Chiuso, messo sotto sequestro dalla polizia il «Bibis», ristorante trendy di via di Tor Cervara. Più che a servire pasta, vini e dessert, il proprietario Gaetano C., incensurato napoletano di 41 anni, ora in carcere, pensava a piazzare dosi di cocaina. Gli uomini della settima sezione della squadra mobile di via di San Vitale ne hanno trovato quasi un chilo e seicento grammi nascosto nelle pareti del locale dietro a pannelli rimovibili chiusi con viti. Non basta. Insieme alla polvere bianca, dottima qualità e che sul mercato avrebbe fruttato la bellezza di 300/400mila euro a seconda del tipo di taglio, cerano tavolette di hashish per 600 grammi. Non mancavano nemmeno bilancini di precisione e tutto il necessario per il confezionamento. Sulla droga una scritta: «Barca». Secondo gli inquirenti, potrebbe indicare il luogo di provenienza, forse Barcellona. Stupefacente dalla rotta Sudamerica, Spagna, Italia, con tutta probabilità, che luomo pensava bene di smerciare dietro alla sua attività di copertura, comunque fiorente. Un intreccio di affari, droga e un sospetto giro di riciclaggio di denaro sporco allombra del Cupolone, su cui ora gli agenti dovranno fare piena luce arrivando ai fornitori e finanziatori della maxi-partita. «Gaetano operava insieme con un socio - spiega innanzitutto Giovanna Petrocca, a capo dellantidroga - risultato, però, estraneo alla vicenda. Stiamo indagando, invece, su alcune altre conoscenze del ristoratore, soprattutto tra pregiudicati».
A portare i «segugi» della mobile lungo la Tiburtina alcune «dritte» giuste su movimenti sospetti anche e soprattutto al di là dellorario dapertura al pubblico, in tarda serata o a notte fonda: un via vai di personaggi con reati specifici, soprattutto dellarea campana, per i quali le porte del Bibis, dunque, non erano mai chiuse. In unaltra cavità del locale gli agenti hanno poi rinvenuto due pistole, una Smith&Wesson risultata rubata l8 agosto scorso a Bologna e una calibro 7,65 con matricola abrasa. Sigillati in alcune scatolette, invece, alcuni anelli e una collana. «Li avevo presi per ripararli», ha tentato di giustificarsi Gaetano C., che gestiva il ristorante dal 97, ma gli investigatori ritengono che possano essere stati pegno o contropartita per la cessione di alcune dosi. Il blitz della mobile è scattato laltra settimana, in pieno pomeriggio.
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