Ma chi ama il cinema non scorderà il bandito sul treno per Yuma

Mauro della Porta Raffo

Vi parleranno di Gilda e di Rita Hayworth.
Vi ricorderanno il Dave lo sciccoso di Angeli con la pistola o il mitico Jubal di Vento di terre lontane. Esalteranno l'eleganza con la quale, dimentico di Rodolfo Valentino, ha interpretato la seconda, decorativa versione del corrusco e insieme decisamente indigesto romanzo di Vicente Blasco Ibanez I quattro cavalieri dell'Apocalisse. Queste e mille altre le memorie che l'annuncio della morte di Glenn Ford susciteranno in chiunque abbia davvero amato il Cinema con la c maiuscola.
Io voglio qui ricordarlo quale appariva nel finale di Quel treno per Yuma, magnifico e malinconico western in bianco e nero del 1957.
Bandito e predone celebre, catturato quasi per caso in conseguenza di una trascuratezza e per «colpa» di una donna della quale si è invaghito, salendo sul vagone senza opporre resistenza ed anzi, in qualche modo, impedendo ai suoi accoliti di liberarlo, ha in pratica aiutato il povero contadino Van Heflin che i casi della vita hanno eletto a suo angelo custode. Ha accettato di compiere con lui il viaggio verso la prigione che si colloca appunto a Yuma, in una zona ai confini tra Arizona, California e Messico, e di fargli guadagnare il sudatissimo compenso che, per quanto magro, gli permetterà di sopravvivere malgrado la siccità gli abbia impedito il raccolto.

Al villano che, stupito per l'aiuto ricevuto, gli chiede ragione del suo operare, nel mentre il treno, uscito dalla stazione, comincia a correre e la voce di Frankie Laine, dal nulla, cresce ad invadere lo schermo, in grado come è di mascherare sotto l'innata spavalderia la verità comunque dall'improvvisato policeman intuita, quasi indifferente, replicherà «Altre volte sono fuggito da Yuma!».

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