Il palco della Mostra del cinema di Venezia diventa ancora una volta palcoscenico politico. Stavolta è Nanni Moretti ad aprire la contestazione, invitando i colleghi alla rivolta. "Ai colleghi produttori e registi vorrei dire che dovremmo essere più reattivi nei confronti della nuova pessima legge sul cinema", ha detto ritirando il premio "Venezia classici" per il miglior film restauro con "Ecce Bombo", film del 1978.
Ma perché questa "sparata" di moretti dalla Mostra di Venezia? Il regista ha approfittato dell'avvicendamento del titolare del ministero della Cultura per tentare il colpaccio, provando a sollevare la questione sulla "Tax credit" introdotta dal governo Meloni, che prevede requisiti più stringenti per l'accesso alla misura. Il nuovo meccanismo è stato approvato prima dell'estate. L'obiettivo è quello di ridurre il finanziamento a pioggia sulle produzioni che, in molti casi, non arrivano nemmeno nei cinema. "La valutazione parte dal fatto che un film da 30 milioni non può beneficiare di un 40% come uno da 10", è stato il concetto del sottosegretario Lucia Borgonzoni nello spiegare la ratio di questa misura.
Tuttavia, anche a Venezia, è montata la protesta da parte di chi sostiene che questa misura va a penalizzare le produzioni minori e il cinema italiano, trasformando le produzioni da arte a intrattenimento che segue le logiche del mercato. Insomma, si vorrebbe che il governo finanziasse qualunque produzione decidesse di realizzare un film, anche se questo non finisse mai nelle sale o venisse visto da un manipolo di spettatori. Una sorta di "diritto alla produzione" sulle spalle dei contribuenti, dimenticandosi che quando il Mibact finanziava chiunque, i soldi erano finiti e le produzioni avviate erano a rischio chiusura.
A Elly Schlein non è parso vero che le abbiano consegnato la polemica sul piatto d'argento e così è salita subito sul carro della protesta (piuttosto sommessa) degli operatori dell'audiovisivo per sferrare un attacco al ministero della Cultura. Forse supponeva che con la vetrina di Venezia il suo intervento divenisse il pilastro portante della protesta, ma così non è stato perché, ancora una volta, è evidente la (non) strategia del segretario del Pd di andare in scia del tema del momento per recuperare qualche voto.
"Serve una grande mobilitazione popolare a difesa della cultura e dell'audiovisivo perchè sono sicura che se riusciamo ad aumentare la pressione possiamo farli cambiare", ha detto Schlein, aggiungendo che "Quando la cultura è precaria, è precario anche il futuro del nostro Paese".
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