L’Italia già a corto di fibra, errori e poca manodopera

Imprecise le mappe con i civici da cablare nei piccoli comuni. Butti: «Altri Paesi vogliono prolungare il Pnrr»

L’Italia già a corto di fibra, errori e poca manodopera
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Non aveva torto la consigliera tedesca del direttivo Bce, Isabel Schnabel, che venerdì scorso ha sottolineato come l’orizzonte «ambizioso» del 2026 per il Pnrr rischi di creare «pressioni inflazionistiche ingiustificate», spingendo a scegliere «progetti facili da realizzare». La fretta, infatti, è nemica della qualità, soprattutto in ambiti delicati come le nuove tecnologie. È il caso dei piani «Italia a 1 Giga» e «Italia a 5G» che costituiscono vere e proprie architravi del nostro Piano di ripresa e resilienza con una dotazione rispettiva di 3,5 e 1,1 miliardi di euro.

La scadenza tassativa di giugno 2026 può creare problematiche agli operatori tlc, soprattutto nel cablaggio in fibra ottica FTTH (fiber-to-the-home) previsto da «Italia a 1 Giga». Considerato che i bandi sono stati aggiudicati ai due principali operatori, Tim e Open Fiber (che fondamentalmente si sono divisi l’importo bandito; ndr), praticamente a giugno 2022, ipotizzare che si potessero superare con un battito d’ali difficoltà strutturali era impensabile. Anche perché i due player si sono dovuti confrontare con due problematiche non di poco conto. In primo luogo, la mappatura delle cosiddette «aree bianche» (non raggiunte dal servizio) non era precisa. I numeri civici da raggiungere erano il 43% in meno rispetto alle stime, il che ha imposto di stendere 20mila chilometri in più di rete nonostante l’iperinflazione.

In secondo luogo, vi è una strutturale carenza di manodopera qualificata a causa dell’impiego delle maestranze nei cantieri del Superbonus. Il risultato a fine settembre, secondo quanto riportato dall’Agcom, consiste in significativi ritardi dei cablaggi nel Centro-Sud Sardegna (Cagliari esclusa) e nella provincia di Cosenza, mentre altre criticità emergono in Calabria, Lucania e Riviera di Ponente. Ultimo ma non meno importante il tema della domanda. In Italia su poco meno di 20 milioni di linee attive solo 4 milioni sono FTTH. Ecco perché la Commissione Ue ha evidenziato che «sarebbe opportuno stabilire una data consigliata per lo spegnimento del rame» per garantire «la certezza della pianificazione in tutta l’Ue».

Nel comunicato relativo ai risultati del quarto trimestre Tim ha confermato «l’accelerazione delle realizzazioni di rete a copertura dei civici del Piano Italia 1 Giga, con circa 255mila case connesse in FTTH, pari al 76% dell’intero target 2023 da connettere, dove 4 lotti dei 7 assegnati hanno superato il 100% dell’obiettivo prefissato nell’anno», mentre «sui restanti 3 lotti sono state messe in campo una serie di azioni volte al riallineamento ai piani di bando, senza rischio di riduzione dei contributi». Il governo, inoltre, da tempo si è attivato per sburocratizzare le procedure ed evitare ulteriori ostacoli. Non a caso la Commissione Ue ha rilevato che «sarebbe opportuno stabilire una data consigliata per lo spegnimento del rame» che «garantirebbe la certezza della pianificazione».

Come spiega al Giornale il sottosegretario con delega all’Innovazione, Alessio Butti, «atteso che i ritardi sono imputabili ai governi

precedenti, stiamo facendo salti mortali per conseguire gli obiettivi; so per certo che altri Paesi Ue o chiederanno o stanno già chiedendo proroghe e non vedrei alcunché di male se venissero aggiornate le programmazioni».

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