“Il libro delle soluzioni”, un film la cui stravaganza si tramuta in noia

Una commedia in parte autobiografica in cui vanno in scena i processi mentali ed emotivi sottostanti a una crisi creativa, ma l’insistito gusto per il bizzarro diventa insopportabile.

“Il libro delle soluzioni”, un film la cui stravaganza si tramuta in noia
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Il libro delle soluzioni, nuova fatica di Michel Gondry, il talentuoso regista francese di Eternal Sunshine of the Spotless Mind (italianizzato nell'orrendo "Se mi lasci ti cancello"), è nelle sale. Il cineasta lo aveva presentato in anteprima al Festival di Cannes, dopo una pausa creativa lunga otto anni e il fatto che si tratti del ritratto “comico” di un regista in crisi la dice lunga su come il protagonista rappresenti l’alter ego di Gondry.

Il problema è che quella che nello spirito vorrebbe essere una commedia autoironica rischia di venire percepita come un irritante, sconnesso e ripetitivo pasticcio. Siamo di fronte al classico esempio di uno di quei film destinati a costituire un esempio di eccellenza oppure di noiosa petulanza, a seconda dello spettatore.

Un regista, Marc (Pierre Niney), sta realizzando la sua opera più radicale, della durata di 4 ore e 7 minuti. Dopo aver ricevuto il rifiuto da parte dei produttori del film, decide di rubare il girato e l'attrezzatura per il montaggio, in modo da impedire allo studio di rovinare la sua "visione". Per continuare a lavorarci in pace si rifugia in campagna, a casa dell’amorevole zia Denise (Françoise Lebrun), seguito dalla sua squadra: la montatrice Charlotte (Blanche Gardin), l'assistente Sylvia (Frankie Wallach) e la giovane Gabrielle (Camille Rutherford). Qui si mette anche a scrivere un “libro delle soluzioni” che contenga regole di vita, idee per il film e spunti che siano la risposta ad ogni problema.

Dopo tale incipit si racconta il rapporto di amore-odio di Marc con la sua arte: il suo essere ispirato, spaventato e a continuo rischio di procrastinazione. Il resto della commedia è fagocitato dalla messa in scena della petulanza, dell’egoismo maniacale e dell’assurdo infantilismo del protagonista. Ora isterico, ora ridicolo, Marc si pone sempre al di sopra di chiunque, vedendo tutti come al suo servizio senza limiti di orario. Ha guizzi come quello di strutturare il suo lungometraggio sotto forma di un palindromo, con un pezzo di animazione al centro; la sicurezza con cui esalta la propria esasperante capricciosità può far sorridere all’inizio ma alla lunga mette a dura prova la tolleranza dello spettatore.

La serenità rurale del luogo e lo spirito comunitario dei bipedi che ha intorno nulla possono di fronte alla propensione all’esagerazione di un uomo che vive con urgenza le proprie idee e che, spinto dalla propria instabilità, mette in atto una condotta confusa.

Le nevrosi, le ossessioni e la mancanza di disciplina fanno parte di una specie di autoesame dei propri punti di forza e di debolezza, come artista e come uomo, ma il tocco satirico dell’ensemble nulla può di fronte a una presuntuosa autoindulgenza difficile da ingentilire.

Gondry racconta l’angoscia dell’espressione artistica attraverso un alter ego sullo schermo che a poco a poco si impara ad odiare, complice lo sguardo fisso e al contempo spiritato di Pierre Niney, attore franco-belga noto soprattutto per aver interpretato Yves Saint Laurent nell'omonimo film biografico francese del 2014 (che gli è valso il César come miglior attore).

In voce fuori campo il suo personaggio esprime i propri giudizi sugli altri, partorisce progetti folli e stravaganti, sovente effimeri. La sua incapacità decisionale patologica è espressione del sentirsi sopraffatto dalla vita e dai suoi stessi progetti, ma in definitiva Il libro delle soluzioni non restituisce né la dimensione magica della creazione artigianale né rende giustizia vera alla depressione di un creativo, mostrandone troppo gli aspetti dittatoriali.

Insomma, un racconto più sgangherato che agrodolce, un excursus

autocentrato di stravaganze in cui a un certo punto compare perfino Sting in un cameo.

Il libro delle soluzioni è stralunato fino alla noia; il Michel Gondry degli anni d'oro è un po' in disarmo.

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