Avevamo già imparato a conoscerla ed utilizzarla in un momento difficile quale quello dell’emergenza pandemica, che aveva accelerato un cambiamento già in atto. Ora però, da misura di necessità, la ricetta elettronica diventerà definitiva. La conferma è arrivata dal Ministro della Salute, Orazio Schillaci.
Versione elettronica di quella rossa cartacea (utilizzata in prevalenza per la prescrizione di farmaci, esami diagnostici o visite specialistiche) e di quella bianca (per i medicinali a pagamento, non mutuabili), la ricetta elettronica o ricetta medica digitale è un documento che consente l'accesso alle prestazioni farmaceutiche e ambulatoriali erogate dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Ma com’è fatta e quali sono i vantaggi di questa evoluzione? Cerchiamo di scoprirlo insieme.
Che cos’è la ricetta elettronica
La versione virtuale o "dematerializzata" della ricetta è stata introdotta in ambito sanitario nel corso del processo di informatizzazione che ha per obiettivo la completa eliminazione del supporto cartaceo, a favore dell'interconnessione in tempo reale fra Sistema di Accoglienza Centrale, Tessera Sanitaria e medici prescrittori, farmacie e strutture che erogano le prestazioni di specialistica ambulatoriale. Oltre ad avere le stesse caratteristiche della ricetta rossa in termini di capacità di prescrizione da parte del medico e validità temporale, la ricetta dematerializzata presenta alcuni vantaggi, come la possibilità di ritirare i medicinali anche fuori della propria Regione.
È stata introdotta in Italia nel 2016 per la sola prescrizione dei farmaci in classe A (cioè i farmaci essenziali e per le malattie croniche il cui costo è a carico dello Stato), mentre da maggio 2020 è stata estesa anche a medicinali a base di sostanze stupefacenti e psicotrope (incluse nelle sezioni B, C, D, E) e ai medicinali con forte attività analgesica. L’ultimo aggiornamento risale a dicembre 2020, quando il Ministero dell'Economia e delle Finanze ha esteso la possibilità, a partire dal 30 gennaio del 2021, di prescrivere attraverso la ricetta elettronica anche tutti i farmaci a pagamento che di solito andavano inseriti nella ricetta bianca.
Va detto che la strada verso la dematerializzazione di molti servizi sanitari contribuisce sicuramente a rendere più efficiente tutto il Sistema Sanitario Nazionale, ma si è rivelata una misura estremamente efficace soprattutto nel limitare il più possibile gli spostamenti e ridurre la diffusione del COVID durante la pandemia, assicurando la disponibilità di farmaci ai soggetti più fragili e, in generale, riducendo l'afflusso di pazienti negli studi medici. Un'ordinanza della Protezione Civile ha poi consentito al cittadino di non ritirare il promemoria, ma di ricevere il numero di ricetta elettronica direttamente a casa tramite un messaggio telefonico (sms, comunicazione telefonica verbale) o posta elettronica.
Dematerializzazione: in cosa consiste
La ricetta dematerializzata è disciplinata da un decreto interminesteriale del 2011. Le informazioni contenute in tale prescrizione (come esenzioni ticket, farmaci o prestazioni di specialistica ambulatoriale) vengono inoltrate digitalmente, in tempo reale, a farmacie e medici specialisti, nonché al Ministero dell'Economia e delle Finanze, e sono richiamabili dal sistema nel momento dell'erogazione della prestazione prescritta.
Oltre a rendere accurati e tempestivi i controlli di appropriatezza sia in fase di prescrizione che di erogazione, questo tipo di ricetta si propone di semplificare le attività di gestione della documentazione cartacea da parte delle ASL; inoltre il sistema effettua in tempo reale i controlli che consentono la corretta identificazione dell'assistito in fase di prescrizione, l'esistenza del diritto dell'assistito alle esenzioni per reddito, l'esistenza del farmaco da erogare (grazie all'interconnessione con la Banca Dati del Prontuario dell’Agenzia Italiana del Farmaco), nonché la verifica che la stessa confezione non sia stata già venduta in precedenza, e ancora l'esistenza della prestazione specialistica sulla base dei nomenclatori tariffari e dei cataloghi forniti da ogni singola Regione.
Come funziona la nuova ricetta
Effettuata una valutazione positiva della richiesta di farmaci presentata dal paziente, o dopo averlo visitato per stabilire quale tipo di accertamenti debba sostenere, il medico si collega a un sistema informatico identificativo e procede con la compilazione della ricetta medica, inserendo il tipo di medicinale o la prestazione, e la patologia che determinano la richiesta. Avvalendosi di una specifica applicazione informatica, messa a disposizione dal Sistema Tessera Sanitaria (TS) e chiamata Sistema di Accoglienza Centrale (SAC o, in caso di sistema regionale, SAR), registra le stesse informazioni richieste dalla ricetta rossa cartacea: i dati dell'assistito, il proprio numero identificativo, il medicinale o gli accertamenti necessari, il quesito diagnostico (cioè il problema di salute che determina la richiesta della prestazione), eventuali esenzioni (per reddito o patologia), il codice di priorità per le prestazioni di specialistica ambulatoriale che vengono effettuate per la prima volta.
