Il risparmio degli italiani e la svolta tecnologica che getta un ponte verso le nuove generazioni

La parola d'ordine è dunque investire. Ma come e in quale direzione? Ecco che a questo punto interviene l'intelligenza artificiale, uno strumento essenziale per selezionare la destinazione del risparmio

Il risparmio degli italiani e la svolta tecnologica che getta un ponte verso le nuove generazioni

L'Italia è tra i Paesi più risparmiosi del mondo. Siamo secondi dopo il Giappone per consistenza del risparmio privato e ottavi nella classifica della ricchezza finanziaria. Una massa di capitali che però viene in gran parte tenuta liquida, sui conti correnti e in conti deposito, se non addirittura in contanti. Capitali che potrebbero essere invece indirizzati verso il mondo produttivo, contribuendo in modo determinante al progresso dell'economia. L'intelligenza artificiale può essere l'occasione per una svolta. Non si può prescindere dall'utilizzo della nuova infrastruttura per un cambiamento destinato a diventare sempre più veloce e imprevedibile. In una parola, siamo sostanzialmente obbligati, al tempo dell'intelligenza artificiale, a modificare radicalmente le nostre tradizionali scelte di investimento. Occorre far fruttare la liquidità inattiva, adottando nuovi parametri che tengano conto di una realtà che cambia. Lo stato dei conti pubblici, con l'enorme deficit del bilancio statale, è il principale freno allo sviluppo. Ma a questo fattore si somma il rischio geopolitico, particolarmente elevato nell'attuale momento storico. Senza contare il progressivo invecchiamento della popolazione, che impone ai governanti di favorire e rilanciare tutti gli strumenti disponibili per integrare (e a volte sostituire) la pensione pubblica.

La parola d'ordine è dunque investire. Ma come e in quale direzione? Ecco che a questo punto interviene l'intelligenza artificiale, uno strumento essenziale per selezionare la destinazione del risparmio. Certo, esiste anche il rischio che l'algoritmo si sostituisca all'uomo, individuando in automatico una soluzione che potrebbe non essere valida per tutti. O peggio che si riveli dannosa qualora la scelta non tenga conto delle esigenze occulte di investitori individuali o gruppi di essi. Il problema è all'ordine del giorno di ogni dibattito riguardante l'intelligenza artificiale. C'è chi pensa che alla fine l'intervento umano riuscirà a sventare ogni pericolo e chi al contrario è schierato in modo intransigente su posizioni nettamente pessimistiche.

Azioni e obbligazioni sono le prime tipologie alle quali si pensa quando si tratta di scegliere dove investire. La Borsa, dunque. Le società quotate a Piazza Affari legate all'intelligenza artificiale sono ormai numerose e di esse almeno una decina ne fanno dichiaratamente la loro attività principale. Le loro azioni sono entrate nei portafogli dei principali fondi di investimento, i cui gestori hanno subito individuato la loro potenzialità di crescita. Non solo. Non c'è analista o esperto del mercato finanziario che non suggerisca di rivolgersi in questa fase ai titoli di aziende che si servono dell'intelligenza artificiale o che abbiano puntato su questo settore per sviluppare il proprio business.

Prima però di decidere su quali titoli rappresentativi di aziende che ne fanno uso in modo sistematico, occorre valutare una serie di elementi. Innanzi tutto la dimensione della società emittente, che deve essere abbastanza grande da poter operare a livello mondiale. Poi verificare la solidità della sua situazione finanziaria e infine la bontà della tecnologia specifica e come viene utilizzata. Investire direttamente in questo tipo di azioni, tuttavia, non è l'unico modo di approccio all'intelligenza artificiale. Esiste infatti lo strumento degli Etf (exchange trader funds), una varietà di fondi comuni capace di fornire una corretta diversificazione fra i titoli da mettere in portafoglio, in modo di ridurre al minimo il rischio. Gli Etf sono quotati in Borsa e sono caratterizzati da basse commissioni di gestione e dalla negoziazione continua. Diversamente dai fondi comuni, infatti, le cui quote sono normalmente valorizzate a fine seduta, la loro quotazione varia continuamente nella stessa giornata di contrattazioni, esattamente come le azioni. Rapportare continuamente la quota del fondo al livello degli indici borsistici (che per definizione variano di continuo) è compito della società di gestione stessa, che comprerà o venderà le proprie quote in ragione degli scostamenti che si verificano. In Italia gli Etf sono stati quotati nel 2002 e attualmente se ne contano quasi 500, tanto che la Borsa di Milano è considerata una delle principali in Europa per questa tipologia di strumento.

Un altro filone fondamentale, infine, in aggiunta al tradizionale mercato finanziario, è quello della previdenza. L'Italia è notoriamente sottoassicurata. Soltanto il 20% del nuovo risparmio, secondo le stime più ottimistiche, si indirizza verso le polizze assicurative. E nonostante il flusso stia lentamente e faticosamente aumentando, continuiamo a rimanere assai distanti dalle medie che si registrano nei Paesi più sviluppati.

Anche le forme di investimento più recenti, come le criptovalute, faticano a imporsi. Complice in questo caso la disinformazione e la naturale cautela - una prudenza che vale soprattutto per le cripto visto l'elevato rischio - che si manifesta nei confronti di tutte le novità.

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