A Cineto Romano un San Martino dal sapore antico

Il paese della Valle dell’Aniene festeggia l’inverno con una fagiolata

Loredana Gelli

Il giorno di San Martino si festeggia con i sapori antichi. L’appuntamento è per domani nella Valle dell’Aniene, nel piccolo centro di Cineto Romano, con la gustosa «fagiolata» in piazza San Giovanni. Terrine fumanti di fagioli con le cotiche, pennette all’amatriciana, salsicce appena cotte su grandi bracieri e vino locale. Il giorno di San Martino simboleggia, nella cultura contadina la fine dell’estate e l’arrivo della stagione fredda e la tradizione vuole che in questo giorno particolare il clima si mitighi in quella che viene detta, appunto, «estate di San Martino». A Cineto, che il famoso pittore Enrico Colemann durante un suo soggiorno nell’area tiburtino-sublacense chiamò «Scarpa feudale» con riferimento alla forma dell’antico maniero attorno al quale si costituì il primo nucleo abitativo, si arriva percorrendo l’autostrada Roma-L’Aquila, uscita Vicovaro-Mandela.
«Scarpa» veniva anche denominato il palazzo baronale degli Orsini, costruito sul finire dell’anno Mille, simbolo del paese. Vi suggeriamo, comunque, di raggiungere questa nicchia montana percorrendo la Tiburtina Valeria che regala al visitatore una serie di panoramici scorci. Per scoprire i segreti della cucina contadina e gustare i piatti della tradizione locale c’è la «Locanda della Casella» dove è anche possibile pernottare. Di questi tempi, perfetti sono la polenta con broccoli, la «ramiccia» o i «frascaregli», pasta casereccia a base di acqua e farina condita con sugo di aglio e pomodoro ma, su prenotazione, si può gustare anche la zuppetta di lumache e le famose sagne di farro. Interessante è anche l’offerta gastronomica dei ristoranti «L’Oliveto» dove il piatto forte sono i ravioloni alle erbe di campo e «La Spiaggia», romantico ristornate sulle sponde di un laghetto artificiale dove gustare insalate e carni alla brace. Quello che le massaie cinetesi non fanno mai mancare al visitatore sono i dolci, soprattutto le ciambelle di anice e gli amaretti. Prodotto d’eccellenza del posto è l’olio extravergine di oliva che viene prodotto dal Frantoio Crescenzi.
Proprio attorno al Castello Orsini, che è possibile visitare solo per gentile concessione dei proprietari, cominciò a formarsi il borgo, un tempo abbellito da altri due castelli: il castello di Camminata e quello del Lago, ora totalmente in rovina. Il luogo di culto più importante è la chiesa di San Giovanni Battista del 1650, costruita su di una precedente chiesa del XIII secolo, con all’interno un pregevole dipinto rappresentante San Giovanni Battista nel deserto, databile al XVI secolo. Fino a qualche anno fa meta di pellegrinaggio, in località Coste di Sant’Agata, si può ancora vedere un’impronta nella roccia che la gente del posto dice essere la mano che Sant’Agata lasciò quando fece tappa a Cineto per, poi, proseguire il suo lungo cammino fino a Catania. Fuori del paese troviamo un altro edificio religioso, Santa Maria delle Grazie, segnato da distruzioni e ricostruzioni. Edificata da San Gregorio Magno, la chiesa fu distrutta dai Saraceni e ricostruita attorno al 1217. L’edificio ebbe come padrino d’eccezione San Francesco, che pose la prima pietra e vi istituì un convento di francescani che rimase lì fino alla metà del XVII secolo.

Lungo la strada per Riofreddo, un altro piccolo paese sperduto tra le montagne, si trova un luogo che molti considerano di particolare interesse: il pozzo delle Morge, una voragine di circa tre metri di diametro e profonda cinquecento, circondata da olivi, sulla cui origine si fanno, però, solo fantastiche supposizioni. Dal fondo del pozzo si diparte una galleria di ben 1700 metri che sembra venisse usata, attorno al XVI secolo, come carcere per coloro che si macchiavano di delitti capitali. Info 0774928106.

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