"Matrimonio a punti", commedia romantica tra gioco e terapia di coppia

Un film prevedibile ma anche spensierato, divertente e a suo modo intelligente, in cui va in scena un’analisi accattivante delle relazioni umane, ora a colpi di gag, ora con sottofondo realistico

"Matrimonio a punti", commedia romantica tra gioco e terapia di coppia

Matrimonio a punti, film del regista argentino Sebastián De Caro, non spicca per qualità tra gli innumerevoli titoli appena usciti al cinema o in streaming, ma sarebbe un peccato passasse completamente inosservato. Disponibile su Netflix, questa commedia sentimentale nasce da una considerazione che è troppo spesso sottovalutata nei rapporti di coppia: serve equilibrio nell’impegno profuso dalle due parti coinvolte perché la relazione funzioni.

Belén Correas (Luisana Lopilato) e Federico Iribarne (Juan Minujín) si conoscono in modo a dir poco rocambolesco, nel senso che lui le distrugge involontariamente lo sportello dell’auto appena comprata. Li ritroviamo dopo diversi anni, sposati e con due figli di cui uno già preadolescente. Fede fa ora il dentista, Belen ha un negozio di giocattoli fatti a mano. Lui si distrae con gli amici ogni martedì sera perché ha la passione della cucina, lei è sempre più stanca di mandare avanti da sola la routine di coppia. Tutto cambia quando i due coniugi, convinti di uscire a cena con la coppia più litigiosa che conoscono, si trovano davanti un uomo e una donna completamente trasformati, nuovamente innamorati in maniera appassionata l’uno dell’altra. Il merito, a sentir loro, è di una app, “Equilibrium”, progettata per dare un rinforzo positivo ai comportamenti che fanno bene alla relazione amorosa.

Belen e Fede decidono di provarla e iniziano a scandire il quotidiano in modo nuovo: l'app infatti registra le emozioni di apprezzamento destate dall’agire di ciascun partner nei confronti dell’altro e le converte in punti, o meglio in miglia. Ogni attenzione emotiva o sessuale dà punteggio, mentre litigare o trascorrere tempo lontani fa decurtare miglia. Una volta che una persona ne accumula abbastanza può spenderle per cose piacevoli da vivere in autonomia, come un viaggio ad esempio. Quel che Belen ignora è che Fede non sappia come comunicarle di aver vinto la partecipazione a una gara culinaria a Cancun. L’uomo è già d’accordo coi compagni di fornelli ma non ha il coraggio di chiedere alla moglie di farsi carico di tutta la gestione familiare durante la sua assenza. Pensa quindi che accumulare i mille punti che danno diritto a un viaggio sia la giusta scappatoia per rendere la partenza legittima e inattaccabile. Grazie alla lena con cui indossa i panni di marito perfetto, il matrimonio ha un miglioramento notevole all’inizio. Peccato che ad un certo punto, complice lo smascheramento delle intenzioni egoiste del finto principe azzurro, la moglie gli dichiari guerra. Ognuno dei due cade preda di una sempre più malsana ossessione per l’accumulo dei punti, vedendo in una ipotetica vittoria finale il proprio diritto di prevaricazione sull’altro.

Luisana Lopilato, bellissima consorte nella vita reale del cantante Michael Bublè, è sempre credibile nel personaggio, sia quando appare una donna felice e appagata sia quando l’insoddisfazione la porta a essere competitiva in modo distruttivo.

Intendiamoci, “Matrimonio a punti” presenta delle contraddizioni in termini non da poco, ad esempio il fatto che la app monitori le emozioni dovrebbe rendere impossibile accumulare punti mossi da malafede, rabbia e tornaconto. Ciò non toglie che il film si lasci ugualmente vedere, proiettando lo spettatore in una narrazione sì prevedibile, ma soprattutto spensierata e divertente.

Tra gag e spunti realistici va in scena il dietro le quinte della vita matrimoniale, almeno in quegli aspetti che hanno carattere di universalità.

La morale di questa feel good comedy è che non servono strategie perché una storia funzioni, bensì autentica volontà di comunicare i propri desideri e bisogni.

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