"John Wick 3", torna il killer col volto di Keanu Reeves

La terza puntata del franchise è "come fan comanda", un trionfo di azione coreografica, adrenalina e violenza gratuita. Parola d'ordine: esagerare.

"John Wick 3", torna il killer col volto di Keanu Reeves

L'universo criminale di John Wick, pieno di sicari e organizzazioni segrete, torna al cinema con quello che è il capitolo più spietato, divertente e soprattutto estremo della saga.
Creato a misura di fan, "John Wick 3 - Parabellum", riparte esattamente da dove si chiudeva il secondo film e vede John (Keanu Reeves) scomunicato per aver infranto le sacre regole dell'hotel Continental di New York, zona franca in cui ha ucciso un mafioso italiano. Sulla sua testa c'è ora una taglia di 14 milioni di dollari, mentre sulle sue tracce inizia a muoversi un esercito di assassini. Alla ricerca di sempre nuove vie di fuga, John avrà come alleati Winston (Ian McShane) e Charon (Lance Reddick), rispettivamente direttore e concierge dell'Hotel, e sarà costretto a cercare aiuto presso alcune sue vecchie conoscenze femminili (Anjelica Houston e Halle Berry).
Il regista, Chad Stahelski, che come stuntman ha lavorato con Reeves già nella trilogia di Matrix, confeziona un film che è un susseguirsi inarrestabile di scontri coreografati alla perfezione. Dopo un incipit folgorante, il ritmo va sempre in crescendo e tra inseguimenti, combattimenti corpo a corpo e sparatorie di durata indefinita, i virtuosismi acrobatici si sprecano. Dal punto di vista tecnico e stilistico, nell'ambito del cinema d'azione odierno, è impossibile chiedere di più. La computer grafica, naturalmente, dà un contributo fondamentale alla spettacolarità ma si integra in maniera fluida alle "danze mortali" eseguite dal vivo da diverse star delle arti marziali.
Le dinamiche narrative, pur godibili, non brillano per raffinatezza e anziché affidarsi ai dialoghi, quasi inesistenti, poggiano sul violento fraseggio dei corpi. Molte scene truculente smorzano il proprio cupo impatto grazie all'intrinseca assurdità, mentre altre contemplano l'impiego, come armi, di cani e cavalli.
L'ambientazione intercontinentale spazia tra New York, la Russia, la Spagna e il Marocco, così come tra paesaggi urbani e ambienti chiusi (memorabile la sala di vetro), luoghi in cui John se la vede con Ninja, Mafia russa e molti altri antagonisti estemporanei.
Orchestrato su uno spartito di pegni, alleanze, regole e conseguenze, prende forma uno sterminio condotto con leggendaria precisione per due ore durante le quali il protagonista non muta espressione né mostra traccia di autentica vulnerabilità.


Quello che era nato come una specie di revenge-movie di serie B incentrato su un assassino in cerca di vendetta per il proprio cane, è oramai divenuto un brand che, al netto di un'inevitabile ripetitività, rappresenta attualmente la più moderna espressione di film action.
Astenersi se non si è già fan della saga: il rischio è trovarsi sfiniti di fronte a un infinito loop di scene violente dominate da compiaciuta insensatezza.

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