatti precotti, ma esclusivamente fatti in casa al 100%. Oltre l'80% dei prodotti utilizzati proviene dal maso e da un'azienda agricola altoatesina. Non troverete mai un distillato estraneo a un maso sudtirolese e che non vi venga in mente di chiedere una Coca Cola o una Fanta per i vostri bimbi... Non esistono, ma vi saranno offerti almeno 3 succhi di produzione propria.
E se siete collezionisti di souvenir «autentici» e non delle solite calamite «made in China», il Gallo Rosso ha selezionato 8 contadini capaci di ricavare dal legno, dalla lana, dal feltro e dalle uova di oca dei loro masi pezzi unici con tre garanzie imprescindibili: le opere devono essere costituite al 100% da materiali provenienti da masi sudtirolesi, devono essere realizzate interamente da mani contadine ed essere pezzi unici. Mai una uguale all'altra. Una vacanza che, alla fine, è un souvenir sotto ogni aspetto. E senza stagioni. Il maso non va mai in ferie, ma vi ci porta. Info: www.gallorosso.it.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.