Fondi, titoli di Stato, azioni: ecco 5 consigli per investire i vostri soldi online

Gli italiani sono mediocri investitori online. A farlo sono soprattutto gli investitori retail relativamente più abbienti. Ecco qualche consiglio

Fondi, titoli di Stato, azioni: ecco 5 consigli per investire i vostri soldi online

Sarà che siamo latini e ci piace il contatto fisico, l'empatia. Sarà che non siamo abbastanza istruiti sulla digitalizzazione (ci fermiamo alle chat e ai social). Sarà che non siamo abbastanza fiduciosi in noi stessi, ma di certo siamo dei mediocri investitori online. Solo il 43% degli investitori retail in Italia decide le sorti del proprio patrimonio in modalità digitale. Più di venti punti percentuali in meno, rispetto alla media degli investitori di mezzo mondo: il 64%. Anche il trend di crescita di questa propensione da noi è rallentato. Nel giro dei prossimi cinque anni gli investitori retail che sceglieranno il digitale salirà del 60% in Svizzera e a Singapore. Ma solo il 35% in più in Italia, che va poco meglio della Francia (il 31% in più si dichiara pronto a convertirsi online).

Una ricerca internazionale condotta da Amundi fotografa la propensione all'uso degli strumenti digitali per i propri investimenti, da parte di utenti retail. Tuttavia, mentre l'esplosione delle opzioni di investimento digitali nell'ultimo decennio è spesso attribuita a cambiamenti di natura generazionale nei comportamenti, la ricerca mostra che l'utilizzo del digitale è generalmente elevato in tutte le fasce d’età e ancora più elevato tra gli investitori più facoltosi. Il 66% degli investitori retail di età compresa tra i 21 e i 30 anni investe almeno una parte del proprio portafoglio in modo digitale, mentre si registra un dato leggermente più basso nella fascia tra i 50 e i 60 anni (59%).

No al robo-advice!

La ricerca mostra anche che l'investitore retail medio investe generalmente oltre la metà (53%) del proprio portafoglio in modo digitale senza avvalersi dei servizi di un professionista degli investimenti. Tuttavia, gli investitori continuano a fare affidamento su una consulenza finanziaria qualificata, con due intervistati su cinque che si rivolgono a un consulente professionista quando investono una somma pari a un anno di stipendio, quasi cinque volte di più di coloro che si rivolgono ai social media.

Gli investitori italiani sono tra i meno propensi a investire attraverso una neobank (9%) o una app di robo-advice (3%). Tre investitori retail italiani su cinque (61%) si avvalgono attualmente dei servizi di un consulente finanziario professionista, un dato di gran lunga superiore alla media mondiale (46%). Ciò detto, in Italia gli uomini sono meno propensi ad accedere alla consulenza professionale rispetto alle donne (65% contro il 58% degli uomini).

Sono gli investitori retail relativamente più abbienti e con una maggiore consapevolezza a prevedere un aumento dei propri investimenti con modalità digitale. Il 38% di coloro che hanno un patrimonio investibile inferiore a 20mila euro prevede di aumentare la percentuale del proprio portafoglio investita in modo digitale, percentuale che sale al 55% tra coloro che hanno un patrimonio investibile superiore a 150mila euro.

5 consigli per investire online

La ricerca di Amundi fotografa una propensione “tecnologica”. Ma ci sono almeno cinque consigli per avvicinarsi ai robo-advice e procedere con un investimento online.

  1. Avere fiducia nelle proprie scelte. Il coraggio di non essere intermediato, se non dalle proprie conoscenze e competenze, costruite con un’attenzione forte e crescente: un’educazione finanziaria fai-da-te. Rischiosa? Forse, ma che rende possibile una scommessa, ammesso che sia consapevole.
  2. Avere risorse sufficienti per poter mettere in conto qualche perdita provvisoria: un gioco per ricchi? Non proprio, ma certo non per chi deve fare i conti sul breve sugli investimenti compiuti.
  3. Avere una propensione sviluppata all’uso degli strumenti digitali. Alfabetizzazione digitale? In qualche modo sì. La stessa abitudine all’acquisto in rete produce una confidenza con gli strumenti online. Difficile che faccia investimenti online chi non ha mai comprato un libro su Amazon o abbia messo in vendita qualche capo di abbigliamento smesso.
  4. Avere un'attenzione crescente alle novità, per prodotti e strumenti da usare. Chi non osa frequentare - con giudizio, ma con disponibilità - il mondo delle criptovalute difficilmente si potrà avvicinare con polsi sicuri alle novità di un robo-advice.
  5. Avere uno sguardo aperto all'internazionalizzazione: gli investimenti online sono per loro natura senza confini, slegati dal perimetro di economie domestiche. Investire online è una questione che riguarda chi si sente cittadino del mondo.

Meno ricchi

Come dicevamo la disponibilità di risorse da investire rappresenta un gap per gli italiani. Solo il 17% degli investitori retail italiani prevede di investire di più nei prossimi dodici mesi. La diminuzione del reddito a disposizione è il fattore chiave che per quasi la metà (47%) degli investitori retail italiani spiega la riduzione dell’investimento nel 2024.

La fiducia in sé stessi da parte degli investitori ha un ruolo significativo nel maggior ricorso al digitale: il 56% di coloro che sono fiduciosi di prendere le giuste decisioni in materia di risparmio e investimento prevede di aumentare la percentuale del proprio portafoglio investita in modo digitale, rispetto al 27% di coloro che si sentono meno sicuri.

Accade all’incirca lo stesso per quanto concerne i valori e gli investimenti responsabili: il 71% degli investitori fiduciosi dichiara che è importante o imprescindibile che le loro opinioni si riflettano nelle decisioni di investimento, contro il 46% degli investitori meno fiduciosi.

Ecco le scelte di investimento più diffuse in Italia nel 2023:

  • Certificati di deposito e buoni fruttiferi postali: 50% degli investitori
  • Fondi comuni di investimento: 29%
  • Titoli di Stato italiani: 18%
  • Gestioni patrimoniali: 16%
  • Prodotti assicurativi a contenuto finanziario: 15%
  • Azioni quotate: 13%
  • Obbligazioni bancarie: 11%
  • Titoli esteri: 8%
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