Dal cibo alla salute: conservare costa

La ricerca di materiali alternativi rischia spesso di aumentare gli sprechi

Dal cibo alla salute: conservare costa

«La Bic Cristal è il solo esempio di socialismo realizzato», diceva Umberto Eco. «Per fortuna», aggiungeranno i lettori del Giornale. Secondo il famoso scrittore ed esperto di semiotica, la più comune penna di plastica «ha annullato ogni diritto di proprietà e ogni distinzione di stato». Al di là delle considerazione ideologiche, non c'è dubbio che Eco cogliesse un aspetto oggi trascurato della potenza innovativa delle plastiche: hanno portato in tanti campi insospettabili una potente trasformazione. Dalla medicina al design, dall'arte ai trasporti. La Bic, con il suo fusto trasparente che consente di vedere quando si esaurisce l'inchiostro, la forma anatomica e il costo estremamente ridotto, da quando Marcel Bich l'ha inventata (1950) ha venduto 100 miliardi di pezzi.

La stessa motorizzazione di massa deve un grande tributo ai polimeri. Alleggerendo le vetture, hanno tagliato consumi e inquinamento. Basti pensare che nel 1960 un'auto mediamente conteneva una dozzina di chili di plastiche. Oggi oltre duecento. Anche la conquista dello spazio è in debito con questi materiali ormai finiti sulla lista nera dei movimenti ecologisti. Per proteggere gli astronauti da enormi sbalzi di temperatura, micrometeoriti e raggi cosmici si è fatto ricorso a polimeri in forma di fibra come kevlar e normex. Tutti membri della famiglia del nylon. Cioè il materiale di cui sono fatte le reti da pesca, il più diffuso negli stomaci dei pesci.

La Ong americana Practice Greenhealth sostiene che il 25 per cento dei rifiuti ospedalieri siano di plastica. E la medicina in effetti ne fa un larghissimo impiego giustificato da caratteristiche preziose per la sanità: basso costo, facilità di sterilizzazione. E la possibilità di modificarne la struttura in modo da essere resistente ai microbi. Una convenienza che, secondo i critici, ha portato a un abuso di questi materiali. E il punto centrale è proprio questo: ha senso chiedersi se per alcune applicazioni si possono usare materiali alternativi in modo conveniente. Ma con razionalità. Perché in determinate situazioni, ad esempio nella conservazione non di tutti i cibi, ma di molti (un film di plastica può allungare di 60 giorni la vita del parmigiano) si rischia di aumentare lo spreco di materie prime ed energia.

Chiedete a Greta Thunberg. Nelle foto su Instagram dei suoi viaggi in barca, la Malizia II e La Vagabonde, compaiono bottiglie di plastica. Forse lo skipper non se l'è sentita di imbarcare sei casse di borracce di alluminio.

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