Assassinio sull'Orient Express, la "maledizione" del Poirot di Kenneth Branagh

Per la saga iniziata con Assassinio sull'Orient Express Kenneth Branagh ha dovuto affrontare numerosi problemi che si sono ripresentati anche nei successivi capitoli, come una specie di "maledizione"

Assassinio sull'Orient Express, la "maledizione" del Poirot di Kenneth Branagh

Assassinio sull'Orient Express è forse il titolo più famoso tra i romanzi nati dalla penna di Agatha Christie. Nel corso degli anni, il giallo ambientato sul lussuoso treno è stato al centro di numerose trasposizioni. La più recente delle quali è quella del 2017 diretta da Kenneth Branagh, che interpreta anche i panni dell'investigatore Hercule Poirot. Assassinio sull'Orient Express va in onda questa sera alle 21.45 su Rai 3.

Assassinio sull'Orient Express, la trama

Dopo aver risolto un caso misterioso a Gerusalemme, Hercule Poirot (Kenneth Branagh) non chiede altro che un po' di tempo per riposarsi nella città di Instanbul. Tuttavia il lavoro del detective non si ferma mai, e Poirot è presto richiamato a Londra, dove è atteso per le sue abilità deduttive. Grazie all'intervento dell'amico Bouc (Tom Bateman), Poirot riesce ad avere una cabina sullo splendido Orient Express in partenza dalla città turca. Tra i passeggeri del treno c'è Ratchett (Johnny Depp), un uomo dai traffici illegali e la reputazione pessima, che teme per la sua vita, al punto da chiedere a Poirot di essere la sua guardia del corpo durante la traversata in treno. Poirot, però, conosce l'indole dell'uomo e la sua alta morale gli impedisce di accettare l'offerta. Nonostante questo il detective belga si troverà comunque a lavorare "per" Ratchett, quando il cadavere dell'uomo viene rinvenuto nella sua cabina e Poirot deve indagare per scoprire il colpevole tra gli altri passeggeri, tra cui la vedova Hubbard (Michelle Pfeiffer), la principessa russa Natalia (Judi Dench) e una missionaria spagnola (Penelope Cruz)

La sfortuna di Kenneth Branagh

Con Assassinio sull'Orient Express Kenneth Branagh, regista e attore britannico considerato l'erede di sir Laurence Olivier, ha voluto dare il via ad una vera e propria saga cinematografica. Una serie antologica che ha come comun denominatore l'investigatore nato dalla penna della Christie e che ha da poco visto uscire al cinema il terzo capitolo, Assassinio a Venezia. Creare un film che riesce a rispettare il materiale di partenza, che sia di intrattenimento e funzioni anche come primo capitolo di una saga è una sfida difficile anche per il più esperto dei cineasti, proprio come è Kenneth Branagh. C'è da dire, tuttavia, che il metteur en scene non si aspettava di dover affrontare anche sfide e ostacoli che erano al di là del suo controllo e al di fuori della mera produzione cinematografica. Dopo che Deadline e altre testate di settore annunciarono nel 2016 che Johnny Depp avrebbe preso parte alla pellicola, il popolo della rete dimostrò il proprio scontento, annunciando di essere pronto a boicottare un film che vedeva tra i protagonisti Johnny Depp. Questo perché l'attore di Pirati dei Caraibi veniva dalle terribili accuse mosse contro di lui dall'ormai ex moglie Amber Heard. Accuse che poi sono state "smantellate" nel corso del processo per diffamazione che ha portato Johnny Depp alla vittoria e a "ripulire" il suo nome. Ma nel 2016, in pieno movimento #MeToo, il nome di Johnny Depp era quasi una "bestemmia" e chiunque si associava con lui era destinato a subire tweet, post e commenti su come fosse ingiusto che si desse lavoro a un uomo accusato di violenza domestica contro la sua compagna. Inoltre, secondo alcune indiscrezioni riportate da Movieplayer, Johnny Depp si presentava sul set del film di Kenneth Branagh in uno stato alterato da alcol e droghe. Questo fece sì che la reputazione del film rischiasse costantemente di calare a picco e solo il polso fermo del regista ha potuto evitare il disastro. Assassinio sull'Orient Express ebbe un buon riscontro al cinema, ma questo non impedì a Kenneth Branagh di vivere la lavorazione e, soprattutto, la distribuzione con uno stato d'inquietudine, consapevole che il successo o meno del suo film dipendeva dall'opinione pubblica legata a eventi personali di un attore che aveva scelto per il suo lungometraggio.

Il "caso" Assassinio sul Nilo

Un'inquietudine che si è poi ripetuta quando Kenneth Branagh, nel 2017, annunciò l'inizio della pre-produzione del film Assassinio sul Nilo. La pellicola, che rappresenta un altro titolo molto famoso della produzione di Agatha Christie, iniziò le riprese nel 2019, ma come riporta Everyeye aveva già pronto il cast nel 2018 e, tra gli attori scelti, c'era Armie Hammer, che aveva avuto un grande successo grazie al film di Luca Guadagnino, Chiamami col tuo nome, in cui recitava al fianco di Timothée Chalamet. Stavolta non c'erano scandali intorno ai protagonisti e Kenneth Branagh poté lavorare più serenamente di quanto fosse avvenuto per il primo capitolo. I problemi, in questo secondo caso, iniziarono con la fase di distribuzione. Il film, inizialmente, sarebbe dovuto uscire nell'autunno del 2019 e poi a fine dello stesso anno. Ma alcuni problemi di produzione hanno spinto a spingerlo più avanti: nel 2020, però, la pandemia di Covid-19 ha rimescolato tutte le carte in tavola e Kenneth Branagh ha visto il suo film essere rimandato di nuovo, prima all'ottobre 2020 e poi al dicembre dello stesso anno. Tuttavia, quando la produzione notò che persino il film di Nolan Tenet non era riuscito ad ottenere buoni incassi, dopo la riapertura delle sale, si decise di spostare l'uscita a settembre del 2021, una data che poteva far presagire una presentazione in anteprima in grande stile alla Mostra del Cinema di Venezia. Tuttavia a febbraio del 2021 l'attore Armie Hammer venne accusato pubblicamente di molestie sessuali, abuso e persino cannibalismo. Si trattava di accuse pesantissime, che di certo non rispecchiavano i valori della Disney, che da sempre è una casa di produzione family friendly.

Per questo, come riporta anche Deadline, il film venne spostato a febbraio 2022 e la campagna di marketing della produzione scelse quasi di non nominare più Armie Hammer, di parlare del film come se non fosse presente l'attore che stava fronteggiando lo scandalo di cui era protagonista e che aveva spinto Hollywood, come fa sempre, a cancellarlo del tutto prima di dare alla giustizia la possibilità di fare il suo corso. Senza volerlo, dunque, Kenneth Branagh si era trovato a fronteggiare due pellicole veicolate da scandali e minacce di boicottaggio.

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