L'obbligo di "case verdi": chi subirà la stangata Ue

Saranno milioni le case italiane che dovranno essere messe a norma con il nuovo sistema di efficientamento energetico previsto dall'Ue: ecco chi dovrà sborsare per mettersi in regola e quali saranno le pochissime eccezioni

L'obbligo di "case verdi": chi subirà la stangata Ue

La doccia fredda è arrivata con il proveddimento che Bruxelles ha intenzione di approvare il prossimo 25 gennaio per poi renderlo definitivo a marzo: come abbiamo visto sul Giornale, l'Ue ha deciso che la classe energetica delle case non a norma debba essere migliorata salvo multe salatissime. Si tratta già di una stangata bella e buona dal momento che gli immobili costruiti nel decennio scorso in Italia, per la maggior parte, non sono e non possono essere già a norma con le misure che entreranno in vigore dal 2030.

Chi subirà la stangata

La "svolta verde" tanto auspicata dall'Unione europea sarà un salasso per le tasche dei cittadini già provate da caro-energia, inflazione e in generale dal caro vita. Nella speranza che possa esserci in qualche modo un dietro-front o, comunque, un "aggiustamento" del tiro, le case non a norma dovranno avere la classe energetica "E" entro il 1° gennaio 2030 e, nei successivi tre anni, si dovrà passare alla classe "D". Ciò significa una stangata a rate o in un'unica soluzione dal momento che il primo miglioramento (la "E") non sarà sufficiente. Entro il 2050, come scrive IlMessaggero, si dovrà arrivare a emissioni zero, ossia le classi energetiche ancora più elevate (dalla "C" alla "A") e altri soldi da spendere.

Stime e numeri delle ristrutturazioni

Se ancora non si fosse compresa l'entità di quanto dovrà avvenire, ecco alcuni numeri che testimoniano l'enormità di quello che dovrà essere fatto: per efficientare le proprie case e gli immobili in generale, gli italiani dovranno avere a disposizione un minimo di 12 miliardi di euro ogni anno per i prossimi 10 anni, quindi 120 miliardi che potrebbero comunque non essere sufficienti per le richieste di Bruxelles. La cosa più grave, però, la fornisce l'Enea spiegando che dei quasi 58 milioni di immobili residenziali in Italia (dato dell'Agenzia delle Entrate), circa il 35% delle case prese a campione sarebbe di classe "F" e "G", ossia da migliorare. La stima, però, è molto sommaria perché i numeri potrebbero essere più elevati visto che la banca dati del Siape ( Sistema Informativo sugli Attestati di Prestazione Energetica) è ancora piuttosto incompleto. In pratica, tra i 16 e 45 milioni di case censite dalle Entrate non sarebbe a norma con le prospettive europee.

La spada di Damocle sugli affitti

Nonostante questa prospettiva nera, bisogna anche ringraziare l'Ue perché inizialmente era previsto il divieto di vendita o affitto delle case non messe a norma ma questa evenienza non è più prevista nelle bozze di ciò che poi diventerà legge. Saranno gli Stati a decidere, in maniera autonoma, la multa che dovranno sborsare i cittadini che non si dovessero mettere in regola con le norme. La problematica si porrà ugualmente perché perderanno inevitabilmente di valore tutte quelle abitazioni che non dovessero rispettare le tappe. L'Enea sottolinea che, ad oggi, fanno parte delle classi energetiche più basse ("F" e G") almeno il 60 per cento delle case residenziali.

Mutui, eccezioni e seconde case

Se a marzo le cose andranno nella direzione indicata, bisognerà trovare una soluzione in tempi relativamente brevi (sette anni): una problematica non di poco conto potrebbe succedere con i mutui degli immobili non messi a norma che potrebbe avere un effetto domino anche sugli istituti bancari: cosa succederebbe con l'acquisto delle case se il valore si riduce? L'Abi (Associazione bancaria italiana) ha già puntato le luci su questa tematica e le autorita europee potrebbero fare da supervisori sulle nostre banche affinché facciano rispettare le regole al 100 per cento.

Come spesso accade, le eccezioni non mancano: IlMessagero ricorda che potrebbero essere esenti dall'efficientamento energetico tutti gli immobili che rientrano nell'interesse storico e che sono "ufficialmente protetti", cioé tutti quelli che si trovano sotto un vincolo statale o nazionale. Nel nostro Paese, però, sono molto numerosi gli edifici storici nei centri senza vincoli e per i quali questa regola non sarà valida.

Nessun problema, invece, per chiese e luoghi di culto che non saranno tenuti a osservare nessuna nuova norma ma un occhio di riguardo sarà dato anche per le cosiddette "seconde case" che, se abitate per meno di quattro mesi su 12, non dovranno essere messe a norma così come le abitazioni che non superano i 50 metri quadrati.

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