Un Tour de France spettacolare non avrebbe potuto avere una chiusura migliore. C’è stato spazio per tutto, dal trionfo di un italiano che, dopo 31 anni tornerà a vestire la maglia a pois sugli Champs Elysées alla last dance di un grande campione francese, che sulle sue strade ha sfiorato l’impresa. Ad alzare le braccia al cielo è stato, però, Tadej Pogacar: grazie al lavoro encomiabile di Felix Gall ed Adam Yates riesce a regolare in volata la maglia gialla Jonas Vingegaard, che stavolta deve accontentarsi del secondo posto. C’è stato anche qualche movimento nella classifica generale, con i gemelli Yates che scavalcano per pochi secondi Carlos Rodriguez, caduto ad inizio tappa in discesa. Questo Tour ha voluto regalare spettacolo fino all’ultima salita, grazie anche ad un pubblico enorme, entusiasta e molto rispettoso. L’edizione 2023 sta per passare nei libri di storia: ci rivediamo l’anno prossimo.
Ciccone in gran forma
La terza settimana del Tour giunge al culmine con la tappa più temuta, quella che sui monti dei Vosgi potrà fornire le ultime risposte prima della tradizionale passerella a Parigi. Solo 133 chilometri ma molto duri, con alcune salite che non sarebbero fuori posto in un tappone dolomitico del Giro. Se la battaglia per la maglia gialla è già finita, qualcosa potrebbe muoversi nella classifica più cara a noi italiani, quella per la maglia a pois, che l’azzurro Giulio Ciccone dovrà difendere da ogni possibile assalto. Nonostante la tanta stanchezza in gruppo, l’aspettativa è per attacchi già dalla partenza ed il solito Victor Campenaerts, nonostante si sia sbattuto non poco negli ultimi giorni, è ben lieto di salutare tutti e provare un’azione. Visto che il primo GPM di giornata, il Ballon d’Alsace, non è molto lontano, la Lidl-Trek si mette in moto per proteggere il primato dell’abruzzese, avanti all’ottimo Felix Gall di soli sei punti.
Campenaerts rimane solo sulle prime rampe quando il compagno di fuga De Buyst viene riassorbito ma lo spettacolo è in testa al gruppo, dove gli attacchi della AG2R vengono rintuzzati con puntualità da Ciccone e soci, decisi a non mollare un centimetro ai rivali. Skjelmose e Trentin si danno un gran da fare per ricucire lo strappo, alzando il ritmo non poco e mollando per strada gli ultimi velocisti sopravvissuti. Il belga è ripreso ad un chilometro dallo scollinamento e si scatena la lotta per arrivare primi sul GPM. L’abruzzese, per fortuna, ha ancora benzina nel serbatoio e riesce a portare a casa i punti in palio: la sua volata di 150 metri gli permette di precedere il compagno di squadra e Mads Pedersen, allungando a 11 punti il distacco dal ciclista austriaco.
La discesa è piuttosto tecnica ma viene affrontata ad alta velocità: quando Alaphilippe prova un accelerazione, a finire a terra è Carlos Rodriguez. Lo spagnolo riesce a riprendere ma perde un minuto e 30 secondi: è un segnale d’allarme da non ignorare. A terra è finito anche il super-gregario di Vingegaard Sepp Kuss, che viene trattato da un medico dell’organizzazione. Nel gruppetto di testa c’è anche la maglia gialla, cosa che, ovviamente, non va giù a Pogacar e alla UAE, che avrebbe una gran voglia di portare a casa almeno una vittoria di tappa. Mads Pedersen è il primo a passare sul traguardo volante, raccogliendo 20 punti ma è l’ultimo exploit dei fuggitivi, che rallentano quanto basta. Scelta saggia, visto che ci sarà ancora da faticare.
Il trionfo di Giulio
In questa tappa dura ma condensata c’è davvero poco tempo per rilassarsi: appena finita la discesa tocca già affrontare il secondo GPM, la salita che porta al Col de la Croix des Moinats. La Bora-Hansgrohe si mette d’impegno per riassorbire i fuggitivi ma Ciccone non ci sta: ha gli occhi fissi sul risultato, quella passerella sugli Champs Elysées che avrà sognato chissà quante altre volte, anche se indossando una maglia di un colore diverso. A due chilometri dal GPM il vantaggio dei fuggitivi è attorno ai 30”, ma questo al duo della Lidl-Trek importa poco: grazie all’aiuto di Skjelmose, Ciccone riesce ancora a fare il pieno, impedendo ai rivali Gall e Vingegaard di accorciare le distanze. Coi cinque punti portati a casa, ormai per l’abruzzese è solo una questione di matematica, un conto da chiudere prima delle due salite finali, quando in palio di saranno ben 20 punti. Visto che queste saranno le sue ultime salite al Tour, Thibaut Pinot aveva annunciato che avrebbe dato il massimo e vuol dare una soddisfazione ai tantissimi tifosi che lo stanno aspettando per strada. Con Madouas e Küng si lancia all’inseguimento, staccando il peloton di 30 secondi.
