Barriere stradali, norme sulla sicurezza vecchie di 30 anni

A lanciare l'ennesimo allarme sulla sicurezza stradale è stato Stefano Calamani, presidente di Aisico (Associazione italiana per la sicurezza della circolazione)

Barriere stradali, norme sulla sicurezza vecchie di 30 anni
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''Le barriere di protezione delle strade non sono più adeguate alle automobili di oggi, più alte e con un peso maggiore. E i guard rail non hanno seguito la stessa evoluzione. Noi, infatti, facciamo ancora le prove di crash sulle barriere con autobus di 13 tonnellate, come stabilisce una norma di 30 anni fa, mentre oggi non esistono veicoli immessi sul mercato con meno di 16 tonnellate. Se lasciamo circolare mezzi a doppia altezza o con batterie sul tetto, dobbiamo essere consapevoli che, nel caso disgraziato quel mezzo dovesse avere bisogno di una barriera, quella non funziona. Quindi, se cadesse un bus a doppia altezza scavalcando la barriera non ci dobbiamo sorprendere, perché sappiamo che non regge".

Ennesimo allarme

A lanciare questo ennesimo allarme sulla sicurezza stradale è stato Stefano Calamani, presidente di Aisico (Associazione italiana per la sicurezza della circolazione), in occasione della recente Conferenza internazionale sulla sicurezza stradale alla quale è intervenuto anche il viceministro delle Infrastrutture e del Trasporti, Edoardo Rixi. Qualche dato dal recente report Aci-Istat: in Italia, nel 2022, ci sono stati sulle strade 3.159 morti e 223.475 feriti, con un costo sociale pari a 17,9 miliardi, pari allo 0,9% del Pil. Gli incidenti stradali sono la prima causa di morte per i giovani e la principale causa è dovuta al comportamento dei guidatori. È quindi necessario che l'Italia investa meglio e di più sulla sicurezza stradale.

Governo al lavoro

Nel suo intervento,il viceministro Rixi, impegnato nella messa a punto del nuovo Codice della strada, che il ministro Matteo Salvini punta a fare approvare prima di Natale, ha riconosciuto "la necessità di un adeguamento delle infrastrutture autostradali dove il 56% della rete, anteriore agli anni '70, è stata progettata per altri flussi di traffico e altri tipi di veicoli" Da qui l'urgenza, nei prossimi anni, di una profonda rivisitazione.

Investimenti per 60 miliardi

I concessionari autostradali dovranno così far fronte, nei prossimi 15 anni, a maxi- investimenti per 60 miliardi di euro. "Se ci aggiungiamo anche la rete Anas e le reti comunali - ha aggiunto Rixi - siamo di fronte a dei chilometri che fanno rabbrividire, una distanza di fatto paragonabile due volte la distanza tra la Terra e la Luna. Ma abbiamo bisogno di utilizzare anche le nuove tecnologie digitali per la prevenzione della manutenzione delle infrastrutture. Occorre gestire le cantierizzazioni senza incidere sul tasso di rischio della sicurezza stradale".

I piani di Anas

Ecco allora Edoardo Valente, presidente di Anas, la società del Gruppo Fs che si occupa di infrastrutture stradali, illustrare le iniziative realizzate e quelle previste: " Abbiamo investito 2 miliardi nel 2022 e 3 miliardi quest'anno. Contiamo su professionalità adeguate ad operare per la sicurezza e il monitoraggio delle infrastrutture, anche grazie alle risorse garantite dal Pnrr per un sistema informatizzato dì controllo delle gallerie e dei ponti'.

Autostrade e futuro

Diego Cattoni, presidente di Aiscat, l'Associazione italiana delle Società concessionarie autostrade e trafori, si è invece soffermato sul futuro della viabilità, che sarà rappresentato da "veicoli a guida autonoma per raggiungere l'obiettivo di zero incidenti".

"Questo futuro - le sue parole - è già iniziato e lo stiamo implementando: i veicoli a guida autonoma percorreranno le autostrade e non sarà il singolo mezzo con i suoi sensori a operare, ma l'infrastruttura attraverso sensori e telecamere".

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