Il cinema degli esordi: storie di emarginati e di una città glaciale

Una storia postmoderna che rilegge il classico triangolo amoroso. La punk, il tossico e l’eroina. Intorno Milano, città glaciale, dove si muovono personaggi poveri e sporchi, nascosti nelle periferie. Al circolo Arci «la Scighera» di via Candiani 131, stasera (ore 22) si apre la rassegna «La solitudine delle opere prime»: mezzo secolo di esordi nel cinema milanese con «Fuori vena», il film di Tekla Taidelli, presentato a Locarno nel 2005, vincitore al Sulmona Film Festival, storia d’amore tra Tekla, giovane punk milanese, con l’idea di realizzare un film, e Zanna, tossico irrecuperabile. Film indipendente - nessun attore professionista - sospeso tra verità universali e ricerca personale, «Fuori vena» racconta una storia d’amore, consumata tra toni drammatici ed esilaranti. Un film figlio della borghesia, autobiografico e pieno di «sogni e droghe, incubi di risveglio, alcool e sbronze a non finire». Taidelli è autrice di una storia autobiografica che porta sullo schermo se stessa, anima esuberante e inquieta, attratta dai marginali e sospesa tra la famiglia e la scuola di cinema che la tiene legata alla civiltà. In programmazione anche «Forza Cani» (18 gennaio), un esperimento radicale di cinema indipendente, lontano dalle formule tradizionali firmato da Marina Spada, regista del pluripremiato «Come l’ombra». Finanziato collettivamente attraverso una rete di sottoscrizioni, è un film inventivo nella scrittura e nell’uso del chiaroscuro, dal ritmo frenato in parte da rigidità ideologiche. Girato con una telecamera digitale, costato meno di 100 milioni di lire, «Forza Cani» è stato autoprodotto dalla regista e da Daniele Maggioni che hanno deciso di distribuirlo soltanto in un circuito alternativo e nelle librerie.

Ambientato nella nebbia di una Milano delle fabbriche abbandonate e infiniti deserti urbani, il film porta in scena la storia di un ragazzo un po’ poeta e un po’ idiota, che incrocia la solitudine di alcuni suoi coetanei emarginati e ribelli che trascinano alla deriva il loro malessere. Un racconto corale dove i protagonisti sull’orlo di una crisi profonda riescono a intravedere i contorni di una possibile rivolta.

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