Roma - Utenze già staccate da un mese e mezzo, sabato sfratto esecutivo dalla sede di Roma: chiude così l’Ebri, il centro di ricerche sul cervello voluto da Rita Levi Montalcini. Ennesima storia di talenti sprecati: il Premio Nobel per la medicina lo lanciò nel 2001. Doveva essere per la prima volta in Italia un’iniziativa "all’americana": fondi privati per la ricerca a disposizione di tutti. Così non è stato. L’ultimo atto si consumerà alle 9,30 di sabato mattina di fronte al giudice che dovrà decidere sul ricorso contro lo sfratto presentato dai legali del centro. Impresa disperata, dal momento che i soldi per pagare l’affitto della sede non ci sono più da mesi e questo è l’unico caso in cui la giustizia italiana non perdona
Da sabato a spasso 50 giovani ricercatori L’agonia dell’European Brain Research Institute incomincia lo scorso gennaio, con l’esaurirsi degli ultimi fondi disponibili. A giugno gli stipendi vengono bloccati, a luglio sospeso l’uso dei telefoni. Gli ultimi soldi sono arrivati dal pubblico, adesso sono finiti anche quelli. Che le cose non fossero messe bene lo aveva lasciato intuire anche Giorgio Napolitano salutando nei mesi scorsi la centenaria promotrice dell’Ebri. Stringendole la mano al Quirinale, il presidente si era lasciato andare ad una frase sibillina, augurando alle iniziative di Rita Levi Montalcini una grande possibilità di sopravvivenza. Così non è stato.
Ricercatori a spasso Da sabato l’Italia avrà a spasso, pronti per una nuova fuga di cervelli, 50 giovani di bravissimi ricercatori fra i 25 e i 40 anni.
Se ci fosse bisogno di saperlo e rendersi conto del danno, si ricorda che l’Ebri sfiorò il Premio Nobel per la medicina quattro anni fa, appena dopo essere stato presentato fra milleapplausi da Rita Levi Montalcini in un convegno a Cernobbio. Quello che rischia di restare di quell’applauso è l’enensima promessa non mantenuta per la ricerca italiana, soprattutto quella di eccellenza.
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