Per John Wick, l'ormai storico personaggio interpretato da Keanu Reeves, è arrivato il momento di tirare le fila della sua vendetta. Dopo lo straordinario finale del terzo capitolo, Parabellum, John Wick deve affrontare i vertici della Tavola e fronteggiare orde di assassini che si fanno avanti per reclamare la taglia sulla sua testa che si fa sempre più ricca e succosa. In un viaggio che va dal Giappone alla Francia, alle prese con il temibile Marchese de Gramont (Bill Skarsgård), uno degli araldi più temibili della Tavola, John Wick affronterà un percorso che lo porterà a voler mettere la parola fine a una caccia sempre più sanguinaria, fino ad uno scontro fraterno che rimescolerà le priorità dell'uomo.
Con John Wick 4, in arrivo al cinema il prossimo 23 marzo, la saga diretta da Chad Stahelski fa un ulteriore scatto in avanti, affondando le radici sempre di più nel cinema action tout court, dove gli scontri fisici e le lunghe sequenze d'azione si allargano come la proverbiale macchia d'olio, divorando qualsiasi altra cosa, come i personaggi secondari (come Ian McShane, per fare un nome) e altri volti noti del franchise che tornano per pochi istanti per lasciare il proprio marchio sul capitolo finale. Mentre il mondo della Tavola, con le sue regole, i suoi araldi e le sue vecchie tradizioni, si arricchisce di ulteriori informazioni, il vero cuore del film sono le lunghe coreografie di combattimento che riempiono la storia per quasi tre ore di minutaggio.
Di sicuro il film poteva essere asciugato, ridotto soprattutto nella parte centrale per migliorare la scorrevolezza di questa storia di redenzione e morte, ma nonostante la durata quasi proibitiva per un film fatto solo di scontri fisici in qualsiasi arte marziale, John Wick 4 funziona proprio perché è esagerato. Si tratta di un film che non richiede solo la tanto decantata sospensione dell'incredulità, ma un vero e proprio atto di fede. Ci sono scene che non sarebbero credibili nemmeno a occhi bendati - e non a caso uno dei personaggi è cieco -, ma al pubblico di base non interessa. John Wick 4 non è un film che si va a vedere per la verosimiglianza, ma per la capacità di soddisfare quell'oscuro bisogno insito nell'essere umano di sapere che il rancore può essere sfruttato e che la vendetta può essere una forma di affermazione contro coloro che hanno collezionato torti e sbagli. Da questo punto di vista, dunque, la pellicola ha solo bisogno di avere un buon ritmo e John Wick 4 ce l'ha. A parte qualche défaillances nella già citata parte centrale, la pellicola non fa pesare affatto le tre ore di durata e offre al pubblico alcune sequenze che richiamano applausi a scena aperta.
Oltre le coreografie di combattimento, però, John Wick 4 crea un universo in espansione che si fa forte di un forte citazionismo che spazia dal cinema orientale al wuxia fino agli stilemi di un western rivestito, uno scontro desertico "sporcato" dal glamour di Parigi e acceso di colori ocra che si riflettono sulla pietra sporca del Sacro Cuore. Ecco allora che John Wick diventa combattente e soldato, ma anche eroe sulla via del tramonto, una sorta di nuova rilettura cristologica dell'uomo che sale in croce, anelando la libertà. Non mancano inoltre le scene più "emotive": poche inquadrature realizzate con la precisione dei pittori che inseguono la luce e che servono a dare tridimensionalità a un personaggio che Keanu Reeves interpreta alla perfezione e che porta forse al suo lato più estremo.
sebbene i livelli del primo capitolo di John Wick restano inarrivabili, John Wick 4 è senza dubbio un finale più che degno per una saga che ha riscritto le regole del cinema d'azione. Piccolo suggerimento: rimanete in sala dopo la fine della storia. Alla fine dei titoli di coda c'è una scena extra.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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