Il medico fa riferimento al ricettario regionale per i medicinali a carico del SSN, mentre per le prestazioni specialistiche si basa sui nomenclatori tariffari e sui cataloghi forniti da ogni singola Regione. Per i farmaci, non si possono prescrivere più di 2 confezioni.
Una volta generata, la ricetta dematerializzata viene memorizzata nel sistema e identificata tramite un Codice Nazionale Univoco generato dal Sistema di Accoglienza Centrale, cioè il Numero di Ricetta Elettronica (NRE per la ricetta rossa o NRBE per la ricetta bianca), detto anche codice della ricetta. Si tratta di un codice alfanumerico, che sostituisce il codice a barre della ricetta tradizionale, diviso in due blocchi, composto in totale da 15 cifre, situato in alto a destra sulla prescrizione. Il medico consegna poi un promemoria della ricetta (ancora cartaceo) e provvede successivamente a trasmetterlo in forma elettronica al paziente attraverso e-mail, sms o altro mezzo di comunicazione.
Il paziente dovrà solamente recarsi in farmacia, munito di tessera sanitaria, per ritirare il farmaco. Qui, collegandosi allo stesso sistema telematico, il farmacista (o il Cup) potrà accedere direttamente alla prescrizione digitale e ai dati dell'intestatario, mediante il numero di ricetta elettronica (NRE) ed il codice fiscale, quindi consegnerà il farmaco (o, nel caso del Cup, si prenoterà la prestazione).
Attenzione: la sua validità è di 30 giorni e una volta scaduta non sarà più ritenuta valida. Anche il promemoria, come la ricetta rossa, è spendibile una sola volta, sempre entro un mese, oltre i quali la ricetta elettronica viene bloccata dal sistema e il farmaco non è più erogabile.
Promemoria
Nonostante la ricetta sia elettronica, il medico può rilasciare comunque un promemoria cartaceo della prescrizione, stampato su un foglietto bianco in formato A5, a garanzia che la prestazione venga erogata anche in caso di indisponibilità dei sistemi informatici. Dove previsto dal Sistema Regionale, il promemoria è disponibile anche online e il cittadino può ritirare il farmaco, previo consenso alle farmacie per l'accesso alle ricette elettroniche, presentando la tessera sanitaria. In caso di problemi di collegamento informatico, utilizzando il promemoria sarà comunque possibile ritirare i medicinali prescritti. Anche qualora si perdesse il promemoria, si potrà comunque ritirare il farmaco, poiché la prescrizione è registrata in una banca dati accessibile a tutte le farmacie.
Così come per la ricetta rossa, anche questa copia cartacea della ricetta elettronica è destinata ad essere eliminata nel tempo: si è infatti intrapreso un percorso per arrivare alla digitalizzazione del promemoria, e rendere la prescrizione completamente digitale.
Differenze e vantaggi
In termini di capacità di prescrizione da parte del medico e di validità temporale (30 giorni), tra la ricetta elettronica e quella rossa di carta non c'è alcuna differenza. Esattamente come la versione cartacea, quella virtuale serve a prescrivere i medicinali di Fascia A, esami diagnostici e visite specialistiche. A differenza da quella cartacea, però, la ricetta dematerializzata:
1) si può utilizzare in tutta Italia (l'uso della ricetta elettronica assicura la circolarità delle prescrizioni farmaceutiche in regime convenzionale sull'intero territorio nazionale). È possibile così ritirare il medicinale con il promemoria del proprio medico in qualsiasi farmacia senza pagare il prezzo intero, come invece avveniva con la ricetta rossa utilizzata fuori Regione; si ha diritto alla stessa esenzione o a pagare lo stesso ticket;
2) fa risparmiare il costo della carta speciale utilizzata per la ricetta rossa (cioè la carta con la bordatura colorata dei campi che il medico compila con i dati necessari);
3) è più precisa e completa, grazie all'utilizzo del programma informatico.
La prescrizione di farmaci e prestazioni sanitarie mediante ricetta elettronica ha determinato diversi vantaggi, come un maggior controllo sull’appropriatezza delle impegnative mediche prescritte rispetto alla storia clinica del paziente, una riduzione della carta utilizzata, una limitata esposizione al rischio di infezioni;
Per i pazienti cronici, la ricetta dematerializzata sarà valida un anno e permetterà di fare scorta di farmaci per 30 giorni di terapia, sempre in base alle indicazioni del medico.
Molti pazienti in questa condizione sono persone anziane, spesso affette da più di una patologia cronica, non autosufficienti o impossibilitate a spostarsi. Oltre ad agevolare queste persone, la misura contribuirà ad alleggerire il carico amministrativo per i medici di famiglia, a beneficio della cura dei pazienti.
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