Let's go! @ThibautPinot on the attack after the summit!
— Tour de France (@LeTour) July 22, 2023
C'est parti ! @ThibautPinot passe à l'attaque après le sommet ! #TDF2023 pic.twitter.com/AXDosiQ9eZ
Sul Col de Grosse Pierre, ancora punti per Ciccone, anche se il gruppetto Pinot si è aggregato alla fuga. Quando il vantaggio arriva a circa un minuto, anche Rigoberto Uran e Vermaerke provano a riprenderli per giocarsi le proprie carte più avanti, magari pensando alla vittoria di tappa. Il prossimo GPM certo non è dei più difficili ma i due punticini in palio per chi arriva per primo sul Col de la Schlucht sarebbero sufficienti per consegnare all’abruzzese la maglia a pois. Nessuno ha voglia di mettersi tra lui e la vittoria, tanto da consentirgli di alzare le braccia al cielo e celebrare come se avesse vinto il Tour. Grandissima soddisfazione per lui e per il ciclismo italiano, che non vinceva l’iconica maglia a pois dal 1992, quando il re delle montagne era El Diablo Claudio Chiappucci. Estate memorabile per Giulio, tra il ritiro dal Giro causa Covid, il matrimonio, la luna di miele ai campionati italiani e questa vittoria che ripaga dei tanti sacrifici fatti.
Job done for @giuliocicco1! He is now sure to wear the polka dot jersey in Paris tomorrow! Bravo Giulio !
— Tour de France (@LeTour) July 22, 2023
C'est fait pour @giuliocicco1 ! Il est assuré de porter le @maillotapois sur le podium final demain s'il termine le Tour !#TDF2023 pic.twitter.com/CgwiqYmgtU
La grande festa di Thibaut Pinot
Dopo la grande gioia per Giulio Ciccone, rimangono ancora tante salite in questa tappa e, alle spalle, la UAE si mette a tirare per riprendere la fuga, avanti di 1’15”. Il gruppo di testa, però, non è da prendere alla leggera: a parte l’azzurro e Skjelmose, che ha fatto un gran lavoro finora, ci sono ciclisti niente male, da Uran a Pidcock ai francesi Barguil e Madouas. Il protagonista, però, è l’eroe di casa, che da queste parti è nato ed è diventato un campione. Appena la strada sale verso il Petit Ballon, ecco che Pinot si lancia all’attacco: è uno strappo secco, importante, al quale riescono a rispondere solo in quattro, incluso Ciccone, che a questo punto potrebbe giocarsi anche la vittoria di tappa. Il quintetto di testa, vista la presenza di Pidcock, andrà forte anche in discesa, il che spinge la UAE a tirare forte il gruppo, che è scivolato ad 1’30” di ritardo. Il peloton perde pezzi di continuo ma Pinot ne ha ancora e prova a lasciarsi dietro i compagni di fuga.
A 30 chilometri dal traguardo Pinot riesce a guadagnare qualche metro, trascinato dall’entusiasmo dei suoi tifosi davvero scatenati. L’attacco è di quelli importanti e solo Pidcock riesce a rispondere, rimanendo comunque ad una decina di secondi: Ciccone e gli altri faticano a rimanere a 30 secondi, con il peloton che si fa sotto, trascinato da UAE e Jumbo-Visma, con la maglia gialla sempre in buona posizione. A questo punto Thibaut Pinot è in trance agonistica e continua a salire come un treno, circondato da due ali di pubblico davvero ammirevole, che riesce a dare il massimo senza mai ostacolare i corridori. Pidcock e Barguil sono gli unici a riuscire a reggere il suo passo ma a due chilometri dalla vetta del Petit Ballon sono a 25 secondi. Ciccone, invece, non ce la fa e viene riassorbito dal peloton. Non è ancora detto ma, forse, per la vittoria di tappa di un italiano toccherà aspettare un altro anno.
Merci Thibaut #TDF2023 | @ThibautPinot pic.twitter.com/waXVhEK9ze
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A questo punto è davvero una passerella trionfale per il ciclista transalpino, atteso da migliaia di tifosi su quello che è stato definito virage Pinot, una curva dove c’è un clima da stadio per l’eroe di casa. Ad 1’30” Majka ed Adam Yates si portano in avanti per provare a tenere alto il ritmo ma a questo punto difficile che ci siano grossi scossoni nella classifica generale. Pinot scollina per primo ed ora dovrà affrontare una lunga discesa di quasi 10 chilometri che conosce molto bene. Pidcock è uno specialista ma avrà il suo bel da fare per riprendere lo scatenato alsaziano.
