Antonio Risolo
«Qualsiasi cosa succeda nelle votazioni non uscirò da Ucina. È la mia casa, credo in Ucina, nella sua storia, perché la nautica ha casa in Ucina».
Il Cavalier Massimo Perotti, patron di Sanlorenzo e past president della Confindustria nautica, entra a gamba tesa per fare chiarezza sulle polemiche che in questi giorni agitano la campagna elettorale per l'elezione (20-21 giugno) del successore di Carla Demaria.
Cavaliere, come si comporterà se vincerà un candidato non votato da lei?
«Ritengo di essere una persona corretta e quindi appoggerò il presidente che verrà eletto, chiunque esso sia, perché è giusto così, sono le regole di un'associazione che si rispetti. Del resto ho sempre difeso Ucina e il Salone Nautico, investendo molto per portare a Genova tutta la gamma Sanlorenzo, anche negli anni in cui in fiera non ci andava nessuno».
Riunificazione: tutti la vogliono e nessuno quaglia...
«Per quel che mi riguarda è indispensabile fare ogni tentativo per riunificare le due associazioni (Ucina e Nautica Italiana, ndr). I tempi sono maturi. I presupposti ci sono. Metterò in campo tutte le mie energie per centrare questo obiettivo, anche perché rispetto a dieci anni fa, cioè all'inizio della crisi, oggi l'industria nautica italiana è ancora più forte nel mondo. C'è meno concorrenza, siamo più leader di inglesi, francesi, olandesi e americani. Mi spiego meglio: i primi tre costruttori globali di superyachts - Azimut-Benetti, Ferretti e Sanlorenzo - hanno lavorato meglio degli altri rinnovando il prodotto e riorganizzando le rispettive strutture. Va da sé che un'associazione unica e compatta avrebbe più forza anche a Bruxelles per difendere sia gli interessi dell'industria nautica europea sia di quella italiana».
Chi potrebbe essere il presidente perfetto?
«Se proprio potessi scegliere mi piacerebbe indicare i possibili presidenti che oggi sarebbero molto graditi, in quanto più di altri propedeutici alla riunificazione. Nella scelta del suo nuovo presidente, a mio avviso, Ucina dovrebbe dare un segnale positivo di amicizia, di considerazione e di rispetto nei confronti di Nautica Italiana. E siccome la grande industria nautica si concentra lungo la direttrice La Spezia-Viareggio-Livorno, mi permetto di suggerire ai soci-elettori due nomi in particolare: Maurizio Balducci e Saverio Cecchi. Rappresentano al meglio la nobile storia della nautica viareggina. Cecchi, oltre 30 anni trascorsi in Ucina, ne conosce i meccanismi fin nei dettagli e ha ottimi rapporti con gli antagonisti di Nautica Italiana, come Maurizio Balducci del resto».
È un messaggio forte...
«Se si vuole davvero la riunificazione, credo sia più logico eleggere un presidente che aiuti questo passaggio importante per tutto il settore. Mi permetto di suggerire questi nomi non perché gli altri candidati non siano all'altezza, ma perché la storia è maestra di vita: di solito chi fa la guerra non riesce a fare la pace... Il mio è un messaggio forte sì, ma per l'esclusivo bene di Ucina».
È pentito di essersi dimesso da presidente nel 2015?
«No. Mi sono fatto da parte perché, da uomo d'azienda, mi piace lavorare. Con Ucina mi ero posto degli obiettivi che non riuscivo a portare a termine per mille ragioni».
Parliamo di Sanlorenzo.
«Direi bene. Il mercato è sempre positivo, a fine 2018 c'è stato un rallentamento, ma nel primo trimestre 2019 anche queste nubi sono state spazzate via. Posso dire che dal punto di vista degli ordini e della ritrovata vivacità del mercato prevedo un buon 2019, forse addirittura migliore del 2018».
Sanlorenzo Spa, terzo produttore globale di superyacht, ha chiuso il 2018 con un fatturato di 380 milioni di euro, in crescita del 27% sul 2017 (+20% la
stima per il 2019). Previsione realistica considerato un portafoglio ordini di 500 milioni tra il 2019 e il 2020.Riorganizzato anche il management: Ferruccio Rossi ad di Sanlorenzo Spa e Carla Demaria ad del marchio Bluegame.
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