In onda questa sera, in seconda serata, alle 23.05 su Rai 4 Heat - La Sfida è la pellicola diretta da Michael Mann e uscita nel 1995 che ha avuto il merito di far lavorare insieme, per la prima volta, due mostri sacri del cinema come Robert De Niro e Al Pacino. In realtà i due figuravano già nella terza parte della saga de Il padrino, ma prima di Heat non avevano mai davvero condiviso la scena.
Heat - La sfida, la trama
Vincent Hanna (Al Pacino) è un detective della polizia di Los Angeles che è alle prese con un nuovo caso da seguire. Una rapina a un furgone portavalori accende la sua curiosità, perché il detective si rende conto che i criminali che hanno portato a termine il colpo sono più bravi e più furbi dei rapinatori con cui di solito ha a che fare. A capo della banda c'è Neil McCauley (Robert De Niro), che ha in mente di realizzare quanti più colpi possibili per potersi assicurare un futuro agiato. Insieme al collega Nate (Jon Voight), Neil scopre che i titoli che hanno rubato appartengono a un uomo senza scrupoli (William Fichtner). Inizia così una vera e propria caccia all'uomo da parte di Vincent che vuole arrestare Neil e la sua banda, di cui fa parte anche Chris (Val Kilmer). Vincent e Neil sono pronti a scontrarsi, anche faccia a faccia, in una sfida che non esclude colpi.
Un cast di "criminali"
Heat - La sfida è un lungometraggio tratto da un film per la televisione dal titolo Sei solo, agente Vincent, che lo stesso Michael Mann aveva diretto alla fine degli anni Ottanta. Si tratta quindi di un progetto a cui il regista era molto legato e che voleva funzionasse sul grande schermo più di quanto avesse fatto sul piccolo. Per assicurarsi una buona riuscita, Michael Mann non si è concentrato solo sulla storia o sulla sua regia, ma ha cercato di portare in scena alcuni dei migliori attori del mondo della settima arte. Avere l'occasione di dirigere Robert De Niro e Al Pacino che si sfidano sullo sfondo di una Los Angeles criminale e cupa, come due gentiluomini di un vecchio western deve essere il sogno di qualsiasi metteur en scene, e Michael Mann non si è lasciato sfuggire questa occasione. Al contrario, si è dedicato anima e corpo al progetto, garatendo, come si legge sul sito dell'Internet Movie Data Base, la verosimiglianza di qualsiasi dettaglio, da quello inerente le rapine a quelli inerenti il modus operandi della polizia. La sua ricerca della perfezione nella costruzione del racconto ha fatto sì che, quasi suo malgrado, Michael Mann stipendiasse attori "galeotti". In realtà uno di questi, Kevin Gage - che nel film interpreta il personaggio di Waingro - venne arrestato "solo" nel 2003, quando Heat - La sfida aveva già avuto il tempo di diventare un cult. Arrestato per possesso di marijuana, l'attore, secondo IMDB, in carcere venne sempre chiamato con il nome del personaggio che aveva interpretato nel film di Michael Mann.
Più particolare, invece, il caso di Danny Trejo. Diventato famoso al grande pubblico soprattutto per la sua interpretazione nella dilogia dedicata al personaggio di Machete (Machete e Machete Kills), l'attore ha in realtà partecipato a più di quattrocenti progetti: iniziando come comparsa, come membro di qualche banda criminale nei film degli anni Ottanta, ritagliandosi via via più spazio nel mondo della settima arte, partecipando a pellicole diventate di culto come Dal tramonto all'alba o Desperado. Tuttavia, come si legge anche su BBC News, la carriera da attore hollywoodiano è nata sopra le macerie di un'adolescenza e di una prima età adulta passata a entrare e uscire di prigione. Danny Trejo cominciò a muovere i primi passi nel mondo della criminalità quando aveva solo sette anni e venne scelto come corriere per la droga. Un bambino che passa l'infanzia in questo modo non ha forse né la possibilità né gli strumenti per uscire da un girone infernale fatto di crimini e violenza. Durante gli anni Sessanta Danny Trejo cominciò a entrare e uscire da alcuni dei penitenziari più famosi della California come Folsom, Soledad e il più noto San Quentin. Qui divenne un campione di boxe, grazie alla sua capacità di mettere al tappeto l'avversario in poche mosse. Tuttavia sempre a San Quentin, il 5 maggio 1968, come si legge sul The Guardian, l'attore rischiò di essere condannato alla pena di morte per aver colpito in testa un ufficiale di polizia durante una rissa che scoppiò in prigione. È lo stesso attore a raccontarlo, dicendo: "Stavo tirando dei sassi a un gruppo di persone e lui ha finito con l'essere colpito. Venimmo tutti minacciati con la camera a gas. Poi ci portarono al buco [l'isolamento, ndr] e ho pensato: 'Dio, se ci sei tutto andrà come deve andare. Se non esisti, allora sono fottu*o'" Nel corso della stessa intervista Danny Trejo spiegò che non c'erano testimoni contro di lui e, quindi, riuscì a sfuggire alla pena di morte.
L'evento fu in qualche modo catartico per Trejo: resosi conto di essere arrivato davvero troppo vicino al burrone, Danny Trejo cominciò a frequentare gruppo di sostegno come gli Alcolisti Anonimi e il suo sponsor lo inserì in un programma che prevedeva la guarigione attraverso l'aiuto a giovani ragazzi che stavano passando quello che Trejo aveva attraversato quando aveva più o meno la loro età. Diventare un mentore per i ragazzi, ancor prima di diventare una star del cinema, è quello che ha davvero salvato Danny Trejo da sé stesso, dai suoi vizi e dal suo passato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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