Niente finale da favola
La discesa del Petit Ballon, a suo tempo, costò carissima a Miguel Indurain e stavolta a cadere è il francese Gaudu, senza però grosse conseguenze per il ciclista bretone. Pinot, invece, questa discesa la conosce a menadito e viene giù a velocità molto sostenuta: gli inseguitori, però, tirano forte e gli rosicchiano qualche secondo. Tutti, in fondo, vorrebbero che l’ultima tappa di montagna del campione francese lo vedesse trionfare ma al Tour c’è poco spazio per i sentimenti: ogni vittoria va conquistata con le unghie e coi denti. Quando si arriva ai piedi dell’ultima salita del Tour, il Col du Platzerwasel, il vantaggio dell’alsaziano è sceso a soli 10 secondi ma la tappa non è ancora finita. Il gruppo è a soli 40 secondi ed a 13 chilometri dal traguardo parte l’attacco secco di Pogacar, seguito a ruota dall’eterno rivale, la maglia gialla Vingegaard. Visto che il tentativo non ha avuto successo, lo sloveno si rialza ed aspetta che arrivi il compagno di squadra Felix Gall a dargli una mano nell’ennesima battaglia con il campione danese.
@TamauPogi attacks! Jonas Vingegaard follows!
— Tour de France (@LeTour) July 22, 2023
@TamauPogi attaque ! Jonas Vingegaard le suit comme son ombre !#TDF2023 pic.twitter.com/NgCACV8HRi
Barguil e Pidcock si fanno sotto a Pinot ma al GPM mancano ancora quasi cinque chilometri, quindi tutto può ancora succedere. Adam Yates e Pello Bilbao si lanciano all’inseguimento della maglia gialla, che ha quasi ripreso i tre fuggitivi. Il premio combattività va a Pinot proprio quando viene raggiunto dai dominatori di questo Tour de France ma non c’è nemmeno tempo di festeggiare che arriva il nuovo strappo di Gall, seguito a ruota da Vingegaard e Pogacar. L’azione dell’austriaco è molto efficace ma i verdetti arriveranno nell’ultimo chilometro, quello con le pendenze più importanti, oltre l’11%. Alle loro spalle Simon Yates raggiunge Barguil e Pinot, con il gemello Adam che lo raggiunge poco dopo: la distanza dal trio di testa non è tanta, solo 33 secondi ma non sarà semplice riprenderli.
Il duello giunge alla fine
L’azione dei gemelli Yates garantisce ad Adam il sorpasso nei confronti di Rodriguez ed il gradino più basso del podio ma è ancora troppo presto per dire come andrà a finire. La caduta subita ad inizio tappa dello spagnolo, chiaramente, si sta facendo sentire. Sugli ultimi 500 metri Gall sembra farsi da parte ma la maglia gialla non ha intenzione di dare cambi e rimane lì, a controllare il rivale Pogacar. L’austriaco è il primo ad arrivare sull’ultimo GPM, con i gemelli britannici a solo 14 secondi di distanza: più indietro, a 40 secondi, Barguil ed un immarcescibile Pinot, che fatica però a tenere la ruota di Pello Bilbao. I sette chilometri dal traguardo non saranno una passeggiata e vivranno dell’ultima puntata del duello tra i dominatori del Tour. Vingegaard non avrebbe voglia di farsi riprendere da Yates ma non collabora, consentendo ai britannici di farsi sotto.
Una volta raggiunti i fuggitivi, Adam Yates concede il cambio a Gall e si mette a tirare: il suo interesse sarà quello di non far rientrare Pello Bilbao, che in volata ne avrebbe più di tutti. Il fratello Simon, invece, ha voglia di rovinare i piani della UAE e prova a scompaginare le carte. A 3 chilometri dal traguardo di Le Markstein è ormai guerra di nervi nel quintetto di testa, con tutti i ciclisti pronti all’ultima volata. Ultime curve veloci ed il treno della UAE sembra funzionare per Pogacar, tirato da Adam Yates. Vingegaard non molla la ruota dello sloveno e si decide tutto negli ultimi 200 metri: il danese parte per primo ma stavolta Pogacar ne ha decisamente di più. Vittoria doveva essere e vittoria è stata, grazie al grande lavoro della UAE. La maglia gialla è andata al rivale ma la speranza è di far dimenticare il dramma sportivo del Col de la Loze, quella che gli è costata il Tour. Ora ci sarà solo spazio per i calcoli e la versione finale della classifica generale. Un finale degno di tre settimane all’insegna del grande ciclismo: ci vediamo l’anno prossimo.
Classifica di tappa e generale
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La tappa di domani
Dopo la gran fatica sui Vosgi, tempo della tradizionale passerella sulle strade di Parigi, con il Tour che torna nella capitale francese, partendo da un posto che diventerà ben noto ai tifosi delle due ruote, il nuovo velodromo nazionale di Saint-Quentin-en-Yvelines, dove si terranno le gare delle olimpiadi estive dell’anno prossimo. Altimetria certo non preoccupante, visto che di salite non ce ne sarà neanche l’ombra e, quindi, ultima occasione per i velocisti di portare a casa una vittoria al Tour de France proprio sul filo di lana.
Se Mark Cavendish, che a Parigi ha già vinto quattro volte, non fa più parte della carovana da un pezzo, saranno molti gli sprinter pronti a fare di tutto per chiudere la Grande Boucle con il sorriso
sul volto. I più soddisfatti, però, saranno sicuramente Jonas Vingegaard e Giulio Ciccone, che saranno premiati dal presidente Macron come vincitori del Tour e della classifica scalatori.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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