nostro inviato a LAquila
Chiesa per chiesa, ogni volta pregando che sia lultima. La circumnavigazione degli edifici con crocifissi a terra, altari sventrati, statue sbattute al muro e sminuzzate senza pietà, comincia presto. Prestissimo. Coi carabinieri del Comando tutela patrimonio culturale incaricati di mappare loltraggio allarte de LAquila e provincia. Ci inoltriamo tra le macerie delle basiliche, dei santuari, delle ormai ex belle cattedrali del circondario senza immaginare lo scempio che troveremo.
Sinizia dovè finita la vita. Dove londa del sisma sè abbattuta come un maledetto tsunami: a Villa SantAngelo. La settecentesca San Michele Arcangelo ha vomitato sul paese la sua bella facciata, o almeno tre quarti di essa. Il campanile, venato dalle scosse, dondola. La campana è muta, i capitelli dorati rimbalzano e rotolano ogni qualvolta la terra starnutisce. Dallaltra parte della via cè San Demetrio Nevestini con la cappella del Santo Protettore restaurata nel 96 che nessuno si sbilancia a dare per salva, così come la Congrega della Madonna del Suffragio edificata su affreschi bizantini in un piano inferiore. Preoccupa il battistero e liconostasi. Preoccupa la cattiveria con cui il terremoto sè concentrato su SantAdriano, gioiello normanno, prima pietra risalente allVIII secolo. Preoccupa, non poco, leremo di San Nilo nella valle di SantElia. A Fossa un danno allimmagine arriva dai danni materiali nellaustera Santa Maria ad Cryptas, capolavoro cistercense del Duecento, colpita duro. Grazie a Dio, e agli uomini della Soprintendenza, sè salvata la tavola di Gentile della Rocca «Madonna del Latte», provvidenzialmente traslocata nel museo nazionale dellAquila. Ferito anche SantEusanio e Madonna del Castello a SantEusanio Forcenese. Di San Pietro Apostolo a Onna è inutile parlare, la parrocchia è da radere al suolo, spianarla col sale e ricostruirla daccapo. Per non dire di San Giovanni.
Le auto dei carabinieri sinoltrano ora per Paganica, le macchine fotografiche scrutano linterno di Santa Maria Assunta dove don Dionisio, armato di baschetto e santa pazienza, con la supervisione dei pompieri fa pulizia tra gli inginocchiatoi e le panche dei fedeli. Non ci sono parole per la chiesa della Concezione, che è proprio dirimpetto ed è gonfia da far spavento: il frontale cannoneggiato al centro dà aria alledificio che da un momento allaltro esploderà come una bolla di gomma americana. Del convento delle Clarisse alla Madonna del Carmine sè già detto tutto, ma visto da dentro e con la lente dingrandimento dei militari fa rabbia e non ci si rassegna. La furia del terremoto ha risparmiato Tornimparte, eccezion fatta per gli intonaci staccatisi da San Panfilo a Villagrande e per le colonne scese senza garbo dal piedistallo a Rocca Santo Stefano. Pizzoli, o meglio Barete, è un caso a parte: a San Paolo, costruita nel XII secolo, il sisma ha spalancato la porta e lasciato la firma sulle pareti esterne. Senza gentilezza alcuna ha accarezzato le meraviglie di Lucoli. Il campanile a pianta quadra della seicentesca Beata Cristina ha vistose lesioni come il resto delledificio, si teme per gli affreschi di Gatti a Santa Menna e persino San Lorenzo a Casavecchia, di recente costruzione, fa la fine delle basiliche più anziane. La via crucis continua con la stazione di Casteldelmonte: lultima botta rischia di spedire ko la torre campanaria del duecentesco sacrario di San Marco Evangelista, dove don Andrea deambula svanito tra la sacrestia invasa dal soffitto, il cornicione spezzato sullaltare di San Sebastiano venuto giù tra le crepe di affreschi rari. Ad Assergi il flash indugia sulle campane della romanica Santa Maria Assunta, dedicata a San Franco di cui si ospitano le reliquie.
Vicino cè Camarda, con le volte rovinate malamente allinterno di San Giovanni Battista, meta estiva di Giovanni Paolo II. Nei pressi di Arischia è fuori uso San Benedetto, pendono le mura perimetrali a ridosso del campanile che sè staccato di netto. Sbirciare intorno a San Nicandro e Marciano in località San Rufina non fa bene alla vista. La chiesetta aveva resistito alla prima scossa, alle successive ma non allultima che lha fatta implodere e ripiegare, a destra, su se stessa. Un peccato mortale. Più su, scalando i tornanti, ecco il santuario della Madonna di Roio, in parte semidistrutto, inservibile, «inavvicinabile» sintetizzano i carabinieri. Idem alla Cona di Roio Colle, dove la Madonna si può intravedere da lontano coniugando le preghiere al passato: «pericolante» è il responso degli uomini dellArma. E via correndo nellarea di Barisciano: sè sbriciolata San Silvestro, pochi commenti da fare a San Pio delle Camere mentre sono ancora tutti da decifrare i danni nel trinavato cinquecentesco di San Felice Martire in quel di Poggio Licenze e nel resto dei luoghi di culto, dalla chiesa della Madonnella a quella della Visitazione.
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