Il record di vittorie di tappa al Tour de France, proprietà di Eddie Mercxx, rimarrà imbattuto per chissà quanti altri anni. L’unico che avrebbe potuto battere il campionissimo belga, Mark Cavendish, cade in maniera banale ma rovinosa. Basta un rallentamento improvviso nel gruppo per farsi male alla clavicola: l’ex campione del mondo si deve quindi ritirare. Grande delusione per il campione dell’Isola di Man, specialmente viste le polemiche a Bordeaux e la vittoria “scippata”.
La tappa, segnata da una lunga fuga, finisce come previsto, con la volata tra i favoriti. Gran lotta sul rettilineo in leggera salita con Wout van Aert ostacolato sul più bello da un problema tecnico del compagno di squadra Laporte. Si risolve tutto in un testa a testa tra Jasper Philipsen e Mads Pedersen. Stavolta a ridere è l’ex campione del mondo danese, che regge alla rimonta del dominatore delle volate in questo Tour. Domani la Grande Boucle torna sul Massif Central con la mitica ascesa al Puy de Dome. Le sorprese non mancheranno di sicuro.
Cavendish cade male: è ritiro
Gran caldo a complicare la vita di un gruppo già molto stanco. Nonostante il vento alle spalle, nessuno riesce a trovare l’azione giusta nelle prime fasi della tappa. Ritmo piuttosto sostenuto da parte del gruppo, con velocità medie ben oltre i 54 km/h. Alla fine è Tim Declerq della Soudal-QuickStep a guidare Delaplace e Turgis per un’azione significativa, che si guadagna fino a 4 minuti di vantaggio. Evidentemente la squadra, delusa da una partenza di Tour decisamente insoddisfacente, vuol provare a giocarsi il jolly. Nonostante il lavoro della Alpecin e della Intermarche, il trio di testa collabora in maniera efficace e riesce a tenere il ritmo del peloton. Sul traguardo volante, mini-sprint che vede i 20 punti andare a Delaplace, che beffa il connazionale. Alle loro spalle è ancora una volta Jasper Philipsen a vincere in volata, anche se stavolta deve faticare più del solito: i punti gli permettono quindi di allungare sui rivali nella classifica della maglia verde.
Il ritmo sostenuto causa qualche frattura nel gruppo ma la Jumbo-Visma non ci sta e ricompatta il tutto. Possibile che, quindi, oltre a difendere la maglia gialla, oggi si voglia lavorare per consentire a Wout van Aert di cogliere una vittoria nella prima settimana. Gli strappi della Jumbo fanno scendere il vantaggio dei fuggitivi a circa 4 minuti ma i primi movimenti veri si vedono nell’avvicinamento del primo GPM di giornata, i 2,8 chilometri al 5,2% di pendenza media della Côte de Champs-Romain. Turgis riesce a portarsi a casa il punticino per la classifica scalatori ma il transalpino certo non può minacciare la maglia a pois Powless. Con il gruppo che rosicchia secondi su secondi, uno dei tanti rallentamenti casuali che succedono ogni tanto ha conseguenze disastrose per uno dei ciclisti più attesi. A finire a terra nel mezzo del peloton è proprio Mark Cavendish: la velocità non era altissima ma il ciclista britannico è stato sorpreso, cadendo pesantemente a terra. Dopo pochi minuti la sentenza amarissima per l’ex campione del mondo: frattura alla clavicola, il suo Tour finisce qui. Il record di vittorie di tappa del Cannibale rimarrà inviolato.
Stavolta la spunta Pedersen
Mentre la notizia del ritiro di uno dei protagonisti di questo Tour, all’ultima Grande Boucle di una carriera memorabile, sta facendo il giro del mondo, la tappa procede senza grandi emozioni. A circa 40 chilometri dall’arrivo 1’58” sono decisamente pochi. Quando il gruppo sembrava abituarsi al solito tran tran, ecco l’attacco che non ti aspetti: a partire all’improvviso è il danese Asgreen che scatta forte e prova ad aggregarsi alla fuga. L’ex vincitore del Giro delle Fiandre potrebbe riuscire nell’impresa ma è un attacco rischioso il suo. L’alfiere della Soudal-QuickStep spinge forte e nel giro di qualche chilometro guadagna una trentina di secondi sul gruppo ma il trio di testa è ancora lontano. Nonostante il tanto impegno, il gruppo alle spalle si scuote e va a riprendere il danese, limando chilometro dopo chilometro il vantaggio dei fuggitivi. A circa 20 chilometri dal traguardo di Limoges, siamo attorno al minuto ma è difficile che riescano ad uscire indenni dalle due ultime scalate di giornata. Il trio si rianima sull’ascesa verso il primo GPM, quello della Côte de Masmont: visto che Declerq e Delaplace non ne hanno più, Turgis se ne va e si aggiudica il punticino in palio.
Lo scatto del francese è importante ed i compagni di fuga non riescono a reagire, venendo lentamente riassorbiti da un gruppo tirato dalla Jumbo-Visma, con Van Aert che rimane alla ruota di Vingegaard, pronto ad attaccare. Anthony Turgis accelera ancora ma Declerq tiene duro, rimanendo a circa 7 secondi. I veri movimenti sono però nel gruppo, dove Van der Poel si attiva per rispondere al rivale e, magari, a rimettere in posizione ideale il solito Philipsen. L’ultimo GPM di giornata non è particolarmente duro ma con la fatica accumulata non è banale. Turgis fa di tutto per resistere ma il gruppo va a velocità doppia e lo riprende ad 8 chilometri dall’arrivo. A questo punto c’è spazio solo per la lotta tra i favoriti.
Ultimi chilometri molto nervosi, con lo stesso Vingegaard a lavorare per Van Aert. Nelle retrovie finisce per terra Simon Yates e perde secondi pesantissimi, visto il ritmo scatenato del gruppo. Skjelmose si porta davanti per tirare la volata a Pedersen ma tutti i favoriti restano sempre lì, in testa. Pogacar, aiutato dall’azzurro Trentin, sembra volersela giocare ma difficile capire come finirà questa volata. Appena si entra a Limoges, il gruppo si sbriciola tra le tante rotatorie da fare ad alta velocità. Si decide tutto nel lungo rettilineo in leggera salita. Parte lungo Laporte, tirandosi dietro Wout van Aert ma Philipsen e Pedersen sono lì. Con tre vittorie alle spalle ti aspetteresti che il belga la spunti ancora una volta ma, almeno stavolta, Mads Pedersen ne ha di più. Ennesima delusione per Van Aert, bloccato per un secondo dal compagno Laporte: davvero sfortunatissimo il belga, che ha dovuto staccare in piena volata per un problema al cambio del francese.
Classifica di tappa e generale
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La tappa di domani
L’ultima tappa prima del giorno di riposo è sempre piuttosto complicata in un Grand Tour e quella di domani andrà trattata con il rispetto che merita. L’inizio è relativamente semplice, con salitelle piuttosto gestibili ma il finale di tappa è decisamente più pesante. La salita che riporterà il Tour sul Massif Central, scalando l’antico vulcano del Puy de Dome non va presa sottogamba.
La Grande Boucle non tornava da queste parti dal 1988 e basta dare un’occhiata alla salita per capire il perché: 13,3 chilometri con pendenza media del 7,7% e rampe ancora più dure.
Il finale in quota sembra fatto apposta per gli scalatori veri, che potranno giocarsi la vittoria di tappa proprio negli ultimi chilometri. Le squadre di vertice, però, staranno attente a non lasciar scappare fughe pericolose: una distrazione potrebbe costare parecchi secondi. Meglio non rischiare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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