Uscito nel 1998, La sottile linea rossa è il lungometraggio firmato da Terence Malick che va in onda questa sera, in seconda serata, alle 23.15 su La7. Come ricorda anche Coming Soon, si tratta di un film di guerra sui generis, dal momento che devono passare ben quaranta minuti prima che allo spettatore sia concesso udire il riverbero di un colpo d'arma da fuoco. Si tratta di un esempio di come Malick, nel corso della sua carriera, abbia sempre realizzato film che andassero in qualche modo contro le regole del genere a cui i suoi film appartengono.
La sottile linea rossa, la trama
Tratto dall'omonimo romanzo firmato da James Jones, La sottile linea rossa racconta la storia di un gruppo di soldati che fanno parte della C Company, compagnia del 27° reggimento della fanteria statunitense. Scopo dei soldati è quello di prendere possesso di un possedimento dell'aviazione nipponica, nelle Isole Salomone. Welsh (Sean Penn) è il comandante di questa compagnia che, in viaggio, si imbatte in un disertore (Jim Caviezel), che ha abbandonato la divisa per vivere una vita semplice in Malesia. Se lo sbarco sull'isola è facile per gli uomini del sergente maggiore Welsh, la lotta coi giapponesi diventa un possibile bagno di sangue. Il tenente colonnello Tall (Nick Nolte) ordina al capitano Staros (Elias Koteas) di attaccare i giapponesi che si trovano su una collina in modo frontale, ma il capitano rifiuta l'ordine, consapevole che questo comporterebbe un inutile spreco di vite umane. Quasi per punizione, allora, Tall decide di spedire Staros sulla "sottile linea rossa", la prima linea del fronte, là dove si svolgerà la parte più violenta dello scontro.
Chi è Terrence Malick?
Negli anni Settanta - e più in particolare tra il 1973 e il 1978 - Terrence Malick era un regista "da tenere d'occhio". Dopo il suo cortometraggio di debutto dal titolo Lanton Mills, il regista aveva raggiunto la sala cinematografica con due lungometraggi che avevano attirato l'attenzione di critica e di un certo tipo di pubblico più vicino al cinema autoriale che a quello mainstream. Nel 1973 al cinema arrivò La rabbia giovane, pellicola che vedeva come protagonisti Martin Sheen e Sissy Spacek nei panni di due omicidi. Il 1978, invece, fu la volta di I giorni del cielo, pellicola che vedeva come protagonista Richard Gere. Poi, però, di punto in bianco, Malick uscì dai radar della settima arte. Questo giovane regista che aveva un modo particolare per raccontare le proprie storie sembrò scomparire nel nulla. Fece il suo ritorno in una sala cinematografica solo vent'anni dopo, nel 1998, proprio con La sottile linea rossa, che ottenne una grande accoglienza che portò la pellicola ad essere candidata anche nelle sezioni più importanti dei premi Oscar, come quello al Miglior Film e alla Miglior Regia. Nonostante il successo, però, Terrence Malick si è sempre tenuto lontano dalle luci della ribalta, diventando quasi un regista evanescente. Malick non si è infatti mai preoccupato di presentare pubblicamente i suoi film, non ha mai fatto grandi conferenze stampa né è mai stato presente ai festival che proiettavano le sue pellicole. Quando, ad esempio, i suoi film venivano presentati al Festival di Venezia, come nel caso ad esempio di To the wonder, non solo il regista non partecipava alla promozione, ma per il Lido di Venezia apparivano cartelli con sopra stampata l'unica foto "ufficiale", in cui si chiedeva se qualcuno avesse mai visto quel regista. Come scrive anche il The Guardian, Malick è in qualche modo considerato l'uomo invisibile di Hollywood, un regista che lavora per anni ai suoi film prima di spedirli in sala, che non si fa problemi a cancellare e/o ridurre del tutto le scene di grandi star - emblematico fu, in questo senso, il caso di Sean Penn in The tree of life, che si lamentò perché la maggior parte delle sue scene erano state tagliate dal montaggio finale. Sempre per The tree of life Malick assistette alla premiere del film al festival di Cannes sotto mentite spoglie, senza farsi vedere, e non si presentò sul palco a ritirare il premio che la pellicola aveva vinto, mandando al suo posto due produttori. Secondo l'Indipendent, Terrence Malick sarebbe un regista che ha scelto di vivere come un recluso, seguendo quasi le orme di Stanley Kubrick: un artista che vuole il pieno controllo della sua opera e un genio che si dedica solo alla forma della sua arte, senza preoccuparsi di celebrarla. Malick è un regista che non rilascia interviste, che non vuole che gli vengano fatte le foto, che vive lontano da tutte le strategie di marketing necessarie a Hollywood che l'attuale sciopero degli attori sta dimostrando imprescindibile.
Proprio questa sua evanescenza ha creato intorno a Malick un'aurea di mistero che, negli anni, ha portato il pubblico a parlare molto più delle opere che del regista stesso: e forse è proprio questo il motivo per cui Malick ha scelto di vivere così la sua carriera.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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