Se muore un genio ci sentiamo tristissimi. Se invece muore David Lynch dovremmo prima comprendere su che razza di ruota del dolore salire, data l'immensità che ha consegnato alla vita, considerando la rivoluzione che ha compiuto nel rapporto tra l'uomo e l'intangibile, meglio ancora tra il creato e il suo mistero, il suo dopo, il suo oltre, che attraverso di lui abbiamo capito essere più reale del reale stesso.
Regista, musicista, pittore: David Lynch è stato questo e moltissimo altro, è stato un uomo dal talento
tremendo se non imperdonabile; colui che ha rivelato un'altra grammatica dell'inconscio, nuovi territori dell'io e della mente, inedite, sublimi, feroci opportunità di dialogo tra il nostro il sé e tutto quanto è là fuori, tutto quanto ci circonda e spaventa: ecco, quell'enorme dolore che è l'essere vivi lui l'ha colto e illuminato da un'angolatura per noi sconosciuta, l'ha inchiodato nel suo occhio e ce l'ha restituito col candore di un tormento, che in qualche assurdo modo sa di speranza.
Di una cosa sono sempre stata convinta, e cioè che rifiutasse il dato del sensibile per edificare una propria metafisica, una scelta onirica dove la volontà si fa estasi
di visione e l'incubo e il trauma diventano bellezza, diventano un fatto di cui dover andare in cerca per perdonare e perdonarsi.
Ma in realtà ha fatto tanto di più, l'ho capito nelle ultimissime ore, David Lynch è andato ben al di là dell'essere un artista straordinariamente grande, e noi per questo lo ringraziamo: per aver reso il sogno una questione identitaria, una forma di appartenenza al mondo, una verità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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