Assenza ingiustificata, in quali casi decade l'assegno di inclusione

Non rispondere alla convocazione dei servizi sociali comporta lo stop alla misura, ecco cosa accade secondo quanto chiarisce il ministero del Lavoro

Assenza ingiustificata, in quali casi decade l'assegno di inclusione
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Non rispondere alla convocazione dei servizi sociali in linea di massima comporta la sospensione dell'erogazione dell'assegno di inclusione, ma è possibile che l'assenza del beneficiario sia dovuta a cause di forza maggiore. Con l'obiettivo di fare chiarezza una volta per tutte, il ministero del Lavoro ha pubblicato una nota con la quale definisce cosa può verificarsi in casi del genere.

Secondo quanto previsto dal decreto Lavoro 2023, che ha introdotto per la prima volta l'assegno di inclusione, i percettori hanno il dovere di rispondere alle chiamate dei servizi sociali, che sono incaricati di tracciare un percorso personalizzato per favorirne l’inclusione lavorativa e sociale attivando il Patto per l'inclusione. Nel caso in cui non si risponda alle convocazioni previste dalla normativa, a partire dalla prima entro 120 giorni dalla sottoscrizione del Patto di attivazione digitale, la misura decade, a meno che non vi siano giustificate motivazioni. Cosa accade se il beneficiario non si presenta semplicemente perché non ha ricevuto tale convocazione? Ci sono delle differenze a seconda dei casi?

L’Assegno di Inclusione nasce come misura di sostegno economico che ha come primo obiettivo quello di agevolare il reinserimento lavorativo di chi si trova in una situazione economica di difficoltà. Esso è riconosciuto alle famiglie in cui vi sono componenti fragili o svantaggiati come disabili, minori, anziani sopra i sessant'anni o contribuenti in difficoltà inseriti in un programma di assistenza dei servizi socio-sanitari territoriali certificato dalla pubblica amministrazione.

Per accedervi è necessario rientrare in una serie di requisiti di cittadinanza, soggiorno e residenza che devono risultare per tutta la durata del beneficio, in un valore Isee in corso di validità non superiore a 9.360 euro e in una specifica condizione reddituale del richiedente e del suo nucleo familiare, ma non è tutto. Il futuro beneficiario deve garantire la propria adesione al percorso finalizzato al suo reinserimento nel mondo del lavoro, che parte con l'iscrizione al Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa Siisl per sottoscrivere il patto di attivazione digitale Pad: l'assegno di inclusione scatta il mese dopo questo fondamentale passaggio. Per ottenere il beneficio e mantenerlo, tuttavia, il percettore ha l'obbligo di presentarsi ai servizi sociali per la prima volta entro 120 giorni dalla sottoscrizione del Pad e successivamente ogni 90 giorni per aggiornare la propria posizione.

Cosa accade in caso di non risposta alla convocazione? È ciò che il ministero del Lavoro ha chiarito una volta per tutte con la nota n. 12607 del 16 luglio 2024. L'ingiustificata assenza comporta la decadenza della misura, anche nel caso in cui, entro i tempi stabiliti dalla normativa, non arrivi l'esplicita convocazione dei servizi sociali: dev'essere il beneficiario a tener conto dei propri obblighi.

Qualora ciò non avvenisse, arriverebbe lo stop dell'erogazione dell'assegno di inclusione senza se e senza ma: come puntualizzato dall'Inps, tale sospensione parte già dal mese successivo a quello in cui decade il termine per la risposta alla convocazione.

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