I pro Pal usano il ramadan contro Meloni

A Torino in 30mila, incendiata la foto della premier. E a Prato il vescovo offre il sagrato

I pro Pal usano il ramadan contro Meloni
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Il confine tra il dialogo e la sottomissione nei confronti dell'Islam è labile e troppo spesso in Occidente negli ultimi anni lo abbiamo superato. La fine del Ramadan è stata celebrata in numerose città italiane a cominciare da Torino dove ieri mattina circa trentamila persone hanno partecipato alla preghiera con anche la presenza del sindaco Pd Stefano Lo Russo con tanto di fascia tricolore. Al termine della cerimonia è andato in scena un corteo per la Palestina con tanto di bandiere, fumogeni e un falò in cui è stata bruciata la foto di Giorgia Meloni mentre attorno si incitava ad «Allah akbar», ovvero «Allah è il più grande». Un episodio che testimonia perfettamente la mancata integrazione di queste persone e l'assenza di rispetto verso le nostre istituzioni.

Se lo scorso anno a Pioltello si chiudevano le scuole per il Ramadan, ieri la diocesi di Prato ha messo a disposizione il complesso di San Domenico per festeggiare la fine della festa religiosa islamica. Così, oltre duecento musulmani (peraltro di domenica) hanno invaso i cortili del complesso adiacente alla Chiesa cattolica per svolgere i propri riti religiosi.

Tutto nasce nei giorni scorsi quando la comunità bengalese di Prato, città italiana con più stranieri residenti in rapporto alla popolazione, ha manifestato la necessità di trovare un luogo in cui potersi riunire e il vescovo Giovanni Nerbini ha messo a disposizione il cortile del complesso di San Domenico in nome di «una proficua convivenza».

Ieri, poco prima dell'alba, i bengalesi del Centro islamico hanno dispiegato tappeti e stuoie per far inginocchiare i fedeli partecipanti alla preghiera dividendo uomini e donne con quest'ultime che hanno utilizzato una stanza a parte nel complesso. Come ha spiegato il coordinatore Mohammad Ajman Hossain: «abbiamo recitato le preghiere e il nostro Imam ha pronunciato un discorso dal Corano sulla nostra vita quotidiana, su come possiamo prepararci e impegnarci a fare del nostro meglio in tutti gli aspetti della vita». Terminata la preghiera, i rappresentanti della comunità islamica si sono intrattenuti per un caffè con il vescovo chiedendo «di poter utilizzare il futuro gli ambienti di San Domenico» e Monsignor Nerbini si è detto disponibile ribadendo l'importanza «di coltivare i rapporti di amicizia» per poi concludere la mattinata con una foto di gruppo davanti alla Cattedrale di Prato. Sarebbe interessante sapere quale sarebbe la risposta delle varie comunità musulmane italiane se i cattolici chiedessero di celebrare la messa di Natale o Pasqua negli spazi di una moschea ma la risposta la sappiamo già.

Fa discutere anche quanto accaduto a Milano dove gli abitanti della zona vicina al Parco della Martesana sono stati svegliati di prima mattina dal canto del muezzin che già dalle 7.30 ha cominciato a risuonare per tutto il quartiere con il parco trasformato in una moschea a cielo aperto. La Lega ha sollevato pesanti interrogativi sul permesso del Comune di Milano con l'eurodeputata Silvia Sardone che si è chiesta: «era a conoscenza dell'occupazione? Sono state rilasciate le necessarie autorizzazioni? Gli organizzatori hanno pagato per l'uso del suolo pubblico? Non c'era traccia dei vigili, segno che qualcosa non quadrava».

Un corteo per la Palestina è avvenuto anche a Imperia dopo la preghiera, a Napoli invece circa settemila persone si sono radunate in piazza Garibaldi per le celebrazioni della festa di fine Ramadan e l'Imam ha puntato il dito contro «l'ingiustizia sionista».

Sempre ieri è arrivato l'augurio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella «ai concittadini e alle donne e agli uomini di fede islamica che trascorrono in Italia la festa

dell'Eid al Fitr» aggiungendo che «è doloroso constatare che anche quest'anno il raccoglimento proprio del mese di Ramadan sia stato turbato da violenze inaccettabili e da perduranti tensioni, soprattutto in Medio Oriente».

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