In Cina Paperino vietato all’ora di cena

Il governo di Pechino proibisce alle tv di trasmettere i cartoni animati di Walt Disney nelle ore di massimo ascolto: «Sono diseducativi per i bambini. Meglio le storie autarchiche »

In Cina Paperino vietato all’ora di cena

Attenzione alle seguenti scene «immorali»: Paperino che prende a calci Qui, Quo e Qua; zio Paperone che stramaledice Rockerduck; Topolino che regala un mazzo di fiori a Minni; Pluto che fa pipì sulla gamba di Pippo; Ciccio che disubbidisce agli zii Orazio e Clarabella. Immagini «fortemente diseducative», almeno a giudizio della Sarft, che non è l’ultimo modello di Suv con i fari a mandorla, bensì l’organismo cinese addetto alla censura televisiva e radiofonica. La decisione presa dalla «State administration of radio, film and television» di Pechino sembra un’invenzione divertente di Archimede, ma in realtà è serissima: la severa Sarf ha decretato infatti che «i cartoni animati di Paperino e Topolino saranno banditi dagli schermi televisivi cinesi dalle 17 alle 21» (vale a dire le ore di massimo ascolto durante le quali i bambini cinesi restano incollati al video). Il motivo che ha portato il Minculpop del Celeste Impero ad «arrestare» - oltre alla banda Bassotti - l’intera banda Disney è riconducibile all’esigenza di «creare un ambiente favorevole soprattutto in previsione delle Olimpiadi, che si terranno dall’8 al 24 agosto a Pechino». In quell’occasione tutti gli occhi del mondo saranno puntati sulla Cina e i «prodotti locali» dovranno offrire il meglio di sé. E tra gli articoli made in China di maggiore prestigio figurano proprio i cartoon «indigeni» che dovranno mantenere un «rapporto di 7 a 3 con le analoghe produzioni straniere». La linea autarchica che relega in seconda serata Gambadilegno e il commissario Basettoni coincide con la campagna di «moralizzazione del contenuto delle trasmissioni televisive e radiofoniche» che, secondo la politica promossa dal presidente Hu Jintao, devono riflettere «un’immagine armoniosa della società». Dalla Walt Disney non è arrivato finora nessun comunicato ufficiale, un silenzio che la dice lunga sulla sorpresa che la notizia deve aver provocato nella casa editrice più amata di Paperopoli.
Il primo divieto ai cartoni stranieri - dalle 17 alle 20 - era stato imposto nell’estate del 2006, anch’esso motivato dalla necessità di proteggere l’industria locale, che nel 2007 ha prodotto 186 cartoni con un aumento del 23% sull’anno precedente. Ora è arrivata l’ulteriore «restrizione». Contro la quale i siti interattivi sul web registrano decisi (ma sempre composti) commenti, del tipo: «Non ci sarà più concorrenza e i cartoni cinesi non avranno lo stimolo a migliorare»; «La chiave è migliorare la qualità dei cartoni cinesi, la gente li guarderà quando saranno migliorati».
I cartoni animati stranieri, americani ma anche giapponesi e sudcoreani, sono molto seguiti in Cina, dove sono disponibili nei dvd pirata a prezzi accessibili a tutte le tasche. Il primo cartone ad arrivare in Cina è stato, nel 1981, il giapponese Astro Boy. Nel corso della campagna moralizzatrice sono stati banditi, oltre a quelli «volgari», anche tutti gli spettacoli che hanno un contenuto «esoterico o soprannaturale». Secondo un articolo pubblicato dal Quotidiano del Popolo, il giornale del Partito comunista cinese, solo pochi film di qualità, come quelli nei quali compare il giovane mago Harry Potter, popolarissimo anche in Cina, verranno esentati dal divieto. Nessuna pietà, invece per i Pokémon, caduti anch’essi sotto la scure dell’implacabile Sarft.

Il tutto per non porre a repentaglio la «serena crescita educativa» dei bambini cinesi, niente affatto entusiasti però di sorbirsi le edificanti storie approvate dalla censura del partito. Cartoon - precisa la Sarft - «assolutamente scevri da scene ambigue». Al cui confronto perfino le mutandine di Heidi diventano roba a luci rosse. Anzi, a lanterne rosse.

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