Chiudete i centri sociali Culle dei black bloc difese dai magistrati

Sono le culle dei black bloc italiani, ma sindaci progressisti e magistrati li difendono. E' il momento di dire basta. Le bestie di Roma vanno arrestate

Chiudete i centri sociali 
Culle dei black bloc 
difese dai magistrati

Non vengono da Marte. E neppure da Berlino o Londra come qual­cuno vuole farci crede­re. I criminali che sabato hanno di­s­trutto Roma e attentato alla vita di poliziotti e carabinieri proveni­vano da città italianissime, da Bari a Torino. Dietro la sigla «black bloc» si cela il teppismo nazionale che cresce e si organizza impuni­to, nonostante le evidenti illegali­tà, nei centri sociali che pullulano nelle nostre città. Disagio giovani­le, lo chiamano i sociologi (altra categoria pericolosa). Ragazzi senza speranza, li difendono quel­li della sini­stra che siedono in Par­lamento a ventimila euro al mese. Teppisti, li chiamo io, giovani an­noiati e frustrati che non hanno vo­glia di diventare grandi, di misu­rarsi con i problemi della vita. Di­cono: la colpa non è loro ma della società. Balle, la colpa è tutta e so­lo loro, non certo nostra. Se com­plici ci sono, vanno cercati in chi li finanzia, in chi (sindaci e magistra­ti buonisti) permette loro di com­piere ogni tipo di illegalità. Possi­bile che l’obbligatorietà dell’azio­ne amministrativa e penale valga soltanto per punire chi lascia un minuto l’auto in sosta vietata o per inseguire le ragazze ospiti di Berlu­sconi? Dove sono vigili e magistra­ti q­uando una banda di sfaccenda­ti occupa case e palazzi pubblici e privati? Perché è in quelle oasi sfuggite al controllo dello Stato che i peggiori di loro organizzano i piani della guerriglia, nascondo­no armi improprie, preparano le molotov da lanciare per le nostre strade il sabato pomeriggio.

I centri sociali sono una minac­cia, non una risorsa della società. Vanno chiusi, se serve, con la for­za. Perché la Guardia di finanza e l’ispettorato del lavoro devono po­ter mettere sottosopra le aziende mentre un centro sociale può sta­re­tranquillo nella sua assoluta ille­galità incubatrice di violenza? Non prendiamoci in giro. Solo a volerlo, le Procure possono sape­re chi sono questi signori in mezza giornata. Anzi, probabilmente già lo sanno e non fanno nulla. Per­ché se si muovono poi si arrabbia­no Vendola e Di Pietro, Bersani e Santoro. Dopo quello che si è visto ieri, sarebbe meglio farli infuriare e darsi una mossa.

Prendere le distanze dai violen­ti e difendere i centri sociali è una contraddizione in termini. Chi punta il dito sui criminali di ieri e celebra la memoria di Carlo Giu­liani (il no global morto durante gli scontri del G8 di Genova men­tre cercava di spaccare la testa a un carabiniere con un estintore) è un furbo in malafede. Carlo Giulia­ni era un delinquente esattamen­te come quelli visti all’opera a Ro­ma. Dedicargli, come fece Rifon­dazione comunista, un’aula di Montecitorio (presidente della Camera era Bertinotti) è stato un insulto all’Italia intera. La poesia che a Giuliani ha dedicato Nichi Vendola, possibile candidato pre­mier della sinistra moderata, è sta­t­o un invito a tanti giovani a seguir­ne l’esempio, a spaccare la testa ar­mati di estintore. Contro i cattivi maestri non possiamo fare nulla, chiudere i centri sociali è un dirit­to- dovere di chi amministra le cit­tà e la giustizia.

Non bisogna avere paura.Non l’ha avuta Obama,pre­sidente nero e democratico degli Stati Uniti, ad arrestare oltre mille «indignati» turbolenti. Anzi, l’America tutta l’ha solo ringrazia­to. Proviamoci anche da queste parti.

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