Blade Runner 2049 è il lungometraggio che va in onda questa sera alle 21.10 su Rai Movie e la cui produzione è stata alquanto lunga. Era il 1982 quando Ridley Scott diresse per il grande schermo il film Blade Runner, destinato a diventare non solo una delle pietre miliari del genere distopico e fantascientifico, ma anche un caposaldo della settima arte. Non solo un film cult, ma anche un lungometraggio che aveva una sua sorta di sacralità che lo rendeva intoccabile e non replicabile, questo anche grazie alle interpretazioni dei due attori protagonisti, Harrison Ford e Rutger Hauer.
Sebbene Scott avesse a lungo pensato di tornare a muoversi nel mondo di Blade Runner, prima con un sequel e poi con un prequel, sembrava che il film degli anni Ottanta fosse destinato a rimanere un unicuum, anche per non suscitare le polemiche degli spettatori che avrebbero potuto lamentare - come accade ancora oggi - una mancanza di idee in quel di Hollywood. Tuttavia nel 2015 venne reso noto che il regista Denis Villeneuve era al lavoro su un sequel, Blade Runner 2049, che sarebbe stato ambientato decenni dopo i fatti del primo film. Naturalmente c'è stato chi, nell'udire questa notizia, non ha mancato di mostrare il proprio scontento a priori, assumendo che il film sarebbe stato un insuccesso, che sarebbe stato debole e incapace di reggere il confronto con il primo capitolo. Le cose, però, sono andate diversamente.
Blade Runner 2049, la trama
Sono passati trent'anni dalla rivolta che ha dato inizio al primo Blade Runner e mentre i replicanti della Tyrell sono stati messi al bando, il mondo è stato costretto ad affrontare una terribile carestia che ha rischiato di cancellare l'umanità stessa. La sopravvivenza della specie è stata resa possibile solo attraverso un'agricoltura di tipo sintetico che fa capo al misterioso Neander Wallace (Jared Leto), che ha creato una nuova versione di androidi che hanno la sola funzione di servire gli esseri umani. Intanto, a Los Angeles, l'Agente K (Ryan Gosling) continua a dare la caccia ai vecchi replicanti della Tyrell che si sono mimetizzati con gli esseri umani e vivono in continua clandestinità. Tuttavia il suo lavoro lo conduce verso strade inesplorate, strade che sembrano mettere in dubbio tutto ciò in cui crede e tutto ciò per cui ha lavorato. Le cose cambieranno poi del tutto quando K si imbatterà in Rick Deckart (Harrison Ford), di cui si erano perso le tracce tre decenni prima. L'incontro sarà ciò che fara deflaglare una volta per tutte le convinzioni dell'agente K.
Come era stato pensato il film
Quando si ha a che fare con il genere della distopia è sempre utile sottolineare che, per quanto sia molto importante il cosiddetto world building e l'ambientazione della storia, il vero motore dell'azione e dell'empatia dello spettatore è legato ai personaggi. Sono i protagonisti, col loro desiderio di cambiare un sistema molto spesso corrotto e autoritario, a trainere il racconto, a coinvolgere chi guarda, a spingerlo a scegliere la parte giusta in cui stare. E, allo stesso tempo, è necessario sempre che ci sia un'antagonista che non solo sia una caricatura del Male comunemente inteso, ma che sia una creatura sfaccettata, a suo modo affascinante, che possa far tentennare qualsiasi certezza di bene comune.
Queste erano le sfide con cui il regista Denis Villeneuve si è dovuto interfacciare: già consapevole del fatto che il suo film sarebbe stato comunque sotto esame da parte di un pubblico pronto a cogliere il primo errore, il regista di Dune ha fatto molta attenzione al casting dei suoi attori protagonisti. Già a partire dall'attore che avrebbe dovuto interpretare K, Denis Villeneuve aveva le idee chiare. Come ha detto nel corso di un'intervista a Dazed Digital, la scelta dell'attore che avrebbe interpretato il personaggio di K era fondamentale perché "essere un Blade Runner che uccide la sua stessa specie, portare il peso di essere un replicante che uccide altri replicanti, questo conflitto esistenziale, questo conflitto morale... C'era bisogno di qualcuno che sapesse attraversare questo viaggio oscuro e, allo stesso tempo, riuscire a portare un po' di luce, riuscendo a esprimere molte cose attraverso un dialogo minimo." Avendo bene in mente quale fosse il compito del protagonista, Denis Villeneuve aveva già messo gli occhi su Ryan Gosling prima ancora di iniziare le riprese, colpito dalla forte espressività dell'attore e dalla sua capacità di passare da un registro a un altro quasi senza sforzo. "Era più che perfetto", ha commentato il regista.
Il problema di scegliere un buon attore per un ruolo si è proposto a Denis Villeneuve anche quando ha dovuto pensare al personaggio di Wallace, per il quale, stando a quando si legge su Billboard, aveva sempre avuto in mente David Bowie. Il regista, infatti, ha spiegato a Metro che per Wallace la sua prima scelta era stata proprio il cantante che, nella sua opinione, aveva "influenzato Blade Runner in molti modi differenti." Secondo Denis Villeneuve già l'estetica del primo film doveva molto all'estetica che lo stesso Bowie aveva messo nella sua carriera: per questo per lui era sembrata la scelta più ovvia offrire al cantante già apparso nel cult Labyrinth la parte di Wallace. Tuttavia l'offerta non si è potuta realizzare, dal momento che David Bowie morì a seguito di una battaglia contro un cancro il 10 gennaio 2016, secondo IMDB sei mesi prima dell'inizio delle riprese del film. La perdita di un tale genio della musica e dell'arte costrinse dunque Denis Villeneuve a cercare un piano B, che si è palesato poi nella figura di Jared Leto che, con Bowie, condivideva quell'aurea magica di rockstar, dal momento che è il cantante della band Thirty Second to Mars.
Sempre nell'intervista con Dazed Digital Denis Villeneuve ha spiegato: "Abbiamo saputo la notizia di aver perso un grande artista. E per me accettarlo è stato un processo molto lungo. Insomma, è stata una cosa strana, perché l'uomo era morto, ma il sogno continuava.. e non ero in grado di trovare nessuno. Non c'era nessuno adatto a me. Perciò continuavo a dirmi: 'Ok, è morto. E ora cosa faccio?' Per un mese abbiamo iniziato la preproduzione e i produttori sono stati davvero molto pazienti con me. Poi mi sono messo a ragionare e l'idea di Jared Leto è arrivata.
L'ho incontrato e sono davvero molto orgoglioso e felice di ciò che ha portato nel film".Nonostante questo resta lecito domandarsi come sarebbe stato Blade Runner 2049 se la morte di David Bowie non avesse costretto il regista a cambiare le sue idee sul film.
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