I punti chiave
Lo spettro di un disastro economico come quello del 1973 potrebbe tornare tra noi a causa del conflitto. In quell’anno si verificò una vera e propria “crisi energetica”, si tratta del brusco incremento del prezzo del greggio con conseguenze importanti sul sistema finanziario. Oggi il prezzo del petrolio ha già mandato un segnale da non sottovalutare oscillando sugli 85 dollari a barile, dopo un modesto picco a 92, in occasione del movimento delle truppe di alla frontiera. Ecco cosa potrebbe accadere.
Il petrolio
Negli ultimi mesi il pezzo del petrolio è rimasto stabile negli ultimi mesi. Questo aspetto è segno di un possibile ristagno globale previsto dagli analisti poiché se questa cifra dovesse scendere significherebbe che l’economia sta andando bene, al contrario, nel caso in cui il prezzo del petrolio dovesse risalire, bisognerebbe iniziare a preoccuparsi. Il pronostico della World Bank, la principale organizzazione internazionale per il sostegno allo sviluppo e la riduzione della povertà, prevedeva il prezzo al barile a 90 dollari fino al mese di dicembre 2023 mentre nel 2024 si ipotizzata una media di 81 dollari. Su questa linea la previsione sull’andamento dei prezzi delle materie prime descriveva una diminuzione del 4,1% per il 2024 mentre del 5% per quanto riguarda i metalli ovvero acciaio, alluminio, rame, titanio e ferro. Un esempio lampante è riconducibile al conflitto in Ucraina. Anche in quel frangente i prezzi internazionali del cibo erano stimati in decrescita. Questa previsione è stata modificata dall’arrivo della guerra russo-ucraina che ha portato il maggior shock per le materie prime dagli anni '70.
L’area geografica
Dal punto di vista geografico la zona in cui si sta svolgendo il conflitto è particolarmente delicata specialmente se si considerano gli equilibri dell’economia a livello globale. Sicuramente il raid di Hamas e il bombardamento di Gaza hanno contribuito a rendere ancora più fragile la situazione. Potrebbero esserci quindi delle ripercussioni importanti sul prezzo del petrolio che, come anticipato, oscilla sugli 85 dollari a barile. Discorso diverso per il metano, il costo è aumentato di circa un terzo. Bisogna poi ricordarsi che in Medio Oriente ci sono metà delle riserve di petrolio mondiale e viene estratto un terzo di tutto il greggio. Inoltre dallo stretto di Hormuz passa un quinto di tutti i barili destinati al mercato globale. Questo territorio sarebbe in bilico se Iran e Arabia Saudita dovessero litigare.
I numeri
Un conflitto come la guerra civile in Libia risalente al 2011 potrebbe causare una carenza che va dal mezzo milione ai due milioni di barili in termini di forniture giornaliere. Questo porterebbe i prezzi al barile a circa 100 dollari. Secondo le previsioni della Banca Mondiale nel caso in cui lo scontro in Medio Oriente dovesse allargarsi con maggiori attori all’interno del conflitto causerebbe una perdita tra i 3 e i 5 milioni di barili con la conseguenza che il prezzo di questi andrebbe tra i 110 e i 120 dollari.
L’ipotesi di un ritorno di una crisi del 1973 è preoccupante, in quel periodo si verificò una perdita tra i 6 e gli 8 milioni di barili. Il prezzo sfondò quota 140 dollari con un picco di 157 dollari al barile. Si tratta di rischi reali? Nessuno può prevederlo, come non è prevedibile il risultato del conflitto.
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