Fumata bianca. Anzi no, arcobaleno. Il nuovo sogno di Hollywood è quello di vedere un Papa woke in Vaticano. Altro che Spirito Santo, qui a soffiare è lo spirito (ideologico) del tempo: Conclave, il film diretto da Edward Berger e ispirato all'omonimo romanzo di Robert Harris, porta sul grande schermo una trama avvicente ma destinata a far discutere. Se non altro, per quel finale che butta tutto in parodia. Chi ha già visto la pellicola o letto il libro da cui è tratta, sa a cosa ci riferiamo: a un tratto, il racconto delle lotte di potere per l'elezione del nuovo Pontefice assume infatti una piega inaspettata, con una svolta gender fluid che strizza l'occhio a uno dei più irrazionali sogni del catto-progressismo.
Al netto di una fotografia particolarmente apprezzabile e di un'estetica suggestiva, Conclave ricade purtroppo negli stereotipi solitamente utilizzati per raccontare le faccende di Chiesa. L'elezione del nuovo Papa viene infatti presentata come una mera contesa tra cardinali progressisti e conservatori. E, chissà perché, proprio questi ultimi vengono raffigurati come un pericolo da arginare a tutti i costi. In particolare, nei dialoghi tra i porporati emerge la volontà di impedire l'ascesa dell'italianissimo cardinale Goffredo Tedesco (Sergio Castellitto), considerato un temibile reazionario per la sua nostalgia della Messa in latino e per i suoi giudizi severi sull'Islam radicale. Di vedute diametralmente opposte è invece l'ultra-liberal Aldo Bellini (alias Stanley Tucci). Da segnalare, poi, le interpretazioni degli attori Ralph Fiennes, nei panni del decano Thomas Lawrence e Carlos Diehz, nel ruolo decisivo del misterioso cardinale Vincent Benitez.
Come in ogni thriller che si rispetti, non mancano momenti di suspense, intrighi e segreti inconfessabili. Il climax ascendente, tuttavia, si scioglie in un finale che lascia perplessi: evitando spoiler, possiamo solo anticipare che il neo-eletto Papa è l'incarnazione perfetta di quella religione woke che piace tanto a Hollywood. E che probabilmente innalzerà Conclave sugli altari della notte degli Oscar, per la quale il film è già dato come favorito.
Mentre Papa Francesco definisce il gender come "il pericolo più brutto", che "cancella le differenza tra uomo e donna", sul grande schermo arriva la riproposizione di una trama in cui quell'ideologia arriva a sedersi fisicamente sulla cattedra più importante della Chiesa cattolica. Ma si sa, i sogni di Hollywood ultimamente non hanno particolare fortuna né attinenza con la realtà.
Lo sfavillante mondo del cinema tifava per un'America progressista e all'indomani del voto si è ritrovato a prendere atto della vittoria a valanga di Donald Trump. Allo stesso modo, le logiche e le traiettorie della Chiesa non sono quelle immaginate da vorrebbe un cattolicesimo da Ong. Deo gratias.
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